The Adoration of the Sheperds
Reference: | S39863 |
Author | Maestro HFE |
Year: | 1540 ca. |
Measures: | 222 x 302 mm |
Reference: | S39863 |
Author | Maestro HFE |
Year: | 1540 ca. |
Measures: | 222 x 302 mm |
Description
Engraving, circa 1540-1550, lettered above arch 'HE'. After Girolamo Marchesi (Girolamo da Cotignola c. 1480 – c. 1531).
An extremely rare print of The Adoration set before a classical edifice with baluster columns. Joseph sleeps in the foreground, the Virgin kneels at right and the Christ Child raises himself on one hand.
The print was originally monogrammed in the cartouche above the central portal but has been scraped off. A new signature "I.V. Vicht f[ecit]" had been added with pen and ink, or in the plate.
Only a handful of prints are known by the anonymous engraver who signed with the monogram HFE. He often made reproductive engravings with classical subjects after works by the Bolognese painter Aspertini (c. 1474 – 1552). This work is one of a group of engravings attributed to the anonymous artist who signs his name with the monogram HFE. Noting how the watermarks of some examples are of Nordic origin, Susan Boorsch (1996) proposes it may be an engraver who, like Jacopo de' Barbari, worked beyond the Alps. As for the invention of the composition, which Malaspina attributes to Beccafumi (followed by some later repertoires), a reference to Girolamo Marchesi (Girolamo da Cotignola c. 1480 - c. 1531) has more recently been found.
See the counterpart drawing, which belonged to Vasari and is now in the Louvre (inv. 8382), reported by Cordellier – Faietti: “Nella Adorazione dei pastori Konrad Oberhuber (nota manoscritta sul verso del montaggio) identifica il disegno preparatorio per una stampa siglata "H.E.", mentre una precedente annotazione, di calligrafia ottocentesca, si era limitata a definirla “copie d’une gravure”. La stampa menzionata è repertoriata da Bartsch al n. 1 del ristretto corpus di incisioni (cinque in tutto) descritto dallo studioso sotto il nome del monogrammista "H.E." (B. XV, 461-464, 1-5). A ragione Bartsch si stupiva che per quelle cinque incisioni si fosse attribuita comunemente l'invenzione a Domenico Beccafumi, ma dal canto suo non proponeva alternative né per l'autore (o gli autori) delle invenzioni, né per l'identificazione dell'incisore, fosse quest'ultimo, almeno in parte, un “peintre-graveur” o si limitasse semplicemente a trascrivere a stampa composizioni di altri. […] Adorazione dei pastori non è lo studio preparatorio finale per la trascrizione a stampa, come si evince dalla quantità di piccole differenze nei dettagli e nella impostazione generale: mi riferisco in particolare alla posizione del Bambino, alle tipologie delle architetture nello sfondo, ai rapporti proporzionali delle colonne e all'assenza, nel bulino, delle decorazioni che ornano il fregio della trabeazione e dei capitelli. E comunque stato utilizzato, in controparte, per l'incisione e, ciò considerato, bisogna chiedersi se il disegnatore possa identificarsi con l'incisore, tanto più che l'iniziale "H" potrebbe stare per “Hieronymus” traduzione latina del nome di battesimo di Marchesi. Quanto sappiamo fino a oggi dell'incisore non autorizza questa conclusione. Conviene rapidamente addentrarci nella questione. Ben poco è stato detto a proposito dello stile grafico del monogrammista "H.E." o "HFE" la cui sigla presterebbe inoltre alla lettura "HHE (Nagler, 111, 1863, n. 925 e n. 10701. mentre la lettera "F" potrebbe indicare sia l’incisore che l'editore, figure talora anche coincidenti tra loro (Schmidt, 1878, pp. 339-340). Nagler, Passavant (1864, VI, pp. 153-154) e Schmidt scorsero nell'Adorazione dei pastori affinità con i modi di Jacopo dei Barbari; dal canto suo Hind (1948, V. p. 146) ribadì questa vicinanza e giudico il monogrammista attivo probabilmente intorno al 1530. Più recentemente si è preferito soffermarsi su puntualizzazioni del suo modo di incidere, anziché affrontare un profilo più complessivo (Landau- Parshall, 1994, p. 271). Del resto, non ha riscosso unanimi consensi il tentativo effettuato da Erika Tietze-Conrat (1944, pp. 187-189) di identificarlo con il bolognese Girolamo Faccioli o Fagioli (la segue, per la sola stampa B. 5, Massari, in Roma, 1989, 1, n. 116), più convincentemente identificato con il Maestro FG da Suzanne Boorsch (Boorsch, 2001, pp. 499-518, con la precedente bibliografia). Non è stata ripresa e argomentata neppure l'indicazione a favore di Lelio Orsi fornita da Oberhuber (1966, pp. 170- 171), mentre di recente Andrea De Marchi ha proposto lo scioglimento della sigla con quella del pittore Girolamo da Treviso (in Pisa, 1995, p. 83; conferenza tenuta al colloquio Dosso Dossi e il suo tempo, II, Trento, 3-5 aprile 1997). In questo panorama abbastanza incerto spetta ancora alla Boorsch l'introduzione di un nuovo elemento di riflessione critica che potrebbe dar luogo a futuri, fecondi sviluppi: la studiosa ha rilevato che le filigrane di alcuni esemplari relativi alle stampe B. 2, B. 3. B. 5 rinviano al Nord Europa in un arco temporale esteso anche un poco oltre la prima metà del Cinquecento (Boorsch. 1996, p. 206, n. 6). In sostanza deve ancora considerarsi aperta l'individuazione del monogrammista, sia egli incisore o editore oppure incisore ed editore insieme, nel frattempo va notato che trascrisse a stampa anche invenzioni di altri autori, come nel caso dell'Adorazione dei pastori” (cfr. M. Faietti, Il Cinquecento a Bologna, pp. 162-165).
A fine impression, printed with tone on laid paper without watermark, small repairs at upper corners, lower right corner and edges, generally very good condition.
Bibliografia
Bartsch, Le Peintre graveur (XV.461.1); M. Faietti, Il Cinquecento a Bologna (Bologna, 2002), pp. 162-165.
Maestro HFE(attivo circa nel 1530)
Maestro HFE(attivo circa nel 1530)