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Reference: | S48744 |
Author | Domenico ASPARI |
Year: | 1788 ca. |
Zone: | Milan |
Printed: | Milan |
Measures: | 660 x 470 mm |
Reference: | S48744 |
Author | Domenico ASPARI |
Year: | 1788 ca. |
Zone: | Milan |
Printed: | Milan |
Measures: | 660 x 470 mm |
Veduta di Porta Romana, tavola numero 9 della serie Vedute di Milano, risalente alla fine del XVIII secolo, nella tiratura dei Fratelli Vallardi del 1808.
L'incisione dell'Aspari è un documento importante poiché la porta (opera di Martino Bassi 1542-1591) nel 1793 venne smantellata. Alcuni elementi architettonici sono conservati nei Civici Musei del Castello Sforzesco.
Acquaforte, bulino e puntasecca, 1788, firmata a datata in basso a sinistra: “Dom. Aspar Del. e Scul. Milano 1788”; destra “Architettura di Martino Bassi”.
Appartenente alla serie di sedici vedute incise all’acquaforte, bulino e puntasecca, realizzate tra il 1786 e 1792 da Domenico Aspari (1745-1831). Il progetto della cinquecentesca Porta romana, ispirato allo stile romano-imperiale, è opera dell’architetto Martino Bassi (1542-1591). L’edificio venne costruito nel 1598 in occasione dell’ingresso in Milano di Maria Margherita d’Austria, futura sposa dell’Infante di Spagna, divenuto poi Filippo III.
Domenico Aspari, figura di spicco del Settecento milanese, fu pittore, incisore e professore di elementi di figura per 50 anni all’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua consacrazione avvenne con le incisioni delle “Sedici Vedute di Milano” realizzate fra il 1786 e il 1792.
“L’Aspari si è ispirato alle vedute di Roma del Piranesi, come appare dal gioco della prospettiva studiata sino all’artificio onde far predominare con grandiosità il monumento protagonista e far spaziare la scena, ed anche dall’introduzione in essa di lapidi e ruderi antichi mai esistiti sul posto […] Egli poi anima le scene con figure ora isolate, ora più spesso in capannelli – notinsi i gruppi di gentiluomini aristocratici con l’immancabile abate galante […] o con mezzi di trasporto i più vari – dalla berlina arcivescovile e dalle carrozze signorili, ai carri, o i colli mercantili presso la sede della dogana…” (cfr. Arrigoni, Milano nelle vecchie stampe).
Lo storico milanese Angelo Fumagalli (1728-1804) scrisse addirittura che “Le vedute milanesi sovrastano alle romane (di Piranesi) per maggior varietà regolarità di tratti, per arie più condotte e più pittoresche, pel fondeggiar degl’alberi e per figure accessorie”.
Divenute ben presto rare e ricercate, le sedici vedute furono ristampate dai fratelli Vallardi nel 1808, senza le dediche ai personaggi di spicco della borghesia, e con i titoli a volte modificati.
Buon esemplare, con tracce di colla e leggere abrasioni al verso.
Bibliografia
P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute della Lombardia conservate nella Raccolta delle Stampe e dei Disegni, Milano 1931, p. 235 n. 2966; G. Cambin, Domenico e Carlo Aspari incisori e architetti olivonesi, Lugano 1972, p. 67, tav. 42; A. Mercuri, Milano nelle incisioni di Domenico Aspari e Gasparo Galliari, a cura di P. D. Marzo, Milano 1988, pp. 46-47, tav. 9; Paolo Arrigoni (a cura di), Milano nelle vecchie stampe, dicembre 1969, n.129.
Pittore, incisore e docente italiano. A causa della situazione economica famigliare non poté seguire gli studi in modo regolare, ma grazie alla sua spiccata abilità nel disegno alcuni benefattori gli permisero di studiare all’Accademia di Ferrara sotto la guida di Giuseppe Baldrighi. Qui si interessò alla pittura e a dipinti decorativi per il palazzo ducale. Una volta trasferitosi a Milano smise quasi completamente di dipingere per dedicarsi all’incisione ispirando il suo stile a quello di Piranesi. Come incisore e vignettista illustrò La Corneide (1773) di Giovanni De Gamerra, gran parte della prima edizione italiana della Storia delle arti del disegno del Winckelmann (Milano 1779), Le vicende di Milano durante la guerra con Federigo I (Milano 1778) e Delle antichità longobardiche milanesi (Milano 1792-93, 4voll.) di Angelo Fumagalli.
La consacrazione, però, arrivò con le sedici Vedute di Milano, incise all’acquaforte e finite di bulino dal 1786 al 1792, più volte ristampate (ultimo il Vallardi nel 1808), e divenute assai rare e meritatamente molto ricercate come le uniche degne di stare a fianco dei grandi esemplari romani e veneti. In ogni tavola viene rappresentato un’architettura simbolo di Milano; in questo caso Porta Romana con alle sue spalle il campanile, ormai demolito, della Chiesa di San Rocco. Sicuramente si tratta di una testimonianza storico-urbanistica, ma anche di uno spaccato di vita comune. In primo piano infatti troviamo signorotti, cacciatori, contadini che trasportano merci, e donne a passeggio.
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Pittore, incisore e docente italiano. A causa della situazione economica famigliare non poté seguire gli studi in modo regolare, ma grazie alla sua spiccata abilità nel disegno alcuni benefattori gli permisero di studiare all’Accademia di Ferrara sotto la guida di Giuseppe Baldrighi. Qui si interessò alla pittura e a dipinti decorativi per il palazzo ducale. Una volta trasferitosi a Milano smise quasi completamente di dipingere per dedicarsi all’incisione ispirando il suo stile a quello di Piranesi. Come incisore e vignettista illustrò La Corneide (1773) di Giovanni De Gamerra, gran parte della prima edizione italiana della Storia delle arti del disegno del Winckelmann (Milano 1779), Le vicende di Milano durante la guerra con Federigo I (Milano 1778) e Delle antichità longobardiche milanesi (Milano 1792-93, 4voll.) di Angelo Fumagalli.
La consacrazione, però, arrivò con le sedici Vedute di Milano, incise all’acquaforte e finite di bulino dal 1786 al 1792, più volte ristampate (ultimo il Vallardi nel 1808), e divenute assai rare e meritatamente molto ricercate come le uniche degne di stare a fianco dei grandi esemplari romani e veneti. In ogni tavola viene rappresentato un’architettura simbolo di Milano; in questo caso Porta Romana con alle sue spalle il campanile, ormai demolito, della Chiesa di San Rocco. Sicuramente si tratta di una testimonianza storico-urbanistica, ma anche di uno spaccato di vita comune. In primo piano infatti troviamo signorotti, cacciatori, contadini che trasportano merci, e donne a passeggio.
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