La punizione della cortigiana che si è fatta beffe di Virgilio
Riferimento: | S42780 |
Autore | Enea VICO |
Anno: | 1542 |
Misure: | 280 x 185 mm |
Riferimento: | S42780 |
Autore | Enea VICO |
Anno: | 1542 |
Misure: | 280 x 185 mm |
Descrizione
Bulino, firmato con il monogramma 'EV' nella tavoletta in basso a sinistra. Nel margine inferiore, il distico e la data 'VIRGILIVM ELVDENS MERITAS DAT FOEMINA POENAS ROMAE ANNO 1542'. Esemplare nel secondo stato finale, con l’excudit di Salamanca aggiunto in basso al centro.
Da un soggetto di Francesco Salviati o Perin del Vaga.
Una bellissima impressione, stampata con tono su carta vergata contemporanea con filigrana "mano", rifilata alla filigrana o con margini stretti, una piccola macchia in alto al centro, altrimenti in ottime condizioni.
La composizione raffigura un’antica leggenda legata a Virgilio, in cui il celebre autore figura come innamorato di una giovane fanciulla figlia di un imperatore romano. La donna non solo non corrisponde l’amore di Viriglio ma non resiste alla tentazione di farsene beffe: fingendo di accettare la sua dichiarazione, gli propone di introdurlo nascostamente nelle proprie stanze, facendolo tirar su di notte dentro una cesta fino alla finestra della torre abitata; Virgilio accetta ma la cesta, a metà del percorso, si ferma e il poeta vi rimase fino al giorno dopo, tra le risa del popolo romano. La vendetta di Virgilio fu terribile: grazie alle sue doti di mago-stregone, fece in modo che a Roma si spegnesse tutt’a un tratto il fuoco “notificando che, chi ne volesse, soltanto sulla persona della figlia dell’imperatore avrebbe potuto procurarsene, e che il fuoco coì ottenuto non si potrebbe comunicare dall’uno all’altro, ma ognuno dovesse prenderne direttamente nel modo indicato. Fu duopo piegarsi ai voleri del mago. La figlia dell’imperatore posta sulla pubblica piazza nella più indescrivibile posizione, dovette soggiacere a quel lungo supplizio: i Romani riebbero il fuoco e Virgilio fu vendicato”. (D. Comparetti, Virgilio nel Medio Evo, pp. 113-114).
Enea Vico (Parma 1523 - Ferrara 1567) era incisore e numismatico. Stabilitosi giovanissimo a Roma, operò per editori-mercanti di stampe quali Tommaso Barlacchi e Antonio Salamanca e si formò soprattutto attraverso lo studio delle incisioni su rame di Marcantonio Raimondi e della sua scuola. Dopo un soggiorno a Firenze (1545) si stabilì a Venezia per poi passare, dal 1563, alla corte di Alfonso II a Ferrara. Di Vico rimangono circa cinquecento incisioni a bulino: ritratti, serie di vasi antichi, gemme e cammei, incisioni da opere di Raffaello, Michelangelo, Salviati, ecc.; la raccolta Le immagini delle donne auguste (tratte da medaglie romane, 1557). La sua fama di numismatico trova conferma nei volumi Immagini con tutti i riversi trovati et le vite degli imperatori (1548); Discorsi sopra le medaglie degli antichi (1555); Commentari alle antiche medaglie degli imperatori romani (1560).
Bibliografia
Bartsch XV.304.46; Gori Gandinelli, V, pp. 49-50; TIB.30.65.46; Borea 1980, pp. 271-72; Barryte 2015, app. 467.
Enea VICO (Parma 1523 - Ferrara 1567)
Enea, figlio di Francesco, è antiquario, disegnatore, incisore e numismatico. Nasce a Parma il 19 gennaio 1523 e non nel 1521 come stabilisce l’Huber. Dopo aver acquisito una prima formazione letteraria e artistica in questa città, e forse conosciuto i principi del disegno alla scuola di Giulio Romano, Enea si trasferisce a Roma nel 1541. Nella città pontificia Enea lavora per Tommaso Barlacchi, lo stampatore che compare al suo fianco come incisore in una serie di grottesche edite nel 1542. Nel clima classicheggiante ed erudito della città, il suo stile si affina sui modelli di Perin del Vaga e di Francesco Salviati, pur sempre interpretati secondo la lezione di Parmigianino. Entro il V decennio del secolo il Vico, dopo aver assimilato la lezione dei grandi maestri, Marcantonio, Agostino Veneziano, Caraglio, Bonasone, acquisisce uno stile personale che lo porta a realizzare le sue stampe migliori. Lasciata Roma per Venezia, il Vico soggiorna a Firenze presso Cosimo I prima di stabilirsi a Venezia dove, a detta del Vasari, era andato nel 1557. Successivamente nel 1563 passa al servizio di Alfonso d’Este a Ferrara rimanendovi fino alla morte avvenuta il 17 agosto 1567. Di Vico rimangono circa 500 incisioni a bulino: ritratti, serie di vasi antichi, gemme e cammei, incisioni da opere di Raffaello, Michelangelo, Salviati, ecc.; la raccolta Le immagini delle donne auguste (tratte da medaglie romane, 1557). La sua fama di numismatico trova conferma nei volumi Immagini con tutti i riversi trovati et le vite degli imperatori (1548); Discorsi sopra le medaglie degli antichi (1555); Commentari alle antiche medaglie degli imperatori romani (1560).
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Enea VICO (Parma 1523 - Ferrara 1567)
Enea, figlio di Francesco, è antiquario, disegnatore, incisore e numismatico. Nasce a Parma il 19 gennaio 1523 e non nel 1521 come stabilisce l’Huber. Dopo aver acquisito una prima formazione letteraria e artistica in questa città, e forse conosciuto i principi del disegno alla scuola di Giulio Romano, Enea si trasferisce a Roma nel 1541. Nella città pontificia Enea lavora per Tommaso Barlacchi, lo stampatore che compare al suo fianco come incisore in una serie di grottesche edite nel 1542. Nel clima classicheggiante ed erudito della città, il suo stile si affina sui modelli di Perin del Vaga e di Francesco Salviati, pur sempre interpretati secondo la lezione di Parmigianino. Entro il V decennio del secolo il Vico, dopo aver assimilato la lezione dei grandi maestri, Marcantonio, Agostino Veneziano, Caraglio, Bonasone, acquisisce uno stile personale che lo porta a realizzare le sue stampe migliori. Lasciata Roma per Venezia, il Vico soggiorna a Firenze presso Cosimo I prima di stabilirsi a Venezia dove, a detta del Vasari, era andato nel 1557. Successivamente nel 1563 passa al servizio di Alfonso d’Este a Ferrara rimanendovi fino alla morte avvenuta il 17 agosto 1567. Di Vico rimangono circa 500 incisioni a bulino: ritratti, serie di vasi antichi, gemme e cammei, incisioni da opere di Raffaello, Michelangelo, Salviati, ecc.; la raccolta Le immagini delle donne auguste (tratte da medaglie romane, 1557). La sua fama di numismatico trova conferma nei volumi Immagini con tutti i riversi trovati et le vite degli imperatori (1548); Discorsi sopra le medaglie degli antichi (1555); Commentari alle antiche medaglie degli imperatori romani (1560).
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