Adorazione dei Pastori
Riferimento: | S39863 |
Autore | Maestro HFE |
Anno: | 1540 ca. |
Misure: | 222 x 302 mm |
Riferimento: | S39863 |
Autore | Maestro HFE |
Anno: | 1540 ca. |
Misure: | 222 x 302 mm |
Descrizione
Bulino, 1540-1550 circa, sopra l'arco le lettere 'HE'. Da un disegno Girolamo Marchesi (Girolamo da Cotignola c. 1480 – c. 1531).
La scena dell’Adorazione si svolge davanti a un edificio classico. La lastra era originariamente monogrammata nel cartiglio sopra il portale centrale, ma in questo esemplare il monogramma è stato abraso. Una nuova firma "I.V. Vicht f [ecit]" viene aggiunta con penna e inchiostro.
Quest'opera fa parte del gruppo di bulini attribuiti all'anonimo incisore che si firma con il monogramma HFE. Rilevando come le filigrane di alcuni esemplari siano di provenienza nordica, Susan Boorsch (1996) propone possa trattarsi di un incisore che, come Jacopo de' Barbari, lavorò oltralpe. Per quanto riguarda l'invenzione della composizione, che Malaspina attribuisce a Beccafumi (seguito da alcuni repertori successivi), è stato più recentemente trovato un riferimento a Girolamo Marchesi (Girolamo da Cotignola c. 1480 – c. 1531).
Si veda il disegno in controparte, appartenuto a Vasari ed oggi conservato al Louvre (inv. 8382), segnalato da Cordellier – Faietti: “Nella Adorazione dei pastori Konrad Oberhuber (nota manoscritta sul verso del montaggio) identifica il disegno preparatorio per una stampa siglata "H.E.", mentre una precedente annotazione, di calligrafia ottocentesca, si era limitata a definirla “copie d’une gravure”. La stampa menzionata è repertoriata da Bartsch al n. 1 del ristretto corpus di incisioni (cinque in tutto) descritto dallo studioso sotto il nome del monogrammista "H.E." (B. XV, 461-464, 1-5). A ragione Bartsch si stupiva che per quelle cinque incisioni si fosse attribuita comunemente l'invenzione a Domenico Beccafumi, ma dal canto suo non proponeva alternative né per l'autore (o gli autori) delle invenzioni, né per l'identificazione dell'incisore, fosse quest'ultimo, almeno in parte, un “peintre-graveur” o si limitasse semplicemente a trascrivere a stampa composizioni di altri. […] Adorazione dei pastori non è lo studio preparatorio finale per la trascrizione a stampa, come si evince dalla quantità di piccole differenze nei dettagli e nella impostazione generale: mi riferisco in particolare alla posizione del Bambino, alle tipologie delle architetture nello sfondo, ai rapporti proporzionali delle colonne e all'assenza, nel bulino, delle decorazioni che ornano il fregio della trabeazione e dei capitelli. E comunque stato utilizzato, in controparte, per l'incisione e, ciò considerato, bisogna chiedersi se il disegnatore possa identificarsi con l'incisore, tanto più che l'iniziale "H" potrebbe stare per “Hieronymus” traduzione latina del nome di battesimo di Marchesi. Quanto sappiamo fino a oggi dell'incisore non autorizza questa conclusione. Conviene rapidamente addentrarci nella questione. Ben poco è stato detto a proposito dello stile grafico del monogrammista "H.E." o "HFE" la cui sigla presterebbe inoltre alla lettura "HHE (Nagler, 111, 1863, n. 925 e n. 10701. mentre la lettera "F" potrebbe indicare sia l’incisore che l'editore, figure talora anche coincidenti tra loro (Schmidt, 1878, pp. 339-340). Nagler, Passavant (1864, VI, pp. 153-154) e Schmidt scorsero nell'Adorazione dei pastori affinità con i modi di Jacopo dei Barbari; dal canto suo Hind (1948, V. p. 146) ribadì questa vicinanza e giudico il monogrammista attivo probabilmente intorno al 1530. Più recentemente si è preferito soffermarsi su puntualizzazioni del suo modo di incidere, anziché affrontare un profilo più complessivo (Landau- Parshall, 1994, p. 271). Del resto, non ha riscosso unanimi consensi il tentativo effettuato da Erika Tietze-Conrat (1944, pp. 187-189) di identificarlo con il bolognese Girolamo Faccioli o Fagioli (la segue, per la sola stampa B. 5, Massari, in Roma, 1989, 1, n. 116), più convincentemente identificato con il Maestro FG da Suzanne Boorsch (Boorsch, 2001, pp. 499-518, con la precedente bibliografia). Non è stata ripresa e argomentata neppure l'indicazione a favore di Lelio Orsi fornita da Oberhuber (1966, pp. 170- 171), mentre di recente Andrea De Marchi ha proposto lo scioglimento della sigla con quella del pittore Girolamo da Treviso (in Pisa, 1995, p. 83; conferenza tenuta al colloquio Dosso Dossi e il suo tempo, II, Trento, 3-5 aprile 1997). In questo panorama abbastanza incerto spetta ancora alla Boorsch l'introduzione di un nuovo elemento di riflessione critica che potrebbe dar luogo a futuri, fecondi sviluppi: la studiosa ha rilevato che le filigrane di alcuni esemplari relativi alle stampe B. 2, B. 3. B. 5 rinviano al Nord Europa in un arco temporale esteso anche un poco oltre la prima metà del Cinquecento (Boorsch. 1996, p. 206, n. 6). In sostanza deve ancora considerarsi aperta l'individuazione del monogrammista, sia egli incisore o editore oppure incisore ed editore insieme, nel frattempo va notato che trascrisse a stampa anche invenzioni di altri autori, come nel caso dell'Adorazione dei pastori” (cfr. M. Faietti, Il Cinquecento a Bologna, pp. 162-165).
Bellissima impressione, ricca di toni, su carta vergata senza filigrana, piccoli restauri agli angoli superiori, all’angolo inferiore destro e ai margini, per il resto molto buono lo stato di conservazione.
Bibliografia
Bartsch, Le Peintre graveur (XV.461.1); M. Faietti, Il Cinquecento a Bologna (Bologna, 2002), pp. 162-165.
Maestro HFE(attivo circa nel 1530)
Maestro HFE(attivo circa nel 1530)