La Deposizione
Riferimento: | S39257 |
Autore | Francesco Maria Mazzola detto PARMIGIANINO |
Anno: | 1526 ca. |
Misure: | 245 x 337 mm |
Riferimento: | S39257 |
Autore | Francesco Maria Mazzola detto PARMIGIANINO |
Anno: | 1526 ca. |
Misure: | 245 x 337 mm |
Descrizione
Acquaforte, 1526-27 circa, privo di iscrizioni.
Bellissimo esemplare, impresso su carta vergata coeva, con filigrana non leggibile, rifilato ai margini, nel complesso in buono stato di conservazione. La parte in bianco in basso è abilmente aggiunta; nella norma tutti gli esemplari ne sono privi.
Tra le diciassette incisioni realizzate dal Parmigianino, questa versione della Deposizione è generalmente considerata la più raffinata. In questa incisione, Parmigianino ha creato una commovente ed eroica resa di un episodio raccontato in tutti e quattro i Vangeli. Dopo la crocifissione di Gesù, Giuseppe d'Arimatea protegge il corpo per una sepoltura appropriata. Mentre il Parmigianino descrive questo evento, Maria Maddalena avvolge il suo braccio attorno al busto di Cristo, abbassandolo dolcemente sulla Pietra dell'Unzione, davanti alla quale crescono le piante suggerendo il giardino menzionato in Giovanni 38:41. A destra Maria si accascia, la sua postura riecheggia la posa dell'Annunciazione del Parmigianino. La postura di Cristo è significativamente ambigua: sebbene sappiamo che è morto, il suo corpo sembra teso come se stesse per alzarsi. Il Parmigianino aggiunge una nota edificante raffigurando Giuseppe di Arimatea che avanza coraggiosamente in avanti, sollevando la corona di spine come una corona d'onore. In un'aggiunta insolita, forse ci viene offerto uno sguardo al momento del tradimento, perché oltre il braccio di Giuseppe vediamo due figure nefande che condividono un segreto. Tra le due Marie, tre apostoliche parlano tra di loro, mentre Giovanni, all'estrema destra, gira la testa, la sua espressione è di sgomento per ciò a cui sta assistendo. Il Parmigianino racconta la sua storia con intensità ma delicatamente: le forme sono solo schematicamente delineate e i volumi sono semplicemente suggeriti dalle aree di tratteggi incrociati.
Secondo Mistrali – unico che azzarda una catalogazione degli stati nelle stampe di Parmigianino, accurata ma non sempre condivisibile - si tratterebbe di un esemplare di secondo stato dell’opera: “Sulla lastra vengono riportati alcuni ritocchi, il più evidente dei quali è l’allungamento tramite un finissimo lavoro di puntasecca delle linee che formano l’ombreggiatura della coscia e del polpaccio della gamba destra di Gesù. Stranamente il secondo stato è più raro del primo” (cfr. E. Mistrali, Parmigianino Incisore, p. 102, n. 12).
Bellissimo esemplare di questa importante opera del Parmigianino.
Bibliografia: Vasari 1963, 3:79; Oberhuber 1963a; Sopher and Lazzaro-Bruno 1978, 40-41, no. 52: Davis 1988, 104-05, no 34: Reed and Wallace 1989, 13-16: Landau and Parshall 1994, 269; Oberhuber and Gnann 1999, 340, no. 248; Mussini and De Rubeis 2003, 46-47, no. 5; Schianchi and Ferino-Pagden 2003, 331, no. 2.4.2; Gnann 2007a, 35-38; Kárpáti 2009, 79-83; Barryte, n. 82, p. 450.
Francesco Maria Mazzola detto PARMIGIANINO (Parma 1503 – Casal Maggiore 1540)
Pittore, disegnatore e autore di stampe italiano. Iniziando una carriera destinata a durare solo due decadi, passò da un precoce successo all’ombra del Correggio, a Parma, ad essere acclamato nella Roma di Clemente VII come nuovo Raffaello. Qui realizzò alcune opere su larga scala, ma allo stesso tempo si avvicinò all’arte della stampa. Dopo il Sacco di Roma del 1527, si trasferì a nord, dove nel corso di una decade realizzò le sue opere più vicine al Manierismo. Dotato sia come pittore di piccoli pannelli, sia di affreschi di grandi dimensioni, fu anche uno dei più penetranti ritrattisti della sua epoca. Nel corso della sua carriera si rivelò un disegnatore compulsivo, non solo in preparazione delle sue opere, ma anche di scene di vita quotidiana ed erotiche.
|
Francesco Maria Mazzola detto PARMIGIANINO (Parma 1503 – Casal Maggiore 1540)
Pittore, disegnatore e autore di stampe italiano. Iniziando una carriera destinata a durare solo due decadi, passò da un precoce successo all’ombra del Correggio, a Parma, ad essere acclamato nella Roma di Clemente VII come nuovo Raffaello. Qui realizzò alcune opere su larga scala, ma allo stesso tempo si avvicinò all’arte della stampa. Dopo il Sacco di Roma del 1527, si trasferì a nord, dove nel corso di una decade realizzò le sue opere più vicine al Manierismo. Dotato sia come pittore di piccoli pannelli, sia di affreschi di grandi dimensioni, fu anche uno dei più penetranti ritrattisti della sua epoca. Nel corso della sua carriera si rivelò un disegnatore compulsivo, non solo in preparazione delle sue opere, ma anche di scene di vita quotidiana ed erotiche.
|