Sileno sostenuto da un giovane baccante

Riferimento: S39276
Autore Monogrammista AA [Amico Aspertini]
Anno: 1530 ca.
Misure: 112 x 162 mm
3.500,00 €

Riferimento: S39276
Autore Monogrammista AA [Amico Aspertini]
Anno: 1530 ca.
Misure: 112 x 162 mm
3.500,00 €

Descrizione

Bulino, 1530 circa, monogrammato "AA" sul basamento a destra.

Derivazione, in controparte e con alcune differenze, di un’incisione di Marcantonio Raimondi datata al 1520-25 circa (Bartsch 294). Non descritta dai repertori, reca il monogramma AA sul basamento; esiste un’altra versione, artisticamente molto più modesta, che reca medesimo monogramma posto su una tavoletta, in alto.

Le principali differenze rispetto al modello sono i volti delle figure e la posizione delle loro teste sopra la base: in questa stampa del Monogrammista AA, gli occhi sono aperti e guardano in basso, e le teste sono anche inclinate verso il basso; inoltre, c'è un secondo mantello, quasi sospeso nell'aria, che copre parzialmente il tronco dell'albero, quest'ultimo diverso dal modello del Raimondi.

L'antico prototipo per il soggetto di Marcantonio è stato identificato nel XIX secolo come parte di un bassorilievo che era precedentemente a Villa Albani a Roma. I nomi suggeriti per l’autore del disegno sono quelli di Raffaello o Giulio Romano. Così descrive Stefania Massari l’opera di Marcantonio: “stampa del 1520-1525 (Shoemaker) stilisticamente paragonabile all'Ercole e Anteo (Bartsch, XIV, n. 346) da un'idea di Raffaello ma più verosimilmente di Giulio Romano, il cui prototipo è stato individuato sia dal Passavant che dal Delaborde nel rilievo romano di Villa Albani (cfr. G. Zoega, Bassi rilievi antichi del Palazzo Albani, Roma, 1808). Il soggetto è stato messo in relazione dal Sopher con il dipinto mai eseguito commissionato a Raffaello nel 1519 da Alfonso I d'Este raffigurante un Baccanale” (cfr. S. Massari in Raphael invenit, p. 247).

Opera molto rara, il cui unico esemplare che abbiamo censito nelle raccolte pubbliche è quello dell’Albertina di Vienna:

https://sammlungenonline.albertina.at/?query=search=/record/objectnumbersearch=[DG1964/80]&showtype=record

Il grande livello artistico di questa incisione, superiore alla versione di Marcantonio, cela la mano di un misterioso incisore. Sempre nel catalogo dell’Albertina, sotto il nome di Monogrammista AA sono elencate, compresa questa, quattro incisioni. Tuttavia, lo stile delle altre tre opere e anche il monogramma che le firma, differiscono dalla qualità artistica espressa da questo Sileno, lasciando molti dubbi sulla paternità della lastra.

A nostro avviso, il Sileno sostenuto da un giovane baccante ha molte affinità stilistiche con un’altra “misteriosa” incisione, l’Allegoria del Paradiso Terrestre e del sacrificio di Abele che sia Bartsch che K. Oberhuber ('Graphische Sammlung Albertina, Renaissance in Italien: 16 Jahrhundert', exh. cat., Vienna 1966, p. 171), attribuiscono alla mano del pittore bolognese Amico Aspertini (1474-1552). L’Allegoria del Paradiso Terrestre veniva attribuita alla mano di Giulio Bonasone o Agostino Veneziano; Oberhuber ha ritenuto che la tecnica d'incisione non professionale avvalorasse la possibilità suggerita per primo da Bartsch, che in Aspertini vedeva non solo l’inventore del soggetto.

https://www.britishmuseum.org/collection/object/P_H-7-67

Si tratta solo di una congettura – come del resto quella su tutta l’opera grafica di Aspertini – ma il monogramma AA potrebbe rilevare la firma del pittore bolognese. Che del resto, non era nuovo a interpretare soggetti già rappresentati dal conterraneo Marcantonio Raimondi: “Amico Aspertini, disegnatore appassionato, era aggiornatissimo sulla grafica nordica: i fogli incisi da Martin Schongauer, Albrecht Dürer, Hans Holbein, Luca di Leida, furono tra i suoi più fedeli compagni di lavoro. Lo sostengono già nelle sue prime importanti commissioni: un’invenzione di Schongauer ispira l’Adorazione dei Magi della Pinacoteca Nazionale; ruba i paesaggi dalle incisioni di Dürer e li fa diventare le quinte negli affreschi nell’Oratorio di Santa Cecilia, a Bologna, e nella Cappella di Sant’Agostino in San Frediano, a Lucca. Le incisioni tedesche sono anche ricchi serbatoi di tipologie umane e di fisionomie bizzarre - ricorrenti nell’opera di Amico -, il contraltare nordico a quegli studi di fisiognomica sui quali in Italia lavoravano artisti (Leonardo da Vinci) ed eruditi (a Bologna Bartolomeo della Rocca detto Cocles). Aspertini è stato incisore in prima persona, utilizzando varie tecniche: il bulino (Cinque putti: un tamburino e quattro danzanti), la puntasecca e probabilmente la xilografia. Contemporaneamente ha allacciato rapporti con specialisti del settore (Monogrammista C, Giovanni Antonio da Brescia, Francesco de Nanto, Agostino Veneziano…), ai quali ha consegnato i propri disegni da riprodurre. Le sue incisioni ebbero una buona circolazione, come dimostra il loro riutilizzo nelle maioliche. […] L’artista ama riprodurre la “lussuria barbarica” dei rilievi nei sarcofagi, come nel caso del foglio con la Caccia al leone. Nel Giovane nudo di fronte ad un’ara sormontata da una pigna, inciso dal Monogrammista C, si ispira ai personaggi isolati, come singole statue classiche, incisi dal conterraneo Marcantonio Raimondi. Invece l’Allegoria della cacciata dal Paradiso Terrestre, con la sua alta densità iconografica e i suoi spazi neomedievali, trasmette un senso di soffocante inquietudine, che rispecchia le tempeste politiche e religiose della fine del terzo decennio del Cinquecento” (cfr. Silvia Urbini, "Cocci e gioielli": Aspertini e l'incisione, 1995).

Eccellente prova, impressa con tono su carta vergata coeva, rifilata al rame, in perfetto stato di conservazione.

Al verso, timbro di possesso non identificato (Lugt 2732). Magnifico e rarissimo esemplare.

Bibliografia
cfr. Bartsch XIV.222.294; cfr. Shoemaker 1981, n. 52; cfr. Passavant VI.29.181; Raphael invenit, Mito, p. 247, n. VI.3; cfr. Silvia Urbini, "Cocci e gioielli": Aspertini e l'incisione, in Andrea Emiliani, Daniela Scaglietti Kelescian, “Amico Aspertini 1474-1552 Artista bizzarro nell'età di Dürer e Raffaello”, pp. 281-330.

 

Monogrammista AA [Amico Aspertini] (Bologna 1474 - 1522)

Amico Aspertini, conosciuto anche come Amerigo Aspertini (Bologna, 1474 circa – Bologna, 1552), è stato un pittore italiano del periodo rinascimentale il cui stile complesso, eccentrico ed eclettico anticipa in qualche modo il Manierismo. È considerato tra i maggiori esponenti della Scuola bolognese. Nato a Bologna da una famiglia di pittori, fratello di Guido Aspertini e figlio di Giovanni Antonio Aspertini, aveva studiato con maestri quali Lorenzo Costa e Francesco Francia. Dipinse affreschi, decorazioni di facciate e pale d'altare. Tra le sue opere non sono poche quelle bizzarre e Giorgio Vasari descrive Aspertini caratterizzato da una personalità eccentrica, capace di lavorare in modo talmente rapido e veloce da sembrare incredibile, applicando il chiaroscuro contemporaneamente, il colore chiaro in una mano, lo scuro nell'altra, dal momento che era ambidestro. È da collocare agli inizi della carriera artistica di Amico e precisamente nel 1496 un viaggio a Roma, che il giovane intraprende in compagnia del padre. Giovanni Antonio ed il figlio furono spinti in quella direzione da diverse ragioni, tra cui l'opportunità economica, infatti, il padre di Amico è documentato nella città il 12 febbraio del 1496, per la decorazione delle ante dell'organo della Basilica di San Pietro, raffiguranti la Storia di Simon Mago, ed il Martirio degli Apostoli Pietro e Paolo. Sono questi gli anni in cui il giovane Amico percorre le strade di Roma, visitando antichi monumenti, chiese, grotte e collezioni, alla ricerca di sarcofagi, vasi, busti e frammenti di ogni genere, tutto ciò insomma, che poteva chiamare alla sua mente, educata sui grandi esempi del Quattrocento bolognese, e prima di tutto sulle opere di Giovanni da Modena, il fascino della città antica. La cultura dell'antico esercitò sul giovane una forte influenza, e sollecitò la visita alle rovine romane, ma anche i principali eventi che si stavano svolgendo nella città non lo lasciarono indifferente. Tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi del decennio seguente si registrava nell'Urbe la presenza di artisti umbri, toscani e fiorentini, ma il vero protagonista della pittura romana durante i pontificati di Innocenzo VIII e Alessandro VI Borgia, fu il Pinturicchio, che riuscì ad assicurarsi tutte le maggiori imprese decorative promosse dai due papi. Analizzando la vita dell'Aspertini risulta evidente che il Pinturicchio costituisce nella sua formazione stilistica ed iconografica un importante punto di riferimento. L'Adorazione dei Magi ora a Berlino, infatti, rivela la conoscenza dell'Adorazione dei Pastori dipinta dall'umbro nella Cappella della Rovere in Santa Maria del Popolo intorno al 1488-90. Particolare interesse desta la sua produzione grafica, legata proprio al primo soggiorno romano dell'artista. Tra le sue prime esperienze disegnative, un posto di rilievo spetta al Taccuino di Parma, ritenuto per molto tempo opera di un artista anonimo. L'identificazione dell'autore in Amico Aspertini è stata resa possibile attraverso la ricostruzione del suo periodo giovanile trascorso a Roma ed a un insieme di disegni, di cui la maggior parte ricopiati dall'antico, dove si trovano le prime testimonianze della sua attività romana, anteriori al Wolfegg Codex, considerato in precedenza come il primo libro di disegni dell'artista. Il Codice di Parma rappresenta la fase iniziale dell'attività grafica di Amico, in cui l'artista non aveva ancora sviluppato quel linguaggio personale riconoscibile nel successivo Wolfegg Codex. Nell'ultimo decennio del XV secolo è attivo nel Castello di Gradara, dove, alla corte di Giovanni Sforza, affresca le Scene della Passione di Cristo, una Battaglia (1493) e forse anche il "Camerino di Lucrezia Borgia". Fece ritorno a Bologna nel 1504 e si unì al Francia e al Costa nella pittura degli affreschi dell'Oratorio di Santa Cecilia in San Giacomo Maggiore, un'opera commissionata da Giovanni II Bentivoglio. Amico Aspertini dipinse tra il 1508 e il 1509 gli splendidi affreschi della cappella di Sant'Agostino nella Basilica di San Frediano a Lucca. Aspertini fu anche uno degli artisti incaricato di dipingere un arco di trionfo per l'ingresso a Bologna di Papa Clemente VII e dell'Imperatore Carlo V nel 1529.

Monogrammista AA [Amico Aspertini] (Bologna 1474 - 1522)

Amico Aspertini, conosciuto anche come Amerigo Aspertini (Bologna, 1474 circa – Bologna, 1552), è stato un pittore italiano del periodo rinascimentale il cui stile complesso, eccentrico ed eclettico anticipa in qualche modo il Manierismo. È considerato tra i maggiori esponenti della Scuola bolognese. Nato a Bologna da una famiglia di pittori, fratello di Guido Aspertini e figlio di Giovanni Antonio Aspertini, aveva studiato con maestri quali Lorenzo Costa e Francesco Francia. Dipinse affreschi, decorazioni di facciate e pale d'altare. Tra le sue opere non sono poche quelle bizzarre e Giorgio Vasari descrive Aspertini caratterizzato da una personalità eccentrica, capace di lavorare in modo talmente rapido e veloce da sembrare incredibile, applicando il chiaroscuro contemporaneamente, il colore chiaro in una mano, lo scuro nell'altra, dal momento che era ambidestro. È da collocare agli inizi della carriera artistica di Amico e precisamente nel 1496 un viaggio a Roma, che il giovane intraprende in compagnia del padre. Giovanni Antonio ed il figlio furono spinti in quella direzione da diverse ragioni, tra cui l'opportunità economica, infatti, il padre di Amico è documentato nella città il 12 febbraio del 1496, per la decorazione delle ante dell'organo della Basilica di San Pietro, raffiguranti la Storia di Simon Mago, ed il Martirio degli Apostoli Pietro e Paolo. Sono questi gli anni in cui il giovane Amico percorre le strade di Roma, visitando antichi monumenti, chiese, grotte e collezioni, alla ricerca di sarcofagi, vasi, busti e frammenti di ogni genere, tutto ciò insomma, che poteva chiamare alla sua mente, educata sui grandi esempi del Quattrocento bolognese, e prima di tutto sulle opere di Giovanni da Modena, il fascino della città antica. La cultura dell'antico esercitò sul giovane una forte influenza, e sollecitò la visita alle rovine romane, ma anche i principali eventi che si stavano svolgendo nella città non lo lasciarono indifferente. Tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi del decennio seguente si registrava nell'Urbe la presenza di artisti umbri, toscani e fiorentini, ma il vero protagonista della pittura romana durante i pontificati di Innocenzo VIII e Alessandro VI Borgia, fu il Pinturicchio, che riuscì ad assicurarsi tutte le maggiori imprese decorative promosse dai due papi. Analizzando la vita dell'Aspertini risulta evidente che il Pinturicchio costituisce nella sua formazione stilistica ed iconografica un importante punto di riferimento. L'Adorazione dei Magi ora a Berlino, infatti, rivela la conoscenza dell'Adorazione dei Pastori dipinta dall'umbro nella Cappella della Rovere in Santa Maria del Popolo intorno al 1488-90. Particolare interesse desta la sua produzione grafica, legata proprio al primo soggiorno romano dell'artista. Tra le sue prime esperienze disegnative, un posto di rilievo spetta al Taccuino di Parma, ritenuto per molto tempo opera di un artista anonimo. L'identificazione dell'autore in Amico Aspertini è stata resa possibile attraverso la ricostruzione del suo periodo giovanile trascorso a Roma ed a un insieme di disegni, di cui la maggior parte ricopiati dall'antico, dove si trovano le prime testimonianze della sua attività romana, anteriori al Wolfegg Codex, considerato in precedenza come il primo libro di disegni dell'artista. Il Codice di Parma rappresenta la fase iniziale dell'attività grafica di Amico, in cui l'artista non aveva ancora sviluppato quel linguaggio personale riconoscibile nel successivo Wolfegg Codex. Nell'ultimo decennio del XV secolo è attivo nel Castello di Gradara, dove, alla corte di Giovanni Sforza, affresca le Scene della Passione di Cristo, una Battaglia (1493) e forse anche il "Camerino di Lucrezia Borgia". Fece ritorno a Bologna nel 1504 e si unì al Francia e al Costa nella pittura degli affreschi dell'Oratorio di Santa Cecilia in San Giacomo Maggiore, un'opera commissionata da Giovanni II Bentivoglio. Amico Aspertini dipinse tra il 1508 e il 1509 gli splendidi affreschi della cappella di Sant'Agostino nella Basilica di San Frediano a Lucca. Aspertini fu anche uno degli artisti incaricato di dipingere un arco di trionfo per l'ingresso a Bologna di Papa Clemente VII e dell'Imperatore Carlo V nel 1529.