Ritratto di Niccolò Ardinghelli
Riferimento: | S40261.5 |
Autore | Giulio BONASONE |
Anno: | 1547 ca. |
Misure: | 176 x 319 mm |
Riferimento: | S40261.5 |
Autore | Giulio BONASONE |
Anno: | 1547 ca. |
Misure: | 176 x 319 mm |
Descrizione
Bulino, 1547 circa, al centro “NICOLAO ARDIGHELLO/CARDINALIS/ANNUM AGENS XLIIII//MAIORUM MEMORIAE NEPOTUMQUE/IMITATIONI. Stato unico.
Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “tre monti con lettera F in uno scudo”, rifilata al rame su tre lati, poco entro la linea marginale in basso, leggera piega di carta obliqua, per il resto in ottimo stato di conservazione.
L’incisione del Bonasone è ispirata al ritratto del cardinale Niccolò Ardinghelli (1503 – 1547) che si trova dipinto nel monumento sepolcrale in S. Maria sopra Minerva, a Roma.
Timbro di collezione “FP” in basso a destra, sul basamento (sconosciuto a Lugt); altro timbro di collezione nell’angolo inferiore destro, non leggibile.
Opera di grande rarità.
(G. Moroni, Dizionario, 3, pp.12-13): Nicolò Ardinghelli nacque in Firenze nel 1502 da una delle più cospicue famiglie. Segnalossi in varii rami dello scibile umano, ed era bene istrutto nel diritto, nella poesia, nelle lingue italiana greca e latina. Ad acuto intendimento accoppiava memoria tenace, rara prudenza. I suoi meriti lo fecero annoverare tra gli accademici fiorentini, e protetto dal Cardinale Farnese, che poscia fu sublimato al Pontificato col nome di Paolo III, ebbe aperto il campo di addentrarsi vie meglio nelle scienze, e godere l’amicizia e familiarità de’ più dotti personaggi di quell’epoca. Paolo III gli affidò l’incarico di segretario del Cardinal Farnese suo nipote: poscia gli fu conferito un canonicato nella metropolitana di Firenze ed il vicariato della Marca. Dopo qualche tempo, si vide l’Ardighelli innalzato alla sede vescovile di Fossombrone, locchè avvenne nel 1541, nel qual anno fu mandato dal Sommo Pontefice alla corte di Francesco I, in qualità di nunzio. Lo scopo della sua missione era quello di conciliare la pace fra esso e Carlo V, nonché di procurar la celebrazione del concilio generale. Accompagnò poscia in Francia ed in Ispagna, e giovò coll’opera sua e co’ suoi consigli, il Cardinale Farnese, il quale erasi recato presso quella corte insignito della dignità a latere. Ritornato in Roma fu onorato della carica di Datario da Paolo III, che inoltre a’ 19 dicembre 1544, lo creò prete Cardinale del titolo di s. Apollinare. Tanta era la sua perizia nel maneggiare gli affari più importanti e difficili, che, secondo il Segni, governava le faccende secrete di tutta la Chiesa, ed avea il maneggio dello Stato Pontificio. Ma erano appena passati tre anni dacchè era stato promosso alla porpora, quando una morte immatura troncò il filo de’ suoi giorni nel 1547, contando egli soltanto quarantacinque anni di vita. Fu sepolto nella chiesa di s. Maria sopra Minerva, ove leggesi un onorevole epitaffio sopra la sua tomba. Il Mazzuccelli ed altri fanno onorevole menzione di questo Cardinale, e ne’ loro scritti riferiscono alcuni monumenti del suo ingegno.
Bibliografia
Bartsch, 348; Le Blanc I, p. 448 n. 346; Massari, p. 75, n. 89.
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Giulio BONASONE (Bologna circa 1500 - Roma circa 1580)
Giulio Bonasone, nato a Bologna nel 1510 circa, è incisore a bulino e all’acquaforte oltre che pittore come ricorda il Malaspina includendolo tra gli allievi di Lorenzo Sabbatici. Sono 410 le stampe - quasi tutte conservate all’Istituto per la Grafica di Roma - che la critica recente assegna al Bonasone ampliando il numero indicato dal Bartsch di 354 fogli. Incisore di riproduzione oltre che di invenzione, Giulio inizia la sua attività calcografica intorno al 1531, come risulta dalla data che si legge nella raffaellesca S. Cecilia. Ritenuto un seguace tardivo di Marcantonio Raimondi, il bolognese rivela presto una sostanziale autonomia di visione che lo rende uno degli interpreti più interessanti dell’epoca, tanto che lo stesso Parmigianino gli consegna i disegni per la trasposizione su rame. A Roma dal 1544 fino al 1547 ca., il Bonasone lavora per i più importanti editori – calcografi dell’epoca (Salamanca, Barlacchi, Lafrery) interpretando i soggetti di Michelangelo o di Raffaello e dei suoi principali allievi: Giulio Romano, Perin del Vaga e Polidoro da Caravaggio, in uno stile estremamente personale che si avvale di tratti a bulino spesso combinati all’acquaforte.
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Bibliografia
Bartsch, 348; Le Blanc I, p. 448 n. 346; Massari, p. 75, n. 89.
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Giulio BONASONE (Bologna circa 1500 - Roma circa 1580)
Giulio Bonasone, nato a Bologna nel 1510 circa, è incisore a bulino e all’acquaforte oltre che pittore come ricorda il Malaspina includendolo tra gli allievi di Lorenzo Sabbatici. Sono 410 le stampe - quasi tutte conservate all’Istituto per la Grafica di Roma - che la critica recente assegna al Bonasone ampliando il numero indicato dal Bartsch di 354 fogli. Incisore di riproduzione oltre che di invenzione, Giulio inizia la sua attività calcografica intorno al 1531, come risulta dalla data che si legge nella raffaellesca S. Cecilia. Ritenuto un seguace tardivo di Marcantonio Raimondi, il bolognese rivela presto una sostanziale autonomia di visione che lo rende uno degli interpreti più interessanti dell’epoca, tanto che lo stesso Parmigianino gli consegna i disegni per la trasposizione su rame. A Roma dal 1544 fino al 1547 ca., il Bonasone lavora per i più importanti editori – calcografi dell’epoca (Salamanca, Barlacchi, Lafrery) interpretando i soggetti di Michelangelo o di Raffaello e dei suoi principali allievi: Giulio Romano, Perin del Vaga e Polidoro da Caravaggio, in uno stile estremamente personale che si avvale di tratti a bulino spesso combinati all’acquaforte.
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