Trofeo con insegne dei romani
Riferimento: | S28337 |
Autore | Enea VICO |
Anno: | 1550 ca. |
Misure: | 170 x 248 mm |
Riferimento: | S28337 |
Autore | Enea VICO |
Anno: | 1550 ca. |
Misure: | 170 x 248 mm |
Descrizione
Bulino, 1550 circa.
Da un soggetto di Polidoro da Caravaggio.
Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con sottili margini, applicata su antico supporto di collezione, in buono stato di conservazione.
L’opera appartiene ad una serie che è catalogata nell’indice delle stampe di Antonio Lafrery del 1573 sotto il nome di Libro de Trofei cavati da disegni di Polidoro ad imitazione de gli Antichi. Alla morte del Lafrery (1577), le lastre passarono al nipote Claudio Duchetti e quindi a Paolo Graziani e Pietro de’ Nobili. Nell’inventario di quest’ultimo, risalente al 1584, la serie risulta essere di sedici stampe.
Tuttavia le lastre risalgono al periodo 1550/53 e sono il frutto della rivalità prima, e fusione poi, delle tipografie di Antonio Salamanca e Antonio Lafrery. Bartsch attribuisce le incisioni ad Enea Vico. Rara.
Bibliografia
Bartsch 438, 442, 447; Bury, The Print in Italy, pp. 60/2, 38; Guilmard 1880/1 21.10(4); Berlin 1939 540(3); Robert-Dumesnil 1835-71 VIII.72.153.II; IFF vol. I p.196.
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Enea VICO (Parma 1523 - Ferrara 1567)
Enea, figlio di Francesco, è antiquario, disegnatore, incisore e numismatico. Nasce a Parma il 19 gennaio 1523 e non nel 1521 come stabilisce l’Huber. Dopo aver acquisito una prima formazione letteraria e artistica in questa città, e forse conosciuto i principi del disegno alla scuola di Giulio Romano, Enea si trasferisce a Roma nel 1541. Nella città pontificia Enea lavora per Tommaso Barlacchi, lo stampatore che compare al suo fianco come incisore in una serie di grottesche edite nel 1542. Nel clima classicheggiante ed erudito della città, il suo stile si affina sui modelli di Perin del Vaga e di Francesco Salviati, pur sempre interpretati secondo la lezione di Parmigianino. Entro il V decennio del secolo il Vico, dopo aver assimilato la lezione dei grandi maestri, Marcantonio, Agostino Veneziano, Caraglio, Bonasone, acquisisce uno stile personale che lo porta a realizzare le sue stampe migliori. Lasciata Roma per Venezia, il Vico soggiorna a Firenze presso Cosimo I prima di stabilirsi a Venezia dove, a detta del Vasari, era andato nel 1557. Successivamente nel 1563 passa al servizio di Alfonso d’Este a Ferrara rimanendovi fino alla morte avvenuta il 17 agosto 1567. Di Vico rimangono circa 500 incisioni a bulino: ritratti, serie di vasi antichi, gemme e cammei, incisioni da opere di Raffaello, Michelangelo, Salviati, ecc.; la raccolta Le immagini delle donne auguste (tratte da medaglie romane, 1557). La sua fama di numismatico trova conferma nei volumi Immagini con tutti i riversi trovati et le vite degli imperatori (1548); Discorsi sopra le medaglie degli antichi (1555); Commentari alle antiche medaglie degli imperatori romani (1560).
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Bibliografia
Bartsch 438, 442, 447; Bury, The Print in Italy, pp. 60/2, 38; Guilmard 1880/1 21.10(4); Berlin 1939 540(3); Robert-Dumesnil 1835-71 VIII.72.153.II; IFF vol. I p.196.
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Enea VICO (Parma 1523 - Ferrara 1567)
Enea, figlio di Francesco, è antiquario, disegnatore, incisore e numismatico. Nasce a Parma il 19 gennaio 1523 e non nel 1521 come stabilisce l’Huber. Dopo aver acquisito una prima formazione letteraria e artistica in questa città, e forse conosciuto i principi del disegno alla scuola di Giulio Romano, Enea si trasferisce a Roma nel 1541. Nella città pontificia Enea lavora per Tommaso Barlacchi, lo stampatore che compare al suo fianco come incisore in una serie di grottesche edite nel 1542. Nel clima classicheggiante ed erudito della città, il suo stile si affina sui modelli di Perin del Vaga e di Francesco Salviati, pur sempre interpretati secondo la lezione di Parmigianino. Entro il V decennio del secolo il Vico, dopo aver assimilato la lezione dei grandi maestri, Marcantonio, Agostino Veneziano, Caraglio, Bonasone, acquisisce uno stile personale che lo porta a realizzare le sue stampe migliori. Lasciata Roma per Venezia, il Vico soggiorna a Firenze presso Cosimo I prima di stabilirsi a Venezia dove, a detta del Vasari, era andato nel 1557. Successivamente nel 1563 passa al servizio di Alfonso d’Este a Ferrara rimanendovi fino alla morte avvenuta il 17 agosto 1567. Di Vico rimangono circa 500 incisioni a bulino: ritratti, serie di vasi antichi, gemme e cammei, incisioni da opere di Raffaello, Michelangelo, Salviati, ecc.; la raccolta Le immagini delle donne auguste (tratte da medaglie romane, 1557). La sua fama di numismatico trova conferma nei volumi Immagini con tutti i riversi trovati et le vite degli imperatori (1548); Discorsi sopra le medaglie degli antichi (1555); Commentari alle antiche medaglie degli imperatori romani (1560).
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