Sacra Famiglia con San Giovannino

Riferimento: S7252
Autore Carlo RIDOLFI
Anno: 1640 ca.
Misure: 185 x 248 mm
1.100,00 €

Riferimento: S7252
Autore Carlo RIDOLFI
Anno: 1640 ca.
Misure: 185 x 248 mm
1.100,00 €

Descrizione

Acquaforte, monogrammata in lastra in basso a destra CRF.

Magnifica prova, particolarmente nitida e contrastata, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, rifilata al rame, in eccellente stato di conservazione.

La composizione deriva da un soggetto di Simone Cantarini, come evidenziato in lastra in basso dall’iscrizione SCP exe.

L’opera è sconosciuta al Bartsch, mentre è catalogata dal Bellini nei lavori d’apres Cantarini.

L’attribuzione dubitativa al Ridolfi si deve al De Vesme che interpreta la firma in basso come Simone Cantarini Pinxit/ Carolus Ridolfi Fecit. Tale attribuzione viene oggi accettata tradizionalmente, come conferma anche il British Museum https://www.britishmuseum.org/collection/object/P_Nn-7-18-9

Straordinario esemplare di questa rara incisione.

Carlo Ridolfi (1594-1658) fu pittore, incisore e scrittore; allievo dell'Aliense, nei suoi dipinti imitò il Veronese (Adorazione dei Magi, Venezia, S. Giovanni elemosinario). Fu famoso per Le meraviglie dell'arte ovvero le Vite degli illustri pittori veneti e dello Stato (1646-48), che scrisse, in contrapposizione a Giorgio Vasari, per celebrare i pittori veneti.

Bibliografia

Bellini pag. 165, De Vesme pag. 17.

Carlo RIDOLFI (Lonigo 1594 – Venezia 1658)

Carlo Ridolfi (1594-1658) nacque a Lonigo con il nome di Carlo Sartor; non è dato conoscere le circostanze che lo portarono ad assumere il cognome di Ridolfi, che verosimilmente gli servì per riscattarsi dalle umili origini. Molte delle informazioni sul suo conto derivano dall’autobiografia posta a suggello delle Maraviglie dell’arte (1648, 1924, II, pp. 306-323), l’opera letteraria per cui è maggiormente conosciuto. In questa sede riferisce che i suoi antenati, originari dalla Germania, si erano trasferiti nel Veneto agli inizi del Cinquecento, dedicandosi al commercio: attività che garantì loro una relativa prosperità. Appresi i rudimenti della pittura da un artista tedesco, e rivelando subito «un naturale istinto», nel 1607 fu condotto a Venezia e messo a bottega del pittore Antonio Vassilacchi, dove svolse il garzonato per cinque anni, durante i quali acquisì i fondamenti del mestiere, assistendolo forse nelle commissioni più impegnative. Malgrado la sua condizione sociale gli impedisse di accedere ai ranghi accademici, egli stesso attesta di aver frequentato alcuni «virtuosi ridotti»: su tutti l’Accademia degli Incogniti, dalla quale venne occasionalmente ingaggiato come ritrattista e disegnatore di antiporte librarie. Il declinare dell’ondata tardomanieristica a Venezia comportò un grave ostacolo alla carriera di un nostalgico epigono come Ridolfi, la cui pittura riuscì non senza fatica a imporsi sulla scena artistica lagunare. Dopo essersi speso vanamente presso le autorità veneziane per l’ottenimento di una «gratia» che gli potesse garantire qualche beneficio per la vecchiaia, con i buoni uffici degli amici accademici, decise di assecondare le ambizioni letterarie, applicandosi al genere delle biografie illustri. (cfr. Andrea Polati - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016).

Bibliografia

Bellini pag. 165, De Vesme pag. 17.

Carlo RIDOLFI (Lonigo 1594 – Venezia 1658)

Carlo Ridolfi (1594-1658) nacque a Lonigo con il nome di Carlo Sartor; non è dato conoscere le circostanze che lo portarono ad assumere il cognome di Ridolfi, che verosimilmente gli servì per riscattarsi dalle umili origini. Molte delle informazioni sul suo conto derivano dall’autobiografia posta a suggello delle Maraviglie dell’arte (1648, 1924, II, pp. 306-323), l’opera letteraria per cui è maggiormente conosciuto. In questa sede riferisce che i suoi antenati, originari dalla Germania, si erano trasferiti nel Veneto agli inizi del Cinquecento, dedicandosi al commercio: attività che garantì loro una relativa prosperità. Appresi i rudimenti della pittura da un artista tedesco, e rivelando subito «un naturale istinto», nel 1607 fu condotto a Venezia e messo a bottega del pittore Antonio Vassilacchi, dove svolse il garzonato per cinque anni, durante i quali acquisì i fondamenti del mestiere, assistendolo forse nelle commissioni più impegnative. Malgrado la sua condizione sociale gli impedisse di accedere ai ranghi accademici, egli stesso attesta di aver frequentato alcuni «virtuosi ridotti»: su tutti l’Accademia degli Incogniti, dalla quale venne occasionalmente ingaggiato come ritrattista e disegnatore di antiporte librarie. Il declinare dell’ondata tardomanieristica a Venezia comportò un grave ostacolo alla carriera di un nostalgico epigono come Ridolfi, la cui pittura riuscì non senza fatica a imporsi sulla scena artistica lagunare. Dopo essersi speso vanamente presso le autorità veneziane per l’ottenimento di una «gratia» che gli potesse garantire qualche beneficio per la vecchiaia, con i buoni uffici degli amici accademici, decise di assecondare le ambizioni letterarie, applicandosi al genere delle biografie illustri. (cfr. Andrea Polati - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016).