Apollo e Marsia
Riferimento: | S172170 |
Autore | Giovanni Andrea Sirani |
Anno: | 1640 ca. |
Misure: | 221 x 165 mm |
Riferimento: | S172170 |
Autore | Giovanni Andrea Sirani |
Anno: | 1640 ca. |
Misure: | 221 x 165 mm |
Descrizione
Acquaforte, circa 1640, firmata in lastra in basso al centro.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con inusuali ampli margini, tracce di piega centrale, per il resto in perfetto stato di conservazione.
Rarissimo foglio, di invenzione dello stesso artista bolognese.
Giovanni Andrea Sirani iniziò la sua attività presso Giacomo Cavedone, passando successivamente nella bottega di Guido Reni e ne divenne l’allievo più fedele oltre che colui che, ne ereditò la maggior parte dei disegni. Sappiamo che il Sirani fosse il più mite dei numerosi allievi di Guido, spesso avidi di far denaro alle spalle del maestro con il commercio di sottobosco di piccole opere che venivano poi spacciate per opere autentiche. Dimostrando la sua abile capacità disegnativa si era conquistato il favore del Reni che lo incaricava soprattutto di riportare i cartoni sulle tele.
Bibliografia
Bartsch XIX, p. 149, 2
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Giovanni Andrea Sirani (Bologna 1610 -1670)
Giovanni Andrea Sirani iniziò la sua attività presso Giacomo Cavedone, ma presto passò nella bottega di Guido Reni, che frequentò fino alla scomparsa del maestro come uno degli allievi prediletti e più devoti. L'adesione ai modelli formali del maestro aveva comportato il rischio di dissoluzione della sua pittura entro aree d'indifferenziata cultura reniana; di qui forse la scarsità di informazioni da parte della storiografia sulla sua attività, sulla sua produzione e sui suoi committenti. Esercitò la professione per almeno trent'anni, fino al 1665 circa, quando per l'avanzante malattia ed il dolore per la scomparsa della figlia, la celebre Elisabetta, abbandonò la pittura.
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Bibliografia
Bartsch XIX, p. 149, 2
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Giovanni Andrea Sirani (Bologna 1610 -1670)
Giovanni Andrea Sirani iniziò la sua attività presso Giacomo Cavedone, ma presto passò nella bottega di Guido Reni, che frequentò fino alla scomparsa del maestro come uno degli allievi prediletti e più devoti. L'adesione ai modelli formali del maestro aveva comportato il rischio di dissoluzione della sua pittura entro aree d'indifferenziata cultura reniana; di qui forse la scarsità di informazioni da parte della storiografia sulla sua attività, sulla sua produzione e sui suoi committenti. Esercitò la professione per almeno trent'anni, fino al 1665 circa, quando per l'avanzante malattia ed il dolore per la scomparsa della figlia, la celebre Elisabetta, abbandonò la pittura.
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