Lucrezia
Riferimento: | S24541 |
Autore | Giovanni Andrea Sirani |
Anno: | 1650 |
Misure: | 136 x 234 mm |
Riferimento: | S24541 |
Autore | Giovanni Andrea Sirani |
Anno: | 1650 |
Misure: | 136 x 234 mm |
Descrizione
Acquaforte, metà del XVII secolo.
Esemplare nel secondo stato di due, con la dedica all’arcivescovo Paleotti.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana del “sole”, con sottili margini, in perfetto stato di conservazione.
Il Sirani, introdotto all’arte alla scuola del Possenti e del Cavedone, divenne successivamente il principale allievo di Guido Reni, con il quale collaborò in diversi dipinti e ne terminò tutte le opere incompiute alla data della sua morte. La sua opera grafica non ha ancora avuto una completa catalogazione e comprende circa una decina di lavori, con principale soggetto religioso.
La Lucrezia del Sirani è opera di probabile invenzione dell’artista. Rara.
Bibliografia
Bartsch, XIX, 1; Bertelà 927.
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Giovanni Andrea Sirani (Bologna 1610 -1670)
Giovanni Andrea Sirani iniziò la sua attività presso Giacomo Cavedone, ma presto passò nella bottega di Guido Reni, che frequentò fino alla scomparsa del maestro come uno degli allievi prediletti e più devoti. L'adesione ai modelli formali del maestro aveva comportato il rischio di dissoluzione della sua pittura entro aree d'indifferenziata cultura reniana; di qui forse la scarsità di informazioni da parte della storiografia sulla sua attività, sulla sua produzione e sui suoi committenti. Esercitò la professione per almeno trent'anni, fino al 1665 circa, quando per l'avanzante malattia ed il dolore per la scomparsa della figlia, la celebre Elisabetta, abbandonò la pittura.
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Bibliografia
Bartsch, XIX, 1; Bertelà 927.
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Giovanni Andrea Sirani (Bologna 1610 -1670)
Giovanni Andrea Sirani iniziò la sua attività presso Giacomo Cavedone, ma presto passò nella bottega di Guido Reni, che frequentò fino alla scomparsa del maestro come uno degli allievi prediletti e più devoti. L'adesione ai modelli formali del maestro aveva comportato il rischio di dissoluzione della sua pittura entro aree d'indifferenziata cultura reniana; di qui forse la scarsità di informazioni da parte della storiografia sulla sua attività, sulla sua produzione e sui suoi committenti. Esercitò la professione per almeno trent'anni, fino al 1665 circa, quando per l'avanzante malattia ed il dolore per la scomparsa della figlia, la celebre Elisabetta, abbandonò la pittura.
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