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Riferimento: | S30156 |
Autore | Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" |
Anno: | 1645 ca. |
Misure: | 205 x 294 mm |
Riferimento: | S30156 |
Autore | Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" |
Anno: | 1645 ca. |
Misure: | 205 x 294 mm |
Acquaforte, 1645 circa, priva di firma.
Esemplare di secondo stato, con le ossidazioni di lastra presenti all’angolo superiore destro.
Il tema della Natività viene affrontato dal Grechetto più volte nel corso della sua carriera, e fu oggetto di uno dei suoi monotipi più famosi. Il disegno preparatorio alla composizione è conservato a Windsor Castle.
“The date of 1645 for this work is usually determined by the presumed relationship between the etching and a contemporary altarpiece in S. Luca in Genoa. However, this relationship is not so evident and may exist only in the compositional structure. Several stylistic similarities suggest a tentative date of 1645-47. The preparatory drawing for this etching, in reverse and bearing signs of tracing, is in Windsor (inv. 3932). Two other drawings (Windsor 3864 and 4058) гергоduce sections of the composition: an "Adoration of the Shepherds" in which the Virgin corresponds closely to the figure in the etching, and a "Nativity with God the Father" in which the central group is reproduced. According to Anthony Blunt, two other drawings in Windsor, both representing the "Adoration of the Shepherds" derive their inspiration from this etching. A hand-painted watercolor drawing (Windsor inv. 3933), also representing an "Adoration of the Shepherds" reproduces the position of the Virgin. Similar comparisons can be made with the figure of God the Father in a monotype by the artist, "Nativity with God the Father". This similarity was noted by Zani, who also noted that the figure of the Holy Spirit is not included in this monotype. The plate for the etching is in the Calcografia Nazionale, Rome” (cf. P. Bellini, Giovanni Benedetto Castiglione in “The Illustrated Bartsch”, vol. 46, p. 23).
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana non leggibile (sembra essere “giglio nel cerchio”), con sottili margini, tracce di piega centrale, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
Bartsch, Le Peintre graveur (XXI.15.11); Bellini, L'Opera incisa di Giovanni Benedetto Castiglione (19.II); P. Bellini, Giovanni Benedetto Castiglione in “The Illustrated Bartsch”, vol. 46, p. 23, n. 011 II/II; Le Blanc C., Manuel de l'amateur d'estampes, 6, V. 1 P. 612; Nagler G.K., Neues Allgemeines Künstler-Lexikon, V. 2 p. 428.
Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)
L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.
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Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)
L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.
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