Piazza del Duomo a Milano & Macchina da Fuoco raffigurante l’Etna eretta in Piazza Duomo il 4 febbraio 1630
Riferimento: | S5300 |
Autore | Melchiorre GHERARDINI |
Anno: | 1631 |
Misure: | 73 x 55 mm |
Riferimento: | S5300 |
Autore | Melchiorre GHERARDINI |
Anno: | 1631 |
Misure: | 73 x 55 mm |
Descrizione
Coppia di incisioni eseguite all’acquaforte, 1631, prive di firma ed indicazioni editoriali.
Tratte dalla serie “Capricci di Varie Figure”, rarissima suite eseguita dall’artista milanese nello stile di Jacques Callot.
La serie sembra realizzata tra il febbraio 1630 e l’ottobre 1631, anno della morte del Cardinale Federico Borromeo, al quale è dedicata.
La prima lastra (Bartch 49) raffigura una piazza con sullo sfondo il duomo in costruzione. Molto interessante la scenografia rappresentata nella seconda lastra (Bartch 48). La “macchina del Monte Etna” fu eretta nella piazza per celebrare il compleanno del Principe Baldassarre, figlio maggiore del Re di Spagna. La montagna era ornata in cima da numerose piante e circondata da medaglie, emblemi raffiguranti le varie provincie spagnole. La scenografia fu il frutto della collaborazione dell’architetto Richini, dei pittori Genovesino e Nuvolone e degli scultori Prevosto e Lasagna.
Melchiorre Gherardini detto il Ceranino (Milano, 1607 - 1668) è stato un pittore e incisore. La sua carriera artistica è fortemente legata alla figura di Giovan Battista Crespi, detto il Cerano, di cui non solo diverrà allievo, ma anche genero, sposando la figlia Camilla, anch'essa pittrice. Dopo la sua morte eredita bottega e abitazione, dove risulta essere residente con la moglie a partire dal 1633, anno di adozione anche del suo soprannome, Ceranino, fortemente voluto dal pittore al fine di celebrare il ricordo del grande protagonista del Seicento e della tradizione borromaica milanese. Durante la sua "maturazione" artistica si discostò da una fantasia drammatica per abbracciare composizioni più corsive impreziosite da figure eleganti tendenti al colore bruno-rossiccio. Muore nel 1668, dopo un'intensa produzione artistica a carattere principalmente religioso, che ripropone gli schemi ceraneschi, valorizzandone la parte maggiormente scenografica.
“L'attività di incisore del Gherardini è attestata fin dal 1630, a parte il dubbio Ritratto di Federico Borromeo, dalla serie di cinquanta stampe dei Capricci di varie figure: evidenti i rapporti, ai limiti del plagio, con J. Callot e S. Della Bella, ma anche l'eccentrica vivacità di queste figurine. Una serie di quattordici incisioni, note dagli esemplari della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, è preceduta da una dedica del 1636 a un cardinale principe, probabilmente Teodoro Trivulzio, all'apice della fama milanese. Le incisioni appaiono disomogenee con l'alternare soggetti bellici alla peste e al Convito del cardinale-infante, e rispondono probabilmente a un piano politico preciso dopo l'occupazione di Nördlingen da parte dell'esercito imperiale. S'inseriscono in quest'ottica le incisioni con l'Ingresso del cardinale-infante (1633) e le Feste per l'elezione di Ferdinando III (1637), ed è forse coevo il Corso di carrozze al Castello. In parallelo si pone la produzione per il cardinale Cesare Monti, arcivescovo di Milano, dall'Ingresso del 1635 ai Funerali del 1650, probabilmente autografi. Al nipote dell'arcivescovo, Giacomo Simonetta, è dedicato fin dal 1632 un Ritratto del Cerano, derivato dall'effigie realizzata dal Gherardini per i funerali del Cerano nel santuario dei Miracoli. L'attività di incisore di frontespizi è attestata dalla quarta decade della Storia milanese di Giuseppe Ripamonti, edita nel 1643 (cfr. Andrea Spiriti, Gherardini Melchiorre, detto il Ceranino, in “Dizionario Biografico degli Italiani” vol. 53, 2000).
Magnifiche prove dell’unico stato, particolarmente nitide e contrastate, impresse su carta vergata coeva priva di filigrana, rifilate al rame e complete della linea marginale, in eccellente stato di conservazione.
Esemplari appartenuti alla collezione di William Roscoe (Lugt 2645).
Bibliografia
Bartsch, Le Blanc nn. 48 -49.
Melchiorre GHERARDINI (Milano 1607 - 1668)
Zani (1822) registra almeno quindici varianti del cognome del pittore, che si firmava Girardini o Girardino; non pare attestato il cognome Rusca che gli è stato più volte attribuito; è antico il soprannome di Ceranino. Entrò assai presto nell'ambito di Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano. Nel 1632, alla morte del maestro, ne ereditò bottega e abitazione, dove risulta residente con la moglie nel 1633. È del 1637 una supplica al Consiglio generale di Milano per i pagamenti relativi a un'incisione con l'Ingresso del cardinale-infante Ferdinando, avvenuto il 24 maggio 1633. Nel 1654 inviò una supplica al capitolo della Fabbrica del duomo di Milano per poter presentare un progetto per il completamento della facciata. Perdute, o confuse nei materiali anonimi, le opere giovanili eseguite per esercizio nell'ambito dell'Accademia Ambrosiana, rimangono del G. una cinquantina di pitture a fresco o su tela, una sessantina di incisioni e una decina di disegni riconosciuti. I problemi di autografia sono numerosi, sia per l'esplicita fedeltà al Cerano per tutta la l'opera giovanile, sia per il confluire sotto il nome del Gherardini di buona parte delle produzione figurativa lombarda di pieno Seicento dal tono più o meno dichiaratamente ceranesco; d'altro canto l'ambiguità è già antica se fin dagli inventari coevi, come quello della collezione Monti, risultano come del Crespi opere sicuramente autografe dell'artista. L'attività di incisore del Gherardini è attestata fin dal 1630, a parte il dubbio Ritratto di Federico Borromeo, dalla serie di cinquanta stampe dei Capricci di varie figure: evidenti i rapporti, ai limiti del plagio, con J. Callot e S. Della Bella, ma anche l'eccentrica vivacità di queste figurine. Una serie di quattordici incisioni, note dagli esemplari della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, è preceduta da una dedica del 1636 a un cardinale principe, probabilmente Teodoro Trivulzio, all'apice della fama milanese. Le incisioni appaiono disomogenee con l'alternare soggetti bellici alla peste e al Convito del cardinale-infante, e rispondono probabilmente a un piano politico preciso dopo l'occupazione di Nördlingen da parte dell'esercito imperiale. S'inseriscono in quest'ottica le incisioni con l'Ingresso del cardinale-infante (1633) e le Feste per l'elezione di Ferdinando III (1637), ed è forse coevo il Corso di carrozze al Castello. In parallelo si pone la produzione per il cardinale Cesare Monti, arcivescovo di Milano, dall'Ingresso del 1635 ai Funerali del 1650, probabilmente autografi. Al nipote dell'arcivescovo, Giacomo Simonetta, è dedicato fin dal 1632 un Ritratto del Cerano, derivato dall'effigie realizzata dal Gherardini per i funerali del Cerano nel santuario dei Miracoli. L'attività di incisore di frontespizi è attestata dalla quarta decade della Storia milanese di Giuseppe Ripamonti, edita nel 1643.
|
Melchiorre GHERARDINI (Milano 1607 - 1668)
Zani (1822) registra almeno quindici varianti del cognome del pittore, che si firmava Girardini o Girardino; non pare attestato il cognome Rusca che gli è stato più volte attribuito; è antico il soprannome di Ceranino. Entrò assai presto nell'ambito di Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano. Nel 1632, alla morte del maestro, ne ereditò bottega e abitazione, dove risulta residente con la moglie nel 1633. È del 1637 una supplica al Consiglio generale di Milano per i pagamenti relativi a un'incisione con l'Ingresso del cardinale-infante Ferdinando, avvenuto il 24 maggio 1633. Nel 1654 inviò una supplica al capitolo della Fabbrica del duomo di Milano per poter presentare un progetto per il completamento della facciata. Perdute, o confuse nei materiali anonimi, le opere giovanili eseguite per esercizio nell'ambito dell'Accademia Ambrosiana, rimangono del G. una cinquantina di pitture a fresco o su tela, una sessantina di incisioni e una decina di disegni riconosciuti. I problemi di autografia sono numerosi, sia per l'esplicita fedeltà al Cerano per tutta la l'opera giovanile, sia per il confluire sotto il nome del Gherardini di buona parte delle produzione figurativa lombarda di pieno Seicento dal tono più o meno dichiaratamente ceranesco; d'altro canto l'ambiguità è già antica se fin dagli inventari coevi, come quello della collezione Monti, risultano come del Crespi opere sicuramente autografe dell'artista. L'attività di incisore del Gherardini è attestata fin dal 1630, a parte il dubbio Ritratto di Federico Borromeo, dalla serie di cinquanta stampe dei Capricci di varie figure: evidenti i rapporti, ai limiti del plagio, con J. Callot e S. Della Bella, ma anche l'eccentrica vivacità di queste figurine. Una serie di quattordici incisioni, note dagli esemplari della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, è preceduta da una dedica del 1636 a un cardinale principe, probabilmente Teodoro Trivulzio, all'apice della fama milanese. Le incisioni appaiono disomogenee con l'alternare soggetti bellici alla peste e al Convito del cardinale-infante, e rispondono probabilmente a un piano politico preciso dopo l'occupazione di Nördlingen da parte dell'esercito imperiale. S'inseriscono in quest'ottica le incisioni con l'Ingresso del cardinale-infante (1633) e le Feste per l'elezione di Ferdinando III (1637), ed è forse coevo il Corso di carrozze al Castello. In parallelo si pone la produzione per il cardinale Cesare Monti, arcivescovo di Milano, dall'Ingresso del 1635 ai Funerali del 1650, probabilmente autografi. Al nipote dell'arcivescovo, Giacomo Simonetta, è dedicato fin dal 1632 un Ritratto del Cerano, derivato dall'effigie realizzata dal Gherardini per i funerali del Cerano nel santuario dei Miracoli. L'attività di incisore di frontespizi è attestata dalla quarta decade della Storia milanese di Giuseppe Ripamonti, edita nel 1643.
|