Sansone e Dalila

Riferimento: S30475
Autore Giuseppe CALETTI
Anno: 1650 ca.
Misure: 150 x 130 mm
1.500,00 €

Riferimento: S30475
Autore Giuseppe CALETTI
Anno: 1650 ca.
Misure: 150 x 130 mm
1.500,00 €

Descrizione

Acquaforte e bulino, 1650 circa, monogrammato in lastra, in basso a sinistra I.C.F.

Splendida prova, impressa su carta vergata coeva, completa oltre la linea del margine, in ottimo stato di conservazione. Stato unico.

La scena raffigura il noto episodio biblico in cui Dalila, fatto addormentare Sansone sulle sue ginocchia, gli rade i capelli, privandolo così della sua forza leggendaria. Dietro la colonna, si scorgono dei Filistei con la spada, pronti a catturare Sansone.

La storia di Sansone, uno dei Giudici d’Israele ed eroe nazionale nella lotta contro i Filistei, si trova nella Bibbia, Antico Testamento, Giudici, dal capitolo 13 al 16.

Nato miracolosamente nella tribù di Dan, fu consacrato nazireo: in omaggio a tale consacrazione era obbligato a portare i capelli lunghi, e il segreto della sua forza, risiedente appunto nei capelli, sembra significare la fedeltà al voto. Si innamorò di Dalila, una filistea, pagata dal suo popolo per sedurlo e carpire il segreto della sua forza. Sansone cedette ingenuamente alla lusinghe della donna che, perfida, lo addormenta e gli taglia i capelli: così Sansone cade in potere dei Filistei, che lo accecano e lo mettono incatenato a girar la mola in Gaza. Passato molto tempo, l’eore è condotto dai Filistei ad allietare una festa al loro dio Dagon; ma nel frattempo i capelli sono ricresciuti e perciò la forza tornata, così fattosi condurre presso le due colonne principali del tempio di Dagon, le scrolla con tutta la sua forza, le abbatte e con essa atterra il tempio seppellendo fra le macerie sé stesso e gli spettatori Filistei, pronunciando le famose parole "Muoia Sansone con tutti i Filistei"

Soltanto l’espressione del volto di Dalila, e in particolare quella delle sue labbra, esprimono benissimo la spregiudicata malvagità della donna, in una posa altrimenti composta.

L’opera, già nell’800, era celebrata come la migliore tra le stampe intagliate dal Caletti.

Bellissimo esemplare di questa rarissima incisione.

Bibliografia

Bartsch, XX, 132, 4; Le Blanc, 4; TIB 44/20, 4.

Giuseppe CALETTI (Cremona 1595 – Ferrara 1660)

Pittore minore poco conosciuto, la cui biografia è incompleta, Giuseppe Caletti fu attivo a Ferrara dal 1630 circa fino alla sua morte, avvenuta nel 1660. È considerato uno dei pittori di quella città, anche se alcune sue stampe sono firmate "Ioseffo Cremonesi", sottintendendo che Cremona era la sua città di nascita. I suoi lavori migliori risalgono agli anni Trenta del Cinquecento, quando fu fortemente influenzato dal Guercino. Con i suoi colori dorati, la luminosità e le pennellate morbide, lo stile pittorico di Caletti riflette la sua ammirazione per i pittori veneziani del XVI secolo. La sua nostalgia per il passato si manifesta in piccole figure dai costumi romantici, spesso inserite in contesti paesaggistici naturalistici. Il ciclo narrativo della storia di Giovanni Battista, dipinto su diciassette piccoli pannelli orizzontali, è in linea con le opere del primo Rinascimento, ricordando i pannelli della predella del XV secolo. Anche l'approccio diretto ai suoi soggetti e le loro qualità sognanti e contemplative collegano Caletti al passato veneziano. In tempi moderni i suoi dipinti sono stati attribuiti a Tiziano, Giorgione e Dosso Dossi, e sembra probabile che ai suoi tempi le sue opere fossero intenzionalmente presentate come loro, realizzate per un mercato antiquario sorto per soddisfare le richieste dei collezionisti di pittura veneziana antica. Caletti realizzò una ventina di incisioni in uno stile deliziosamente personale e facilmente riconoscibile. Il disegno piumoso di queste stampe e dei suoi disegni ricorda da vicino quello del suo contemporaneo, Guercino, originario di Cento, non lontano da Ferrara. Anche i dipinti di Caletti sono stati confusi con quelli di Guercino. I soggetti duri dell'artista sembrano talvolta in contrasto con il suo stile pittorico luminoso e il suo stato d'animo innocente. Un tema comunemente rappresentato è la storia di Davide e Golia; uno storico ferrarese del XIX secolo affermò di aver visto più di trenta dipinti di questo soggetto. Non c'è una Madonna con Bambino tra le incisioni di Caletti, ma i soggetti del Vecchio Testamento che rappresentano il tema della disfatta sono frequenti in stampe come Sansone e Dalila (Bartsch 4), Giuditta con la testa di Oloferne e tre versioni di Davide con la testa di Golia. Una delle stampe più comuni di Caletti è il San Rocco infetto dalla peste. Tra i soggetti di genere figurano una pudica bagnante nuda intravista di spalle, un giovane dalla barba corta che guarda da dietro un grande berretto (forse un autoritratto) e un cappello a tesa larga che nasconde un volto. Per le sue figure, Caletti ha fornito ambientazioni paesaggistiche economiche ma artistiche: un albero ben disegnato, una nuvola dalla forma interessante, un gruppo di torri o un edificio riflesso sulla superficie di un lago o di un fiume. Fu anche un pittore di paesaggi. Sono rare le buone impressioni delle sue incisioni, poiché le lastre erano di solito con una morsura leggera, poco chiaroscuro e spesso erano stampate in modo un po' secco. Il San Rocco è un'eccezione e viene stampato con forza anche nella versione più tarda, dove il nome del santo è inciso in basso in modo deciso, dando alla stampa l'aspetto di un'immagine devozionale popolare. Le incisioni di Caletti assomigliano a piccoli schizzi a penna e inchiostro, e il coinvolgimento dell'artista nell'atto del disegnare è testimoniato da una serie di tavole destinate a servire da modelli per l'insegnamento del disegno. Per la loro schiettezza, umanità e dolce umorismo, le acqueforti di Caletti rimangono ancora affascinanti oggi.

Bibliografia

Bartsch, XX, 132, 4; Le Blanc, 4; TIB 44/20, 4.

Giuseppe CALETTI (Cremona 1595 – Ferrara 1660)

Pittore minore poco conosciuto, la cui biografia è incompleta, Giuseppe Caletti fu attivo a Ferrara dal 1630 circa fino alla sua morte, avvenuta nel 1660. È considerato uno dei pittori di quella città, anche se alcune sue stampe sono firmate "Ioseffo Cremonesi", sottintendendo che Cremona era la sua città di nascita. I suoi lavori migliori risalgono agli anni Trenta del Cinquecento, quando fu fortemente influenzato dal Guercino. Con i suoi colori dorati, la luminosità e le pennellate morbide, lo stile pittorico di Caletti riflette la sua ammirazione per i pittori veneziani del XVI secolo. La sua nostalgia per il passato si manifesta in piccole figure dai costumi romantici, spesso inserite in contesti paesaggistici naturalistici. Il ciclo narrativo della storia di Giovanni Battista, dipinto su diciassette piccoli pannelli orizzontali, è in linea con le opere del primo Rinascimento, ricordando i pannelli della predella del XV secolo. Anche l'approccio diretto ai suoi soggetti e le loro qualità sognanti e contemplative collegano Caletti al passato veneziano. In tempi moderni i suoi dipinti sono stati attribuiti a Tiziano, Giorgione e Dosso Dossi, e sembra probabile che ai suoi tempi le sue opere fossero intenzionalmente presentate come loro, realizzate per un mercato antiquario sorto per soddisfare le richieste dei collezionisti di pittura veneziana antica. Caletti realizzò una ventina di incisioni in uno stile deliziosamente personale e facilmente riconoscibile. Il disegno piumoso di queste stampe e dei suoi disegni ricorda da vicino quello del suo contemporaneo, Guercino, originario di Cento, non lontano da Ferrara. Anche i dipinti di Caletti sono stati confusi con quelli di Guercino. I soggetti duri dell'artista sembrano talvolta in contrasto con il suo stile pittorico luminoso e il suo stato d'animo innocente. Un tema comunemente rappresentato è la storia di Davide e Golia; uno storico ferrarese del XIX secolo affermò di aver visto più di trenta dipinti di questo soggetto. Non c'è una Madonna con Bambino tra le incisioni di Caletti, ma i soggetti del Vecchio Testamento che rappresentano il tema della disfatta sono frequenti in stampe come Sansone e Dalila (Bartsch 4), Giuditta con la testa di Oloferne e tre versioni di Davide con la testa di Golia. Una delle stampe più comuni di Caletti è il San Rocco infetto dalla peste. Tra i soggetti di genere figurano una pudica bagnante nuda intravista di spalle, un giovane dalla barba corta che guarda da dietro un grande berretto (forse un autoritratto) e un cappello a tesa larga che nasconde un volto. Per le sue figure, Caletti ha fornito ambientazioni paesaggistiche economiche ma artistiche: un albero ben disegnato, una nuvola dalla forma interessante, un gruppo di torri o un edificio riflesso sulla superficie di un lago o di un fiume. Fu anche un pittore di paesaggi. Sono rare le buone impressioni delle sue incisioni, poiché le lastre erano di solito con una morsura leggera, poco chiaroscuro e spesso erano stampate in modo un po' secco. Il San Rocco è un'eccezione e viene stampato con forza anche nella versione più tarda, dove il nome del santo è inciso in basso in modo deciso, dando alla stampa l'aspetto di un'immagine devozionale popolare. Le incisioni di Caletti assomigliano a piccoli schizzi a penna e inchiostro, e il coinvolgimento dell'artista nell'atto del disegnare è testimoniato da una serie di tavole destinate a servire da modelli per l'insegnamento del disegno. Per la loro schiettezza, umanità e dolce umorismo, le acqueforti di Caletti rimangono ancora affascinanti oggi.