Labano cerca i suoi idoli

Riferimento: S37093
Autore Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto"
Anno: 1640 ca.
Misure: 332 x 250 mm
1.300,00 €

Riferimento: S37093
Autore Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto"
Anno: 1640 ca.
Misure: 332 x 250 mm
1.300,00 €

Descrizione

Acquaforte, 1635 – 1640 circa, firmata in lastra in basso a sinistra, 'GIO BENEDETTO Castiglione GENOVESE'. Esemplare del secondo stato di quattro, che mostra, in alto a destra, una linea nera di circa un cm.

Ottima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata alla linea marginale, in ottimo stato di conservazione.

La scena è tratta dal libro della Genesi (XXXI, 33 -35) e raffigura Labano mentre cerca dentro un baule i suoi idoli, che la figlia Rachele aveva rubato, prima di fuggire con Giacobbe. Rachele è raffigurata seduta, con accanto il figlio; Giacobbe è in piedi a sinistra.

Secondo Bellini, l’influenza di Poussin suggerisce una datazione tra 1635 -1640, mentre la nitidezza delle linee ricorda lo stile di Pietro Testa.

Un disegno dello stesso soggetto, ma con variazioni, forse un parziale studio preparatorio per questa incisione, è conservato nella National Gallery of Scotland, a Edimburgo, inv. n. D 700.

Bibliografia

Bartsch XXI.11.4; Bellini in TIB 1985, 4602.004.S2.

Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)

L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.

Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)

L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.