La zuffa
Riferimento: | S37768 |
Autore | Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" |
Anno: | 1660 ca. |
Misure: | 208 x 183 mm |
Riferimento: | S37768 |
Autore | Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" |
Anno: | 1660 ca. |
Misure: | 208 x 183 mm |
Descrizione
Acquaforte, 1660 circa, priva di iscrizioni. Stato unico.
Splendida prova, impressa su carta vergata coeva, ampi margini bianchi, in eccellente stato di conservazione. Timbro di collezione non leggibile.
P. Bellini (TIB 4602.080): L'attribuzione di questo lavoro è stata a lungo controversa. Huber, Gori Gandellini, Heinecken e De Angelis credevano che fosse di Castiglione, ma i cataloghi più recenti di Bartsch, Nagler e Percy lo hanno escluso dall'opera di Castiglione. L'inclusione del lavoro nella lista di incisioni di Castiglione nell’Indice delle stampe. della stamperia di Domenico De Rossi in Roma del 1705 (p. 44) è una ragione plausibile per la sua attribuzione all'artista. Ciò spiega anche la presenza della lastra nella Calcografia Nazionale di Roma (inv. 372), dove sono conservati un gran numero di lastre che appartenevano in precedenza a De Rossi. Ubaldo Meroni, tuttavia, osserva che questo lavoro non può essere quello citato nell'Indice De Rosi perché appare "in mezzo foglio reale" (vedi Lettere e altri documenti ... 1978, vol. VIII, p. 31).
Un disegno che assomiglia a questa incisione nello stile, e che ne fu probabilmente il suo complemento, fu venduto a Milano nel 1977 (vd Disegni dal XV al XVIII secolo, galleria "Il gabinetto delle stampe", catalogo di vendita, 28 novembre 1977, n. 28). L'iscrizione Benedicte Castiglioni fecit appare nella parte inferiore sinistra del foglio. Una stampa con un soggetto simile (una zuffa in una taverna) fu incisa, sul finire del XVIII sec, da Gaetano Gandolfi”
Bibliografia
Bellini, in TIB 4302.080; Heinecken 29; Huber, Winckler, 497; Indice De Rossi 1705, p. 44
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Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)
L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.
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Bibliografia
Bellini, in TIB 4302.080; Heinecken 29; Huber, Winckler, 497; Indice De Rossi 1705, p. 44
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Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)
L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.
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