Ritratto di Albrecht Dürer nel suo 56° anno

Riferimento: S30426
Autore Andrea ANDREANI
Anno: 1588
Misure: 260 x 300 mm
1.800,00 €

Riferimento: S30426
Autore Andrea ANDREANI
Anno: 1588
Misure: 260 x 300 mm
1.800,00 €

Descrizione

Xilografia, 1588, titolata in alto Albrecht Dürer Conterfeyt im seinem altter des LVI. Jares, firmata e datata in basso 'Al mio C.C.MGio ... / Mantoano ha intagliato l'anno MCLXXXVIII in Siena'.

Busto di profilo a sinistra, basato sulla medaglia di Mathes Gebel, per la prima volta tradotta a stampa da Erhard Schoen.


La medaglia fu probabilmente emessa per la prima volta poco dopo la morte di Dürer, in risposta alla richiesta di ritratti di quest'ultimo. Una prima versione a stampa del ritratto del Maestro, intagliata da Erhard Schoen, viene stata stampata intorno al 1550 da Hans Glaser a Norimberga, corredata da una poesia elogiativa aggiuntiva del "Meistersinger" Hans Sachs (1494-1576), che menziona l’alta stima di cui Dürer godeva presso principi e signori vicini e lontani, nonché l'importanza della sua opera per gli artisti e gli artigiani della metà del XVI secolo ("Des wardt er bey Fürsten und Herren /Ehrlich gehalten nach und ferren / Und bey all künstlich weckleuten / Die noch sein kunst loben und deuten"); inoltre riporta erroneamente la data di morte come 6 maggio anziché 6 aprile. Solo nel corso del XVI secolo, il ritratto a stampa di Dürer conobbe almeno otto ristampe e cinque copie.

In questa copia della stampa di Schön, Andrea Andreani ha aggiunto il monogramma di Dürer e il suo stemma in scudi araldici negli angoli superiori della stampa, firmandola con il monogramma AA a imitazione di quello di Dürer. Il testo tedesco in caratteri gotici in alto, Albrecht Dürer Conterfeyt im seinem altter des LVI. Jares  (Ritratto di Albrecht Dürer nel suo 56° anno), e la dedica italiana in basso firmata Andrea Andreani da Mantova ha inciso questa stampa nel 1588 a Siena, conferiscono alla stampa un'atmosfera ovviamente reverenziale.

Andreani fu un disegnatore di xilografie e stampatore italiano che si specializzò nella produzione di stampe a chiaroscuro nella seconda metà del XVI secolo. Quest’opera, ritratto del maestro di Norimberga, è relativa al suo breve periodo senese; è possibile che si tratti di un intaglio di scuola tedesca che l’Andreani corregge e stampa, aggiungendo la dedica al pittore Pietro Tranquilli. Le opere di Dürer, in particolare le sue stampe religiose, furono immensamente popolari e ampiamente copiate in Italia nel Cinquecento.


Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con piccoli margini oltre la linea marginale, lieve restauro al margine laterale sinistro, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

G. Bartrum, 'Albrecht Dürer and his Legacy', exh cat. London, British Museum, 2002-3, n.13; Hollstein 156 (After Erhard Schoen, copy b).

Andrea ANDREANI (Mantova 1546 – 1623)

Intagliatore e stampatore italiano. Lavorò a Firenze nel 1584-5, dal 1586 a Siena e nel 1590 ritorna nella sua città natale, Mantova, dove stabilisce il suo studio. Andreani utilizzò l'incisione di riproduzione a chiaroscuro, molto di moda al tempo, ottenendo ottimi risultati: amava stampare con più legni sovrapposti in maniera complementare, in un modo che partecipa più del camaieu nordico "a contorni chiusi" che non del chiaroscuro di Ugo da Carpi "a contorni aperti". La sua opera grafica comprende circa quaranta lavori. La tecnica del chiaroscuro è particolarmente difficile nell' esecuzione, ed è per questo che ha trovato nella storia dell'arte grafica pochi seguaci. L'artista mantovano ne è certamente fra i maggiori esponenti. Riprodusse disegni di vari artisti su vari supporti con estrema fedeltà: si ispirò, ad esempio a Domenico Beccafumi e ai suoi pavimenti con disegni intarsiati nella Cattedrale di Siena, tre stampe si ispirano invece alla scultura marmorea del Giambologna, il Ratto delle Sabine (Firenze, Loggia Lanzi); nel 1585 realizzò delle stampe ispirandosi ai dipinti e i disegni sfumati di Jacopo Ligozzi e nel 1591-2 ne realizzò altre rifacendosi a Alessandro Casolani (1552-1608). La sua ammirazione per le xilografie della scuola di Tiziano è palese nelle sue copie del Trionfo della Fede (l’unica opera pubblicata a Roma, 1600 circa) e il Faraone che attraversa il Mar Rosso (Siena, 1589) e nella sua tendenza a realizzare grandi stampe, composte da più fogli legati insieme. Era solito usare quattro blocchi di chiaroscuro che si sovrapponevano; i suoi progetti più ambiziosi rimangono quelli composti da 40-50 blocchi, come il Sacrificio di Isacco (1586), ripreso da un pavimento del Baccafumi, la Deposizione (1595), tratto da un dipinto di Casolani a San Quirico a Siena, e il Trionfo di Cesare (1598-9), ispiratosi ai disegni di Bernardo Malpizzi, a sua volta influenzato dai cartoni del Mantegna (Londra, Hampton Court, Collezione Reale). Il fatto che Andreani dedicasse le sue stampe a molte persone, come si evince dalle iscrizioni sulle sue stesse opere, suggerisce che avesse difficoltà a trovare un mecenate unico, sebbene per un breve periodo abbia beneficiato della benevolenza dei Gonzaga. Questa difficoltà con i mecenati senza dubbio è alla base del fatto che, molto spesso, egli ristampasse e, laddove fosse richiesto, intagliasse vecchi blocchi acquistati da Niccolò Vicentino.

Andrea ANDREANI (Mantova 1546 – 1623)

Intagliatore e stampatore italiano. Lavorò a Firenze nel 1584-5, dal 1586 a Siena e nel 1590 ritorna nella sua città natale, Mantova, dove stabilisce il suo studio. Andreani utilizzò l'incisione di riproduzione a chiaroscuro, molto di moda al tempo, ottenendo ottimi risultati: amava stampare con più legni sovrapposti in maniera complementare, in un modo che partecipa più del camaieu nordico "a contorni chiusi" che non del chiaroscuro di Ugo da Carpi "a contorni aperti". La sua opera grafica comprende circa quaranta lavori. La tecnica del chiaroscuro è particolarmente difficile nell' esecuzione, ed è per questo che ha trovato nella storia dell'arte grafica pochi seguaci. L'artista mantovano ne è certamente fra i maggiori esponenti. Riprodusse disegni di vari artisti su vari supporti con estrema fedeltà: si ispirò, ad esempio a Domenico Beccafumi e ai suoi pavimenti con disegni intarsiati nella Cattedrale di Siena, tre stampe si ispirano invece alla scultura marmorea del Giambologna, il Ratto delle Sabine (Firenze, Loggia Lanzi); nel 1585 realizzò delle stampe ispirandosi ai dipinti e i disegni sfumati di Jacopo Ligozzi e nel 1591-2 ne realizzò altre rifacendosi a Alessandro Casolani (1552-1608). La sua ammirazione per le xilografie della scuola di Tiziano è palese nelle sue copie del Trionfo della Fede (l’unica opera pubblicata a Roma, 1600 circa) e il Faraone che attraversa il Mar Rosso (Siena, 1589) e nella sua tendenza a realizzare grandi stampe, composte da più fogli legati insieme. Era solito usare quattro blocchi di chiaroscuro che si sovrapponevano; i suoi progetti più ambiziosi rimangono quelli composti da 40-50 blocchi, come il Sacrificio di Isacco (1586), ripreso da un pavimento del Baccafumi, la Deposizione (1595), tratto da un dipinto di Casolani a San Quirico a Siena, e il Trionfo di Cesare (1598-9), ispiratosi ai disegni di Bernardo Malpizzi, a sua volta influenzato dai cartoni del Mantegna (Londra, Hampton Court, Collezione Reale). Il fatto che Andreani dedicasse le sue stampe a molte persone, come si evince dalle iscrizioni sulle sue stesse opere, suggerisce che avesse difficoltà a trovare un mecenate unico, sebbene per un breve periodo abbia beneficiato della benevolenza dei Gonzaga. Questa difficoltà con i mecenati senza dubbio è alla base del fatto che, molto spesso, egli ristampasse e, laddove fosse richiesto, intagliasse vecchi blocchi acquistati da Niccolò Vicentino.