Adorazione dei Magi
Riferimento: | S45338 |
Autore | Andrea ANDREANI |
Anno: | 1580 ca. |
Misure: | 270 x 380 mm |
Riferimento: | S45338 |
Autore | Andrea ANDREANI |
Anno: | 1580 ca. |
Misure: | 270 x 380 mm |
Descrizione
Xilografia a chiaroscuro, circa 1580, da tre blocchi di colore verde, giallo e nero, con dicitura in basso al centro "Luuin inv.". Da un soggetto di Aurelio Luini (1530-1593).
Bella impressione su carta vergata coeva con filigrana "sole", rifilata al margine, in buono stato di conservazione.
Opera non firmata e relativamente ignorata dalla letteratura, viene assegnata all’Andreani nei principali repertori e cataloghi dei musei. Non è certa la derivazione, dedotta dall’iscrizione presente nell’intaglio.
Sebbene, si sostenga che derivi dal dipinto di Aurelio Luini, l’iscrizione potrebbe riferirsi al padre Bernardino (1480-1532).
“Il Luvin inv. che si legge in una stampa a quattro legni descritta dal Bartsch (II, n. 4) deve riferirsi evidentemente, come lo stesso Bartsch suppone, a Bernardino Luini; ma nulla ci autorizza ad affermare che l'incisione, senza firma d'intagliatore, sia stata eseguita dall'Andreani., il quale aveva l'abitudine di sottoscriversi sempre con grande evidenza” (cfr. Alfredo Petrucci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3).
Andreani utilizzò l'incisione di riproduzione a chiaroscuro, molto di moda al tempo, ottenendo ottimi risultati: amava stampare con più legni sovrapposti in maniera complementare, in un modo che partecipa più del camaieu nordico "a contorni chiusi" che non del chiaroscuro di Ugo da Carpi "a contorni aperti". La sua opera grafica comprende circa quaranta lavori. La tecnica del chiaroscuro è particolarmente difficile nell' esecuzione, ed è per questo che ha trovato nella storia dell'arte grafica pochi seguaci. L'artista mantovano ne è certamente fra i maggiori esponenti.
Lavorò a Firenze nel 1584-5, dal 1586 a Siena e nel 1590 ritorna nella sua città natale, Mantova, dove stabilisce il suo studio. Riprodusse disegni di vari artisti su vari supporti con estrema fedeltà: si ispirò, ad esempio a Domenico Beccafumi e ai suoi pavimenti con disegni intarsiati nella Cattedrale di Siena, tre stampe si ispirano invece alla scultura marmorea del Giambologna, il Ratto delle Sabine (Firenze, Loggia Lanzi); nel 1585 realizzò delle stampe ispirandosi ai dipinti e i disegni sfumati di Jacopo Ligozzi e nel 1591-2 ne realizzò altre rifacendosi a Alessandro Casolani (1552-1608). La sua ammirazione per le xilografie della scuola di Tiziano è palese nelle sue copie del Trionfo della Fede (l’unica opera pubblicata a Roma, 1600 circa) e il Faraone che attraversa il Mar Rosso (Siena, 1589) e nella sua tendenza a realizzare grandi stampe, composte da più fogli legati insieme. Era solito usare quattro blocchi di chiaroscuro che si sovrapponevano; i suoi progetti più ambiziosi rimangono quelli composti da 40-50 blocchi, come il Sacrificio di Isacco (1586), ripreso da un pavimento del Baccafumi, la Deposizione (1595), tratto da un dipinto di Casolani a San Quirico a Siena, e il Trionfo di Cesare (1598-9), ispiratosi ai disegni di Bernardo Malpizzi, a sua volta influenzato dai cartoni del Mantegna (Londra, Hampton Court, Collezione Reale). Il fatto che Andreani dedicasse le sue stampe a molte persone, come si evince dalle iscrizioni sulle sue stesse opere, suggerisce che avesse difficoltà a trovare un mecenate unico, sebbene per un breve periodo abbia beneficiato della benevolenza dei Gonzaga. Questa difficoltà con i mecenati senza dubbio è alla base del fatto che, molto spesso, egli ristampasse e, laddove fosse richiesto, intagliasse vecchi blocchi acquistati da Niccolò Vicentino.
Bibliografia
Bartsch, Le Peintre graveur, XII.30.4; Alfredo Petrucci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3); Jamie Gabbarelli, Andrea Andreani c. 1580 – 1610, in Naoko Takahatake, 'The chiaroscuro woodcut in Renaisssance Italy', Los Angeles 2018, pp. 222-255; B. Barryte, Myth, Allegory and Faith. The Kirk Edward Long Collection of Mannerist Prints, Cinisello Balsamo, 2015, n. 153.
Andrea ANDREANI (Mantova 1546 – 1623)
Intagliatore e stampatore italiano. Lavorò a Firenze nel 1584-5, dal 1586 a Siena e nel 1590 ritorna nella sua città natale, Mantova, dove stabilisce il suo studio.
Andreani utilizzò l'incisione di riproduzione a chiaroscuro, molto di moda al tempo, ottenendo ottimi risultati: amava stampare con più legni sovrapposti in maniera complementare, in un modo che partecipa più del camaieu nordico "a contorni chiusi" che non del chiaroscuro di Ugo da Carpi "a contorni aperti". La sua opera grafica comprende circa quaranta lavori. La tecnica del chiaroscuro è particolarmente difficile nell' esecuzione, ed è per questo che ha trovato nella storia dell'arte grafica pochi seguaci. L'artista mantovano ne è certamente fra i maggiori esponenti. Riprodusse disegni di vari artisti su vari supporti con estrema fedeltà: si ispirò, ad esempio a Domenico Beccafumi e ai suoi pavimenti con disegni intarsiati nella Cattedrale di Siena, tre stampe si ispirano invece alla scultura marmorea del Giambologna, il Ratto delle Sabine (Firenze, Loggia Lanzi); nel 1585 realizzò delle stampe ispirandosi ai dipinti e i disegni sfumati di Jacopo Ligozzi e nel 1591-2 ne realizzò altre rifacendosi a Alessandro Casolani (1552-1608). La sua ammirazione per le xilografie della scuola di Tiziano è palese nelle sue copie del Trionfo della Fede (l’unica opera pubblicata a Roma, 1600 circa) e il Faraone che attraversa il Mar Rosso (Siena, 1589) e nella sua tendenza a realizzare grandi stampe, composte da più fogli legati insieme. Era solito usare quattro blocchi di chiaroscuro che si sovrapponevano; i suoi progetti più ambiziosi rimangono quelli composti da 40-50 blocchi, come il Sacrificio di Isacco (1586), ripreso da un pavimento del Baccafumi, la Deposizione (1595), tratto da un dipinto di Casolani a San Quirico a Siena, e il Trionfo di Cesare (1598-9), ispiratosi ai disegni di Bernardo Malpizzi, a sua volta influenzato dai cartoni del Mantegna (Londra, Hampton Court, Collezione Reale). Il fatto che Andreani dedicasse le sue stampe a molte persone, come si evince dalle iscrizioni sulle sue stesse opere, suggerisce che avesse difficoltà a trovare un mecenate unico, sebbene per un breve periodo abbia beneficiato della benevolenza dei Gonzaga. Questa difficoltà con i mecenati senza dubbio è alla base del fatto che, molto spesso, egli ristampasse e, laddove fosse richiesto, intagliasse vecchi blocchi acquistati da Niccolò Vicentino.
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Andrea ANDREANI (Mantova 1546 – 1623)
Intagliatore e stampatore italiano. Lavorò a Firenze nel 1584-5, dal 1586 a Siena e nel 1590 ritorna nella sua città natale, Mantova, dove stabilisce il suo studio.
Andreani utilizzò l'incisione di riproduzione a chiaroscuro, molto di moda al tempo, ottenendo ottimi risultati: amava stampare con più legni sovrapposti in maniera complementare, in un modo che partecipa più del camaieu nordico "a contorni chiusi" che non del chiaroscuro di Ugo da Carpi "a contorni aperti". La sua opera grafica comprende circa quaranta lavori. La tecnica del chiaroscuro è particolarmente difficile nell' esecuzione, ed è per questo che ha trovato nella storia dell'arte grafica pochi seguaci. L'artista mantovano ne è certamente fra i maggiori esponenti. Riprodusse disegni di vari artisti su vari supporti con estrema fedeltà: si ispirò, ad esempio a Domenico Beccafumi e ai suoi pavimenti con disegni intarsiati nella Cattedrale di Siena, tre stampe si ispirano invece alla scultura marmorea del Giambologna, il Ratto delle Sabine (Firenze, Loggia Lanzi); nel 1585 realizzò delle stampe ispirandosi ai dipinti e i disegni sfumati di Jacopo Ligozzi e nel 1591-2 ne realizzò altre rifacendosi a Alessandro Casolani (1552-1608). La sua ammirazione per le xilografie della scuola di Tiziano è palese nelle sue copie del Trionfo della Fede (l’unica opera pubblicata a Roma, 1600 circa) e il Faraone che attraversa il Mar Rosso (Siena, 1589) e nella sua tendenza a realizzare grandi stampe, composte da più fogli legati insieme. Era solito usare quattro blocchi di chiaroscuro che si sovrapponevano; i suoi progetti più ambiziosi rimangono quelli composti da 40-50 blocchi, come il Sacrificio di Isacco (1586), ripreso da un pavimento del Baccafumi, la Deposizione (1595), tratto da un dipinto di Casolani a San Quirico a Siena, e il Trionfo di Cesare (1598-9), ispiratosi ai disegni di Bernardo Malpizzi, a sua volta influenzato dai cartoni del Mantegna (Londra, Hampton Court, Collezione Reale). Il fatto che Andreani dedicasse le sue stampe a molte persone, come si evince dalle iscrizioni sulle sue stesse opere, suggerisce che avesse difficoltà a trovare un mecenate unico, sebbene per un breve periodo abbia beneficiato della benevolenza dei Gonzaga. Questa difficoltà con i mecenati senza dubbio è alla base del fatto che, molto spesso, egli ristampasse e, laddove fosse richiesto, intagliasse vecchi blocchi acquistati da Niccolò Vicentino.
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