I cinque fiumi
Riferimento: | S25422 |
Autore | Salvator ROSA |
Anno: | 1650 ca. |
Misure: | 210 x 94 mm |
Riferimento: | S25422 |
Autore | Salvator ROSA |
Anno: | 1650 ca. |
Misure: | 210 x 94 mm |
Descrizione
Coppia di incisioni all’acquaforte e puntasecca, circa 1650/60, monogrammate in lastra in basso a destra ed a sinistra rispettivamente.
Stato unico. Bellissime prove, impresse su carta vergata coeva priva di filigrana, con sottili margini, in ottimo stato di conservazione.
Le due stampe documentano la capacità del Rosa di ricreare un’atmosfera da favola ellenistica, dove le divinità mitologiche sono rappresentate in perfetto equilibrio con la natura circostante.
Rotili ritiene che le opere siano databili intorno al 1651/6, sostenendo che simboleggino i fiumi dei quattro continenti, in analogia con la Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona realizzata da Gian Lorenzo Bernini, 1648/51.
Bibliografia
Bartsch 15&16; Rotili 16 & 17; Wallace 96 & 97; Massari, Tra Mito ed Allegoria, p. 438, 163 & 164; Costamagna, Incisori Napoletani del’600, 63 & 64.
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Salvator ROSA (Napoli 1615 - Roma 1673)
Analogamente al Testa, al Castiglione e al Della Bella, Salvator Rosa sentì l’incisione come il mezzo tecnico più adatto ad esprimere il suo linguaggio espressivo ed infatti, insieme agli artisti sopra citati, è da considerarsi un protagonista della storia dell’incisione italiana del '600. Esponente di una vasta cultura eclettica, i suoi molteplici interessi figurativi avevano come poli il classicismo carraccesco, il naturalismo del Ribera, la pittura romana contemporanea e il mondo antico.
Da quest’ultimo in particolare il Rosa sembra trarre spunto per le sue colte composizioni incise che, come già nel Testa, si ricollegano alle tematiche care alla filosofia stoica, glorificando le virtù con allegorie assai complesse e costruite. A questo aspetto va aggiunto anche l’interesse per il mondo esoterico che gli ispirò composizioni negromantiche in pitture.
La sua grande abilità tecnica e la padronanza del mezzo incisorio all’acquaforte hanno fatto sì che le stampe di Salvator Rosa venissero apprezzate sin dall’antichità, copiate e ricercate da collezionisti e mercanti.
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Bibliografia
Bartsch 15&16; Rotili 16 & 17; Wallace 96 & 97; Massari, Tra Mito ed Allegoria, p. 438, 163 & 164; Costamagna, Incisori Napoletani del’600, 63 & 64.
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Salvator ROSA (Napoli 1615 - Roma 1673)
Analogamente al Testa, al Castiglione e al Della Bella, Salvator Rosa sentì l’incisione come il mezzo tecnico più adatto ad esprimere il suo linguaggio espressivo ed infatti, insieme agli artisti sopra citati, è da considerarsi un protagonista della storia dell’incisione italiana del '600. Esponente di una vasta cultura eclettica, i suoi molteplici interessi figurativi avevano come poli il classicismo carraccesco, il naturalismo del Ribera, la pittura romana contemporanea e il mondo antico.
Da quest’ultimo in particolare il Rosa sembra trarre spunto per le sue colte composizioni incise che, come già nel Testa, si ricollegano alle tematiche care alla filosofia stoica, glorificando le virtù con allegorie assai complesse e costruite. A questo aspetto va aggiunto anche l’interesse per il mondo esoterico che gli ispirò composizioni negromantiche in pitture.
La sua grande abilità tecnica e la padronanza del mezzo incisorio all’acquaforte hanno fatto sì che le stampe di Salvator Rosa venissero apprezzate sin dall’antichità, copiate e ricercate da collezionisti e mercanti.
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