Diogene getta via la scodella
Riferimento: | S35661 |
Autore | Salvator ROSA |
Anno: | 1662 |
Misure: | 273 x 455 mm |
Riferimento: | S35661 |
Autore | Salvator ROSA |
Anno: | 1662 |
Misure: | 273 x 455 mm |
Descrizione
Acquaforte, 1662, fimata in lastra nel cartiglio in basso a sinistra “Salvator Rosa Inv Scul”.
Nel cartiglio, anche il soggetto in latino “Diogenes adolescentem manu bibentem intuitus Scyphum proijcit”
Esemplare nel primo stato di due, avanti le aggiunte a puntasecca.
Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio con giglio”, rifilata in prossimità della linea marginale, sottili margini, in eccellente stato conservativo.
L’incisione traduce, in controparte, un dipinto dello stesso Salvator Rosa, realizzato nel 1651 e oggi conservato a Copenaghen, presso la National Gallery of Denmark.
Il filosofo greco Diogene occupa il centro della composizione. Nella sua destra tiene una coppa, mentre con la sinistra indica a un gruppo di uomini un adolescente inginocchiato a bere dalla sua mano l’acqua del ruscello.
Diogene di Sinope fu il primo filosofo ad essere definito cinico ("kynikos": greco per "canino, simile al cane"), e come tale, vivea "come un cane", cioè senza beni materiali. La tazza per bere era uno dei pochi oggetti rimasti, e ora, ispirato all'esempio del ragazzo, si accorge e mostra agli astanti quanto anche questo utensile questo sia superfluo e la getta via.
Unidici anni dopo il dipinto, nel 1662, Salvator Rosa riprese il tema di Diogene, a lui caro, realizzando questa lastra e l’altra che fa da pendant “Democrito”
L’episodio di Diogene che getta via la scodella è uno dei tanti raccontati da Diogene Laerzio, ma si ritrova anche in una lettera apocrifa di Diogene a Krates.
Bibliografia
Bartsch, XX, n. 5; Le Blanc, n. 17; Rotili, p. 214 n. 97; TIB, 45, p. 339, n. 5; Incisori napoletani, pp. 148-149, n. 148; Salvator Rosa tra mito e magia', (2008), n. 7; Rosa – Rame…, (2014), p. 211 n. 89; Tra Mito e Allegoria, pp. 450-451 n. 172.
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Salvator ROSA (Napoli 1615 - Roma 1673)
Analogamente al Testa, al Castiglione e al Della Bella, Salvator Rosa sentì l’incisione come il mezzo tecnico più adatto ad esprimere il suo linguaggio espressivo ed infatti, insieme agli artisti sopra citati, è da considerarsi un protagonista della storia dell’incisione italiana del '600. Esponente di una vasta cultura eclettica, i suoi molteplici interessi figurativi avevano come poli il classicismo carraccesco, il naturalismo del Ribera, la pittura romana contemporanea e il mondo antico.
Da quest’ultimo in particolare il Rosa sembra trarre spunto per le sue colte composizioni incise che, come già nel Testa, si ricollegano alle tematiche care alla filosofia stoica, glorificando le virtù con allegorie assai complesse e costruite. A questo aspetto va aggiunto anche l’interesse per il mondo esoterico che gli ispirò composizioni negromantiche in pitture.
La sua grande abilità tecnica e la padronanza del mezzo incisorio all’acquaforte hanno fatto sì che le stampe di Salvator Rosa venissero apprezzate sin dall’antichità, copiate e ricercate da collezionisti e mercanti.
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Bibliografia
Bartsch, XX, n. 5; Le Blanc, n. 17; Rotili, p. 214 n. 97; TIB, 45, p. 339, n. 5; Incisori napoletani, pp. 148-149, n. 148; Salvator Rosa tra mito e magia', (2008), n. 7; Rosa – Rame…, (2014), p. 211 n. 89; Tra Mito e Allegoria, pp. 450-451 n. 172.
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Salvator ROSA (Napoli 1615 - Roma 1673)
Analogamente al Testa, al Castiglione e al Della Bella, Salvator Rosa sentì l’incisione come il mezzo tecnico più adatto ad esprimere il suo linguaggio espressivo ed infatti, insieme agli artisti sopra citati, è da considerarsi un protagonista della storia dell’incisione italiana del '600. Esponente di una vasta cultura eclettica, i suoi molteplici interessi figurativi avevano come poli il classicismo carraccesco, il naturalismo del Ribera, la pittura romana contemporanea e il mondo antico.
Da quest’ultimo in particolare il Rosa sembra trarre spunto per le sue colte composizioni incise che, come già nel Testa, si ricollegano alle tematiche care alla filosofia stoica, glorificando le virtù con allegorie assai complesse e costruite. A questo aspetto va aggiunto anche l’interesse per il mondo esoterico che gli ispirò composizioni negromantiche in pitture.
La sua grande abilità tecnica e la padronanza del mezzo incisorio all’acquaforte hanno fatto sì che le stampe di Salvator Rosa venissero apprezzate sin dall’antichità, copiate e ricercate da collezionisti e mercanti.
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