Paesaggio fluviale

Riferimento: S42686
Autore Etienne DUPERAC
Anno: 1559 ca.
Misure: 374 x 242 mm
2.500,00 €

Riferimento: S42686
Autore Etienne DUPERAC
Anno: 1559 ca.
Misure: 374 x 242 mm
2.500,00 €

Descrizione

Acquaforte, 1559 circa, firmata in lastra in basso a destra con le iniziali D.B.

Molto controversa la storia di questa incisione, che attribuiamo per chiari motivi stilistici e per affinità con altri anonimi analoghi paesaggi, al bordolese Etienne Duperac. L’opera appartiene alla serie dei Paesaggi con soggetti mitologici relativa al breve periodo veneziano del Duperac, con le influenze derivanti dalla pittura di Tiziano. Di estremo interesse, sono realizzate all'acquaforte con tratti che ricordano lo stile degli incisori della scuola di Fontainebleau.

 

Il più recente studio su questa opera anonima è di Nathalie Strasser (cfr. Le Beau Style, n. 220), che ricostruisce la sua storia. In una nota sul fiammingo Dirk Barentsen, Mariette annota i seguenti dati: “D. B. su diverse tavole di paesaggio che sono classificate nell'opera di Tiziano e che credo siano incise da Thiery Bernard, in fiammingo Dieterich Barent. Aveva soggiornato a lungo a Venezia ed era stato discepolo di Tiziano, nel quale questo grande pittore aveva la massima fiducia.” Ma questo artista non sembra aver inciso da solo. Per questo Nagler attribuisce questo paesaggio a Dominique Barrière, un allievo di Claude Lorrain. Questa proposta, che collocherebbe l'incisione nella seconda metà del XVII secolo, ci sembra difficile da accettare. Catelli Isola attribuì la stampa a Hieronimus Cock e la incluse nella "serie di 14 tavole che rappresentano paesaggi con scene bibliche e mitologiche" di ispirazione tizianesca.

La Strasser classifica l’opera quale anonima, ritenendo comunque la sua origine italiana, in quanto l’esemplare esaminato mostrava la filigrana del “giglio nel singolo cerchio” (Woodward 98) di chiara fattura italica.

Tuttavia, sebbene non classificata tra le 87 incisioni attribuite al Duperac da Robert-Dumesnil, non sembrano esserci dubbi sulla sua assegnazione all’artista francese. Nel suo breve soggiorno veneziano, prima di partire per Roma dove divenne il principale esponente delle rappresentazioni archeologiche delle antiche vestigia romane, Duperac collaborò o incise per conto dell’editore asolano Giovanni Francesco Camocio. Di questa serie di paesaggi di ispirazione tizianesca alcuni, anonimi, recano l’indirizzo Apud Camocium. Camocio, era proprietario della libreria Al segno della Piramide a San Lio in Merceria, dove la sua attività principale era la vendita di stampe ed incisioni, riproduzioni calcografiche di opere d’arte e carte geografiche. Scomparve con la pestilenza a Venezia del 1575, e le sue matrici vennero acquisite dalla tipografia rivale di Donato Bertelli, come dimostrano il celebre Isolario di Camocio, ristampato poi da Bertelli e le numerose altre opere di carattere cartografico che Donato ristampa utilizzando le lastre di Camocio. Pertanto, ci sembra altamente plausibile che le “misteriose” iniziali D.B. di questa opera possano essere l’imprint editoriali di Donato Bertelli; iniziali che l’editore usava per numerose opere cartografiche (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, 2018).

Dal punto di vista della composizione, la probabile influenza di Tiziano si nota qui, soprattutto nel modo in cui il sito è disposto in ampie diagonali (al motivo vegetale a sinistra corrisponde un motivo roccioso a destra), il punto di vista abbassato che tende a chiudere la composizione sullo sfondo, e il carattere decisamente pastorale della scena paesaggistica che, tuttavia, ha una qualità artificiale che la avvicina alle piccole composizioni puramente immaginarie della seconda metà del XVI secolo: qui l'artista combina motivi architettonici eclettici (il castello in stile nordico, il mulino, la cascina a graticcio) con una natura che esprime una diversità più intellettuale che reale. D'altra parte, i personaggi che popolano la scena, pescatori, cacciatori e lavandaie, sono qui descritti nelle loro attività ordinarie. L'incisore predilige l'uso di linee brevi e rapide che distribuisce liberamente, come quando si maneggia una penna. Una leggera goffaggine nell'applicazione delle ombre, che contraddice l'illuminazione generale dell'immagine, ci porta a concludere che la composizione trasferita sul rame è una sua invenzione.

Etienne Duperac fu architetto, pittore, incisore e topografo. Verso il 1559 giunse a Roma ove si fermo per più di vent’anni e nel 1572 allestì l'aula per il conclave che elesse Ugo Boncompagni papa col nome di Gregorio XIII. In patria rientrò definitivamente nell'ultimo decennio del secolo con la nomina di architetto di Enrico IV, per il quale costrui' nel palazzo delle Tuileries il Pavillon de Fore. La sua attività di acuto disegnatore dall'antico, incisore e topografo, sembra svolgersi prevalentemente a Roma, la città nella quale i suoi connazionali Antonio Lafreri e Lorenzo della Vaccheria, che pubblicarono le sue opere, avevano avviato fiorenti botteghe di editoria calcografica.

Esemplare nel probabile secondo stato di due (o terzo di tre qualora esistessero una prova con l’indirizzo di Camocio e una senza indicazioni editoriali ad oggi sconosciute). Bellissima impressione, su carta vergata coeva con filigrana non ben leggibile – un cerchio con mezza luna? - con margini, tracce di piega centrale verticale al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Opera molto rara.

Bibliografia

Emmanuel Lurin, Étienne Dupérac, graveur, peintre et architecte (vers 1535? - 1604). Un artiste-antiquaire entre l'Italie et la France, Tesi di Laurea, Paris 2006, C. Bragaglia Venuti, Etienne Dupérac and Pirro Ligorio in "Print Quarterly", XXIII - 4, 2006; Catelli Isola, Immagini da Tiziano, n. 20; Nathalie Strasser, in Le Beau Style, n. 220.

Etienne DUPERAC (1525-1604)

Fu architetto, pittore, incisore, topografo .Verso il 1559 giunse a Roma ove si fermo per più di vent’anni e nel 1572 allestì l'aula per il conclave che elesse Ugo Boncompagni papa col nome di Gregorio XIII. Durante questo periodo è però segnalato più' volte in Francia: nel 1578 è a Caen; nel 1582 risulta architetto per Carlo di Lorena ed è impegnato in lavori al Louvre. In patria rientrò definitivamente nell'ultimo decennio del secolo con la nomina di architetto di Enrico IV, per il quale costrui' nel palazzo delle Tuileries il Pavillon de Fore, terminato dopo la sua morte da Giacomo II Androuet. Il Felibien lo ricorda autore di 5 dipinti di divinità marine e degli amori di Giove e Callisto, andati distrutti nel 1967, che ornavano una sala da bagno nel palazzo di Fontainebleau. La sua non secondaria attività di acuto disegnatore dall'antico, incisore e topografo, sembra svolgersi prevalentemente a Roma, la città nella quale i suoi connazionali Antonio Lafrery e Lorenzo della Vaccheria, che pubblicarono le sue opere, avevano avviato fiorenti botteghe di editoria calcografica. Di estremo interesse, benché non numerose, all'incirca un centinaio, le stampe pervenuteci, eseguite per lo più su suo disegno, e realizzate all'acquaforte con tratti che ricordano lo stile degli incisori della " scuola di Fontainebleau ": vedute, ricostruzioni di antichi monumenti, reperti archeologici, paesaggi pochi soggetti sacri, diversi soggetti mitologici, avvenimenti di cronaca. Fra le più note: un torneo svoltosi nel cortile del Belvedere in Vaticano, in occasione delle nozze tra Giacomo Altemps ed Ortensia Borromeo 1565; il frontespizio per lo " Speculum Romanae Magnificentia " ; la pianta della città di Napoli 1566; una veduta del Campidoglio e 3 immagini della Basilica di San Pietro da disegni di Michelangelo 1569; una veduta topografica di Roma antica del 1573; una veduta a volo d'uccello del palazzo e del giardino di villa d'Este a Tivoli 1573; la " Nova Urbis Romae Descriptio … " a volo d' uccello del 1577; il Giudizio Universale di Michelangelo 1578; un San Gerolamo nel deserto da Tiziano; lo " Iuditium Paridis " da Raffaello del Raimondi e Vues perspectives des jardins de Tivoli del 1582, dedicati a Maria de' Medici

Etienne DUPERAC (1525-1604)

Fu architetto, pittore, incisore, topografo .Verso il 1559 giunse a Roma ove si fermo per più di vent’anni e nel 1572 allestì l'aula per il conclave che elesse Ugo Boncompagni papa col nome di Gregorio XIII. Durante questo periodo è però segnalato più' volte in Francia: nel 1578 è a Caen; nel 1582 risulta architetto per Carlo di Lorena ed è impegnato in lavori al Louvre. In patria rientrò definitivamente nell'ultimo decennio del secolo con la nomina di architetto di Enrico IV, per il quale costrui' nel palazzo delle Tuileries il Pavillon de Fore, terminato dopo la sua morte da Giacomo II Androuet. Il Felibien lo ricorda autore di 5 dipinti di divinità marine e degli amori di Giove e Callisto, andati distrutti nel 1967, che ornavano una sala da bagno nel palazzo di Fontainebleau. La sua non secondaria attività di acuto disegnatore dall'antico, incisore e topografo, sembra svolgersi prevalentemente a Roma, la città nella quale i suoi connazionali Antonio Lafrery e Lorenzo della Vaccheria, che pubblicarono le sue opere, avevano avviato fiorenti botteghe di editoria calcografica. Di estremo interesse, benché non numerose, all'incirca un centinaio, le stampe pervenuteci, eseguite per lo più su suo disegno, e realizzate all'acquaforte con tratti che ricordano lo stile degli incisori della " scuola di Fontainebleau ": vedute, ricostruzioni di antichi monumenti, reperti archeologici, paesaggi pochi soggetti sacri, diversi soggetti mitologici, avvenimenti di cronaca. Fra le più note: un torneo svoltosi nel cortile del Belvedere in Vaticano, in occasione delle nozze tra Giacomo Altemps ed Ortensia Borromeo 1565; il frontespizio per lo " Speculum Romanae Magnificentia " ; la pianta della città di Napoli 1566; una veduta del Campidoglio e 3 immagini della Basilica di San Pietro da disegni di Michelangelo 1569; una veduta topografica di Roma antica del 1573; una veduta a volo d'uccello del palazzo e del giardino di villa d'Este a Tivoli 1573; la " Nova Urbis Romae Descriptio … " a volo d' uccello del 1577; il Giudizio Universale di Michelangelo 1578; un San Gerolamo nel deserto da Tiziano; lo " Iuditium Paridis " da Raffaello del Raimondi e Vues perspectives des jardins de Tivoli del 1582, dedicati a Maria de' Medici