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Riferimento: | S47113 |
Autore | Nicolas Beatrizet detto BEATRICETTO |
Anno: | 1550 ca. |
Misure: | 375 x 270 mm |
Riferimento: | S47113 |
Autore | Nicolas Beatrizet detto BEATRICETTO |
Anno: | 1550 ca. |
Misure: | 375 x 270 mm |
Bulino, circa 1550, nell’angolo inferiore sinistro dell’inciso «MICH.A.B. / INVENT», e a destra «ANT SALAMANC / EXCVDEBAT».
Da un disegno di Michelangelo oggi conservato a Windsor Castle.
Esemplare nel primo stato, di quattro, avanti l’indirizzo di Giovan Battista de Rossi.
L’incisione, sebbene priva di firma, viene attribuita al lorenese Nicolas Beatrizet, attivo a Roma dove era conosciuto meglio con il nome di Beatricetto. Si tratta della prima derivazione dal disegno michelangiolesco, per i tipi dell’editore Antonio Salamanca. L’opera venne copiata, in controparte, dall’editore rivale Antonio Lafreri. Claudio Salsi e Alessia Alberti preferiscono, invece, trattare l’incisore come anonimo, affermando che il modello da cui la tradizione incisoria ha preso avvio sia proprio quello di Lafreri. Opinione personale di scrive, entrambe le versioni sono da attribuire all’artista lorenese, che lavorò per entrambi gli editori e replicò già altri soggetti, realizzandoli prima per il Salamanca e poi per il Lafreri.
Come bene evidenzia Claudio Salsi (D’Après Michelangelo pp. 104-105) “Il supplizio del gigante Tizio” secondo l’invenzione grafica di Michelangelo è stato riprodotto nel corso del Cinquecento in tre diverse incisioni, tutte realizzate a Roma, di formato analogo al disegno originale conservato a Windsor (inv. RL. 12771). Le tre versioni – le più antiche delle quali sono curate da Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (la terza è invece riferibile alla fine del secolo) non derivano per canali diversi dall’originale, ma una di queste ha costituito il prototipo per le altre: ne sono chiara prova il paesaggio e l’identica iscrizione in latino nel margine inferiore. Non univoca è l’identificazione del prototipo da parte degli studiosi: Heinecken, Bartsch e, in tempi più recenti Suzanne Boorsch, Bruce Davis e Silvia Bianchi, l’hanno identificato nell’edizione di Salamanca il modello e lo stile di Nicolas Beatrizet; al contrario, Stefania Massari e gli autori del catalogo Las Furias (Museo del Prado, 2014) riconoscono il segno di Beatrizet e il modello nell’edizione di Lafreri. Massari sottolinea il legame stilistico e formale con il Ratto di Ganimede, tradizionalmente riferito all’artista lorenese.
Nei cataloghi degli editori del Settecento – Domenico De Rossi (Indice, 1714, p. 57), Lorenzo Filippo De Rossi (Indice, 1735) – questa stampa era posta in vendita in foglio reale a 10 baiocchi, mentre nel catalogo
della Reverenda Camera Apostolica (Indice, 1797, p. 53) il prezzo era di 50 baiocchi. La matrice è giunta sino a noi e oggi conservata alla Calcografia Nazionale di Roma (inv. 208 verso). Il rame porta inciso sull’altra faccia una marina con velieri, opera anonima del XVI secolo (GRELLE IUSCO, 1996. p. 452, n. 59.9).
Buona prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana non leggibile, rifilato alla linea marginale, tracce di colla al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione. Esemplare privo dell’iscrizione in basso.
Bibliografia
Alessia Alberti, D’Après Michelangelo, p. 128, n. 228, I/IV; Robert-Dumesnil, 1835-1871, IX (1865), p. 153, n. 33; Bianchi, 2003b, p. 5, n. 33; Barnes, 2010, p. 196, n. 84; Massari, Tra mito e allegoria, p. 226.
Nicolas Beatrizet detto BEATRICETTO Thionville 1515 circa - Roma 1565
Nicola o Niccolò Beatricetto o Beatrice o Beatici o Beatricius o Nicolas Beatrizet Lotharingus secondo il nome originale dell’incisore nativo nel 1515 c. in Francia a Thionville nella Lorena di cui inciderà la pianta nel 1557-58. Disegnatore e bulinista, Nicola è a Roma dal 1540, o già dal 1532 come supposto dal Gori Gandellini, dove frequenta la scuola di Marcantonio e Agostino Veneziano. Il Beatricetto si dimostra subito abile nel giusto equilibrio delle linee e dei punti e nella resa delle ombre e dei mezzi toni, tanto da divenire il capo degli incisori stranieri e dei vedutisti romani. Influenzato da Agostino Veneziano e da Giorgio Ghisi, il Beatricetto sceglie i suoi modelli in Raffaello e Michelangelo. Dal 1540 il lorenese lavora per Salamanca e dal 1541 fino al 1550 per Tommaso Barlacchi e dal 1548 per Antonio Lafrery che inserirà molte sue incisioni nello Speculum. Incisore di riproduzione per eccellenza, il lorenese traduce opere di Girolamo Muziano, oltre che di artisti minori, con scene sacre e mitologiche, architetture e palazzi secondo il gusto dell’epoca. Il Beatricetto muore a Roma nel 1565. Gli stati del secondo Cinquecento recano i nomi di Claude Duchet ed eredi, Paolo Graziani, Pietro dè Nobili; nel Seicento quelli di Giovanni Orlandi, Philipp Thomassin, Gio. Giacomo dè Rossi “alla pace” e Giovan battista dè Rossi “a piazza Navona”; nel settecento il nome di Carlo Losi. Il Bartsch attribuisce al lorenese 108 stampe; 114 il Robert-Dumesnil, il Passavant 120.
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Nicolas Beatrizet detto BEATRICETTO Thionville 1515 circa - Roma 1565
Nicola o Niccolò Beatricetto o Beatrice o Beatici o Beatricius o Nicolas Beatrizet Lotharingus secondo il nome originale dell’incisore nativo nel 1515 c. in Francia a Thionville nella Lorena di cui inciderà la pianta nel 1557-58. Disegnatore e bulinista, Nicola è a Roma dal 1540, o già dal 1532 come supposto dal Gori Gandellini, dove frequenta la scuola di Marcantonio e Agostino Veneziano. Il Beatricetto si dimostra subito abile nel giusto equilibrio delle linee e dei punti e nella resa delle ombre e dei mezzi toni, tanto da divenire il capo degli incisori stranieri e dei vedutisti romani. Influenzato da Agostino Veneziano e da Giorgio Ghisi, il Beatricetto sceglie i suoi modelli in Raffaello e Michelangelo. Dal 1540 il lorenese lavora per Salamanca e dal 1541 fino al 1550 per Tommaso Barlacchi e dal 1548 per Antonio Lafrery che inserirà molte sue incisioni nello Speculum. Incisore di riproduzione per eccellenza, il lorenese traduce opere di Girolamo Muziano, oltre che di artisti minori, con scene sacre e mitologiche, architetture e palazzi secondo il gusto dell’epoca. Il Beatricetto muore a Roma nel 1565. Gli stati del secondo Cinquecento recano i nomi di Claude Duchet ed eredi, Paolo Graziani, Pietro dè Nobili; nel Seicento quelli di Giovanni Orlandi, Philipp Thomassin, Gio. Giacomo dè Rossi “alla pace” e Giovan battista dè Rossi “a piazza Navona”; nel settecento il nome di Carlo Losi. Il Bartsch attribuisce al lorenese 108 stampe; 114 il Robert-Dumesnil, il Passavant 120.
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