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Riferimento: | S48728 |
Autore | Cesare VALENTINO |
Anno: | 1571 |
Misure: | 395 x 555 mm |
Riferimento: | S48728 |
Autore | Cesare VALENTINO |
Anno: | 1571 |
Misure: | 395 x 555 mm |
La celebrazione della vittoria a Lepanto
Rarissima tavola raffigurante l’Arco Trionfale eretto a Messina il 14 ottobre 1571, in occasione dell’ingresso in città di Don Juan d’Austria (it. Don Giovanni, 1547-1578, figlio naturale dell’imperatore Carlo V, d’Asburgo), di ritorno dalla celebre battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), dove comandava la vittoriosa flotta della Lega Santa.
L'incisione è organizzata in due diverse sezioni; la sezione superiore mostra la struttura architettonica in prospettiva dell'arco di trionfo; nella sezione inferiore sono rappresentate tre galee e una fregata - tre delle quali con stendardi pontificio - e tre piccole imbarcazioni in mezzo al mare. Le navi, che seguono il modello rappresentativo introdotto da Pieter Brueghel, sembrano rappresentare più che altro l'accoglienza riservata a Messina a Don Giovanni; come se fossero una parte della flotta della Chiesa nella battaglia di Lepanto, dodici galee e sei fregate, comandate dal generale Marcantonio Colonna (1535-1584), poi viceré di Sicilia (1577-1584).
Nel cartiglio si legge: “All'Illmo et Remo Sor mio sempre colenmo il Cardinale Farnese. Esendomi stato mandato il vero disegno del superbissimo Ponte fatto dalla No: Città di Messina al signor Don Gioan d'Austria nella sua entrata, non ho voluto mancare di non fargline Rema, si ancor per l'affettione, ch'io debitamente poro à Messinensi, per havermi posto nel numero dei loro Cittadini: Ma ben mi duole di non potere, per degni rispetti, insieme con il presente disegno mandargli ancora le Historie, Prose, et argutissime poesie, che furno con gran prudenza, et arte mirabile poste nei quattro lati del richissimo, et ornatissimo Ponte. Dell'altre solite pompe et cortesie di quella splendidissima Città che v'intervennero non dirò cos'alcuna: perché lei più facilmente il [sic] può comprendere da gli onori con grand'accoglienze riceuti [sic] nel passaggio che se da quelle bande, andando a visitare il suo arcivescovato di Monreale, ch'io giamai con lettere il [sic] possi esprimere. et con questo umilmente li bascio le mani; supplicando di continuo N. S. per ogni sua contentezza. Di Roma a li 14 d'ottobre MDLXXI. D.V.S. Illma et Rema. Devotissº et obligatissº Sre Cesare Valentino”.
Secondo questa dedica al cardinale Farnese, datata subito dopo la battaglia, il “vero disegno del superbissimo Ponte” di Messina sarebbe stato “mandato” a questo cittadino messinese Cesare Valentino, di cui sappiamo poco. Sebbene i catalogatori del British Museum abbiano ipotizzato che si trattasse di un tipografo, Cesare Valentino sembra essere un giurista nato nella città di Siracusa, che aveva insegnato all'Università della Sapienza di Roma, prima di tornare in Sicilia e insegnare diritto nell'Ateneo messinese nella seconda metà del XVI secolo, prima della promulgazione dei nuovi statuti dello Studium nel 1597. Anche se non sappiamo nulla dei rapporti tra questo Cesare Valentino e il cardinale Alessandro Farnese (1520-1589), quest'ultimo era stato nominato amministratore della sede episcopale di Monreale nel 1536 e suo vescovo titolare dal 14 gennaio 1568 alla fine del 1573, e dove era stato proprio nei primi mesi del 1568, avendo fatto tappa a Messina con un ricevimento incluso.
Sebbene non si sappia chi abbia realizzato il disegno dell'accoglienza navale del capitano generale Don Juan d’Austria, si può ipotizzare che sia opera anche dello scultore e architetto Andrea Calamecca. La parte superiore dell’incisione non può che essere attribuita allo stesso Calamecca, l'eventuale progettista del ponte messinese. Lo storico messinese Giuseppe Buonfiglio Costanzo (circa 1546-1623), nella sua corografia intitolata Messina Città Nobilissima del 1606, ci ha lasciato una dettagliata descrizione letteraria dell’avvenimento: «... dismontò poi un ponte e arco trionfale fabricato dalla Città dirimpetto alla porta Reale, dove il Magistrato e una gran Cavalleria era venuto à riceverlo. Era quest’arco in forma quadra di venticinque canne disteso, e allargato in mare, con trentadue colonne, e tre archi ò volte per ciascuna fronte; e havea sedici palmi d’ampiezza per volteggiarsi attorno tutto cinto di colonnelle. Erano i capitelli e le basi di mista [de orden jónico más que compuesto] architettura messi à oro, e le colonne con il cielo, erano guernite e coperte di rasi cremesini, verdi e turchini assai vistosamente divisati. Tutte quattro le fronti di questa machina erano compartite in dodici quadroni con egual simmetria posti tra la cimasa, e la cornice ambe fregiate et dipinte di chiar’oscuro: e ne’ quadroni erano artificiosamente dipinte molte Imprese, e Emblemmi, con prome e versi scritti à lettere d’oro. Nella fronte Orientale nel quadron di mezzo, era dipinto Don Giovanni armato con l’essercito Cattolico, à cui dinanzi stavano i Granatini ribelli prostrati in terra con l’arme buttate in atto rendimento, et di sotto era scritto questo Distico: Fraternis sic auspiciis, tua Maurus, et Indus / Et cum Thrace, feroz, sceptra subibit Arabs. Et in cima del quadrone sotto alla cimasa si leggeva questa prosa scritta in una tavola fregiata con vaghi e intrecciati cartocci: Ioanni Austrio rebus in Hispania prospere gestis, sub Philippo Rege fratre, Barbarisque in Bethica domitis, seditionibus pacatis, Arcus Victori erectus est».
Buonfiglio chiude la sua narrazione descrivendo brevemente l’arco trionfale eretto di fronte al suo alloggio a Palazzo Reale nel 1577, all’ingresso del nuovo viceré di Sicilia, Marco Antonio Colonna: «eretto con vaga e artificiosa architettura sopra il modello di Andrea Calamecca stipendiato dalla sua patria Messina».
Dobbiamo, quindi, ipotizzare la paternità di Calamecca per il monumento scultoreo dedicato a Don Giovanni al suo ritorno.
Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva con filigrana “incudine e martello nel cerchio” (Woodward n. 230), rifilata al rame, pieghe di carta visibili al verso, in eccellente stato di conservazione.
Bibliografia
S. Bifolco, F. Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, p. 1586; Fernando Marias, Una estampa con el Arco Triunfal de Don Juan de Austria (Messina, 1571): Desde Granada Hacia Lepanto, pp. 65-74, figg.7-8; G. Buonfiglio Costanzo, Messina Città Nobilissima, Venezia 1606; W.E. Drugulin, Historical Atlas, n. 408.
Cesare VALENTINO(attivo nella seconda metà del XVI secolo)
Cesare VALENTINO(attivo nella seconda metà del XVI secolo)