La predica di S. Giovanni Battista
Riferimento: | S30116 |
Autore | Giovanni Battista de’ CAVALIERI |
Anno: | 1602 |
Misure: | 315 x 425 mm |
Riferimento: | S30116 |
Autore | Giovanni Battista de’ CAVALIERI |
Anno: | 1602 |
Misure: | 315 x 425 mm |
Descrizione
Bulino, firmato in lastra in basso a sinistra. Da un soggetto di Luca Penni. Esemplare nel terzo stato, con l’indirizzo dell’editore Giovanni Orlandi e la data 1602. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, rifilata al rame, piccoli restauri alla piega centrale visibili al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione.
La composizione deriva direttamente da un’incisione all’acquaforte di Pierre Mignon, eseguita a Parigi intorno al 1550, a sua volta probabilmente derivata da un dipinto di Luca Penni. Rispetto al modello, l’incisione di Cavalieri è in controparte e senza la ricca cornice ornamentale. Le Blanc erroneamente individua il modello in un disegno di Andrea del Sarto.
La scena è ambientata in un paesaggio boschivo di stile fiammingo, come suggeriscono i costumi dei pastori e delle figure maschili radunati ad ascoltare, nonchè i tetti di paglia delle abitazioni sullo sfondo a sinistra. Di contro, la figura di S. Giovanni Battista e le figure femminili con la loro pettinatura classica, derivano chiaramente dallo stile rinascimentale. Il Battista è raffigurato da un pulpito ricavato da rami di albero, mentre si rivolge alla folla e accompagna la predica con un gesto della mano destra. La folla accorsa è eterogenea, formata da donne, uomini, pastori e ragazzi raffigurati sugli alberi. L’opera è uno splendido esempio di simbiosi di elementi stilistici nordici e italiani, ed evoca, per l’ambientazione contadina, lo spirito di Brueghel.
Bibliografia
Le Blanc, 23; Scorsetti 14 II/III; Marigliani – Biguzzi, La Collezione Sacra della Bottega di Antonio Lafrery,p. 82, 51; Bassenge, Auktion 80, p. 26 n. 5208.
|
Giovanni Battista de’ CAVALIERI (1525-1601)
Incisore, stampatore ed editore, originario di Villa Lagarina, nei pressi di Trento. Attivo a Venezia dal 1559 e a Roma dal 1577, dove aprì una bottega nel quartiere Parione (successivamente affittata ad un cartolaio, Girolamo Agnelli). Risiedeva nel vicolo di Palazzo Savelli, con uno studio vicino all’abitazione. Divenne cognato di Lorenzo Vaccari. Realizzò lastre per Antonio Salamanca, Lafrery e Faleto. Iniziò a pubblicare le sue opere intorno al 1560, ma sempre in partnership con altri: nel 1567 con Perino Zecchini e nel 1576 con Lorenzo Vaccari. Nel 1577 assunse uno stampatore: Francesco Cornuti. Acquistò anche vecchie lastre, che re-incise. Pubblicò opere di suoi contemporanei, tra cui: Francesco Salviati, Daniele da Volterra, Raffaello, Michelangelo, Polidoro da Caravaggio, Livio Agresti e Baccio Bandelli. Realizzò anche copie di stampe antecedenti. I soggetti preferiti erano quelli devozionali, topografici, antichità, didattici e “popolari”. Pubblicò svariate raccolte monumentali di un certo rilievo: Pontificum Romanorum Effigies del 1580 e il Romanorum Imperatorum Effigies del 1583; l'Ecclesiae Anglicanae Trophea del 1584; Antiquarum Statuarum Urbis Romae, il cui primo libro è stato pubblicato prima del 1561/2.
|
Bibliografia
Le Blanc, 23; Scorsetti 14 II/III; Marigliani – Biguzzi, La Collezione Sacra della Bottega di Antonio Lafrery,p. 82, 51; Bassenge, Auktion 80, p. 26 n. 5208.
|
Giovanni Battista de’ CAVALIERI (1525-1601)
Incisore, stampatore ed editore, originario di Villa Lagarina, nei pressi di Trento. Attivo a Venezia dal 1559 e a Roma dal 1577, dove aprì una bottega nel quartiere Parione (successivamente affittata ad un cartolaio, Girolamo Agnelli). Risiedeva nel vicolo di Palazzo Savelli, con uno studio vicino all’abitazione. Divenne cognato di Lorenzo Vaccari. Realizzò lastre per Antonio Salamanca, Lafrery e Faleto. Iniziò a pubblicare le sue opere intorno al 1560, ma sempre in partnership con altri: nel 1567 con Perino Zecchini e nel 1576 con Lorenzo Vaccari. Nel 1577 assunse uno stampatore: Francesco Cornuti. Acquistò anche vecchie lastre, che re-incise. Pubblicò opere di suoi contemporanei, tra cui: Francesco Salviati, Daniele da Volterra, Raffaello, Michelangelo, Polidoro da Caravaggio, Livio Agresti e Baccio Bandelli. Realizzò anche copie di stampe antecedenti. I soggetti preferiti erano quelli devozionali, topografici, antichità, didattici e “popolari”. Pubblicò svariate raccolte monumentali di un certo rilievo: Pontificum Romanorum Effigies del 1580 e il Romanorum Imperatorum Effigies del 1583; l'Ecclesiae Anglicanae Trophea del 1584; Antiquarum Statuarum Urbis Romae, il cui primo libro è stato pubblicato prima del 1561/2.
|