Arco Trionfale fatto erigere dal Seremis.mo Sig. Duca di Parma alle Glorie della Santità di N.s. Papa Clemente X...

Riferimento: S43551
Autore Giovanni Battista FALDA
Anno: 1670
Misure: 285 x 450 mm
Non Disponibile

Riferimento: S43551
Autore Giovanni Battista FALDA
Anno: 1670
Misure: 285 x 450 mm
Non Disponibile

Descrizione

Arco trionfale fatto erigere dal Serenis.mo Sig. Duca Di Parma alle glorie della Santità Di N.S. Papa Clemente X in occasione del passaggio della Santità Sua al possesso di S. Gio. in Laterano il di VIII giugno MDCLXX Disegno et inuentione del Cau.r D. Carlo Rainaldi ingegnere di S.A. Ser.ma.; Gio. Batt. falda intagliò.

Sotto l’imprint In Roma: Gio. Iacomo Rossi le stampa la pace.

Scrive Simonetta Tozzi: “Carlo Rainaldi realizzò questo arco sulla scalinata del Campidoglio, in occasione del passaggio del corteo di Clemente X che si recava a prendere possesso del Laterano. Così il Senato del popolo romano riprendeva la tradizione interrotta sotto i pontificati di Alessandro VII e di Clemente IX di celebrare i fasti del nuovo papa. L'apparato si presentava con un fornice di semplice forma rettangolare, da altare, fiancheggialo da una serie di colonne, pilastri e paraste "a strombo" sulla fronte” (cfr. Incisioni barocche di feste e avvenimenti: Giorni d’allegrezza. Catalogo del Museo di Roma, pp. 46-47).

Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, tracce id colla al verso, nel complesso in ottimo stato di conservazione.

Opera molto rara.

Bibliografia

Bartsch, A. Le peintre graveur, v. XXI, no. 4; Bellini, P. Italian masters of the seventeenth century, 47 [xxi-xxii] of “The Illustrated Bartsch”, pt. 2, n. 4; Fagiolo, M. Corpus delle feste a Roma. 1. La festa barocca, p. 482-483; S. Tozzi, Incisioni barocche di feste e avvenimenti: Giorni d’allegrezza. Catalogo del Museo di Roma, pp. 45-47, I.19.

Giovanni Battista FALDA (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)

Nato a Valduggia (od. Provincia di Vercelli) all'età di 14 anni fu inviato a Roma ed affidato alle cure di uno zio che lo segnalò a G. L. Bernini. Ma fu l'incontro con lo stampatore G. G. De Rossi a segnare una svolta nella carriera artistica del Falda: infatti il suo talento venne indirizzato dall'editore all'arte dell'incisione. Nella bottega del De Rossi poté apprezzare anche l'opera di grandi incisori quali J. Callot, S. Della Bella e I. Silvestre.Terminato il suo tirocinio, venne benevolmente accolto alla corte papale, tanto che Alessandro VII gli affidò l'incarico di disegnare le fabbriche della residenza di Castel Gandolfo, ma di questa prima produzione non si conserva traccia. Nel 1665, Falda diede alle stampe per l'editore De Rossi il suo capolavoro: le tavole del primo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna sotto il felice pontificato di n. s. Alessandro VII, al quale seguirono, tra il 1665 e il '69, il secondo ed il terzo. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma: il Papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna: prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie di stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Con il Nuovo Teatro, come poi con le successive raccolte dedicate alle fontane e ai palazzi, Falda diventò il divulgatore di questi aspetti; le sue vedute incise, caratterizzate dall'attenzione sia alle regole prospettiche sia agli effetti scenografici, sfruttano abilmente il vigore della linea e la ricchezza del contrasto fra bianco e nero, in sintonia con i criteri spaziali dell'arte barocca. L'aspetto specificatamente divulgativo e commerciale delle vedute incise venne abilmente sfruttato dall'editore De Rossi che stabilì con il Falda un inscindibile ed efficace sodalizio, al quale si deve gran parte della produzione a stampa del secolo a Roma, con una fortuna paragonabile solo a quella che sarà tributata all'opera di G. B. Piranesi. Testimonianza dell'efficacia del binomio Falda-De Rossi è la grande diffusione che ebbe la notissima Pianta di Roma del 1676, in 12 fogli, che si può considerare una rappresentazione di Roma nel momento centrale del periodo barocco: le numerose edizioni successive della pianta (1697, 1705, 1730, 1756) di volta in volta aggiornate, resteranno un punto di riferimento fondamentale nell'ambito della cartografia romana, fino alla pianta della città curata da G.B. Nolli nel 1748. L'attività del Falda fu instancabile nonostante la brevità dell'arco di tempo in cui operò ( morì trentacinquenne per un tumore, a Roma, il 22 agosto 1678 e fu sepolto in S. Maria della Scala a Trastevere). Al termine della sua vita egli aveva inciso circa 300 lastre: molte di queste si conservano a Roma presso la Calcografia nazionale (Petrucci, 1953, nn. 1413-1416, 1418).

Giovanni Battista FALDA (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)

Nato a Valduggia (od. Provincia di Vercelli) all'età di 14 anni fu inviato a Roma ed affidato alle cure di uno zio che lo segnalò a G. L. Bernini. Ma fu l'incontro con lo stampatore G. G. De Rossi a segnare una svolta nella carriera artistica del Falda: infatti il suo talento venne indirizzato dall'editore all'arte dell'incisione. Nella bottega del De Rossi poté apprezzare anche l'opera di grandi incisori quali J. Callot, S. Della Bella e I. Silvestre.Terminato il suo tirocinio, venne benevolmente accolto alla corte papale, tanto che Alessandro VII gli affidò l'incarico di disegnare le fabbriche della residenza di Castel Gandolfo, ma di questa prima produzione non si conserva traccia. Nel 1665, Falda diede alle stampe per l'editore De Rossi il suo capolavoro: le tavole del primo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna sotto il felice pontificato di n. s. Alessandro VII, al quale seguirono, tra il 1665 e il '69, il secondo ed il terzo. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma: il Papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna: prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie di stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Con il Nuovo Teatro, come poi con le successive raccolte dedicate alle fontane e ai palazzi, Falda diventò il divulgatore di questi aspetti; le sue vedute incise, caratterizzate dall'attenzione sia alle regole prospettiche sia agli effetti scenografici, sfruttano abilmente il vigore della linea e la ricchezza del contrasto fra bianco e nero, in sintonia con i criteri spaziali dell'arte barocca. L'aspetto specificatamente divulgativo e commerciale delle vedute incise venne abilmente sfruttato dall'editore De Rossi che stabilì con il Falda un inscindibile ed efficace sodalizio, al quale si deve gran parte della produzione a stampa del secolo a Roma, con una fortuna paragonabile solo a quella che sarà tributata all'opera di G. B. Piranesi. Testimonianza dell'efficacia del binomio Falda-De Rossi è la grande diffusione che ebbe la notissima Pianta di Roma del 1676, in 12 fogli, che si può considerare una rappresentazione di Roma nel momento centrale del periodo barocco: le numerose edizioni successive della pianta (1697, 1705, 1730, 1756) di volta in volta aggiornate, resteranno un punto di riferimento fondamentale nell'ambito della cartografia romana, fino alla pianta della città curata da G.B. Nolli nel 1748. L'attività del Falda fu instancabile nonostante la brevità dell'arco di tempo in cui operò ( morì trentacinquenne per un tumore, a Roma, il 22 agosto 1678 e fu sepolto in S. Maria della Scala a Trastevere). Al termine della sua vita egli aveva inciso circa 300 lastre: molte di queste si conservano a Roma presso la Calcografia nazionale (Petrucci, 1953, nn. 1413-1416, 1418).