Ercole che combatte i centauri,

Riferimento: S42779
Autore Gian Jacopo CARAGLIO
Anno: 1524
Misure: 178 x 220 mm
1.100,00 €

Riferimento: S42779
Autore Gian Jacopo CARAGLIO
Anno: 1524
Misure: 178 x 220 mm
1.100,00 €

Descrizione

Bulino, 1524, senza firma ed indicazioni editoriali.

Ercole che combatte i centauri, dalla serie Le fatiche e le avventure di Ercole da Rosso Fiorentino.

Esemplare del primo stato di tre descritto da Cirillo Archer.

Ottima impressione, stampata su carta vergata coeva con filigrana "albero in uno scudo" (cfr. Woodward nn. 131-134), margini sottili, piccole riparazioni in basso, altrimenti ottime condizioni.

La serie fu realizzata come una delle prime collaborazioni di Jacopo Caraglio con l'editore Baviera, e Vasari la notò dopo il successo della Furia di Caraglio (Bartsch XV.92.58.). Secondo E. Carroll in Washington 1987, stilisticamente da parte di Rosso e tecnicamente da parte di Caraglio, la serie sembra essere un po' più tardiva rispetto alla Furia. I disegni originali di Rosso Fiorentino, oggi perduti, furono probabilmente influenzati dai sarcofagi romani, come indicato da Cirillo Archer in TIB. La loro maniera assomiglia alle opere romane di Giulio Romano, Perino del Vaga e Polidoro da Caravaggio, ma nessun rapporto effettivo può essere specificato. Strettamente solo due delle canoniche dodici fatiche di Ercole sono rappresentate (Ercole che uccide Cerbero ed Ercole che uccide l'Idra).

Bell’esemplare.

Bibliografia

Bartsch XV.86.47 (I/II); Carrol, Washington 1987, n. 12; Cirillo Archer in TIB 1995, 2802.047.S1.

 

Gian Jacopo CARAGLIO (Verona 1505 - Cracovia 1565)

Giovanni Jacopo Caraglio o Caralio, Caral, Caralius, è incisore su rame, intagliatore di medaglie e di gemme, orefice e forse anche architetto secondo la testimonianza del Vasari. Il Caraglio nasce a Verona o a Parma intorno al 1505 e per questo spesso usa nominarsi Veronensis, altre Parmensis. A Roma, in seguito al Sacco del 1527, è costretto a lasciare incompiuto il suo Ratto delle Sabine da un disegno del Rosso Fiorentino e a trasferirsi a Venezia, dove opera fino al 1537. Nella città pontificia, al servizio del Baviera, realizza nel 1526 gli dei dell’Olimpo, le Fatiche di Ercole e gli Amori degli Dei, stampe tratte da disegni del Rosso, l’artista prediletto dell’incisore per il quale traduce una trentina di soggetti alternandoli ad opere del Baldinelli e del Parmigianino. Diversamente, negli anni veneziani incide soggetti di Tiziano. Emigrato in Polonia prima del luglio 1539, l’incisore ha il merito di aver diffuso nei Paesi dell’Europa orientale il linguaggio grafico di Marcantonio. Caraglio entra il 3 luglio 1545 alla corte di Sigismondo I con lo stipendio annuo di 60 fiorini e alla morte del re (1548) passa al servizio di Sigismondo II Augusto dove esegue raffinate opere di oreficeria e medaglie. Nel 1552 lavora a Vilna in Lituania, seconda capitale del regno unito, dove si era trasferita la corte reale e dove Jacopo opera alternando la permanenza a periodi di soggiorno in Italia fino all’anno della morte avvenuta a Cracovia il 26 agosto 1565. Il Bartsch cataloga sessantacinque incisioni del Caraglio a cui il Le Blanc aggiunge altri quattro soggetti.

Gian Jacopo CARAGLIO (Verona 1505 - Cracovia 1565)

Giovanni Jacopo Caraglio o Caralio, Caral, Caralius, è incisore su rame, intagliatore di medaglie e di gemme, orefice e forse anche architetto secondo la testimonianza del Vasari. Il Caraglio nasce a Verona o a Parma intorno al 1505 e per questo spesso usa nominarsi Veronensis, altre Parmensis. A Roma, in seguito al Sacco del 1527, è costretto a lasciare incompiuto il suo Ratto delle Sabine da un disegno del Rosso Fiorentino e a trasferirsi a Venezia, dove opera fino al 1537. Nella città pontificia, al servizio del Baviera, realizza nel 1526 gli dei dell’Olimpo, le Fatiche di Ercole e gli Amori degli Dei, stampe tratte da disegni del Rosso, l’artista prediletto dell’incisore per il quale traduce una trentina di soggetti alternandoli ad opere del Baldinelli e del Parmigianino. Diversamente, negli anni veneziani incide soggetti di Tiziano. Emigrato in Polonia prima del luglio 1539, l’incisore ha il merito di aver diffuso nei Paesi dell’Europa orientale il linguaggio grafico di Marcantonio. Caraglio entra il 3 luglio 1545 alla corte di Sigismondo I con lo stipendio annuo di 60 fiorini e alla morte del re (1548) passa al servizio di Sigismondo II Augusto dove esegue raffinate opere di oreficeria e medaglie. Nel 1552 lavora a Vilna in Lituania, seconda capitale del regno unito, dove si era trasferita la corte reale e dove Jacopo opera alternando la permanenza a periodi di soggiorno in Italia fino all’anno della morte avvenuta a Cracovia il 26 agosto 1565. Il Bartsch cataloga sessantacinque incisioni del Caraglio a cui il Le Blanc aggiunge altri quattro soggetti.