San Rocco

Riferimento: S42501
Autore Paolo FARINATI
Anno: 1550 ca.
Misure: 180 x 283 mm
Non Disponibile

Riferimento: S42501
Autore Paolo FARINATI
Anno: 1550 ca.
Misure: 180 x 283 mm
Non Disponibile

Descrizione

Xilografia, circa 1550/60, priva di indicazioni editoriali.

Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con sottili margini, in ottimo stato di conservazione. 

Rarissima rappresentazione silografica di San Rocco, derivante da un disegno di Paolo Farinati che Rudolph Weigel elenca nella collezione di disegni del Cabinet Jabach (cfr.  Die Werke der Maler in ihren Handzeichnungen. Beschreibendes Verzeichniss der in Kupfer gestochenen, lithographirten und photographirten Facsimiles von Originalzeichnungen grosser Meister. Gesammelt und herausgegeben von Rudolph Weigel. Leipzig, Rudolph Weigel. 1865).

Weigel attribuisce anche l’incisione al Farinati: “Bekanntdurch den Stich des Meisters, siehe Weigel's Kunstkatalog” (ibid. p. 216, n. 2468; tradotto, conosciuto attraverso l'incisione del maestro, vedi il catalogo d'arte - Rudolph Weigel, Kunstlager Catalog). Weigel era un commerciante di stampe, editore e collezionista con sede a Lipsia, discendente della dinastia Weigel. Pubblicò un 'Kunstcatalog' a partire dagli anni 1830 che servì come listino prezzi standard per le stampe precedenti.

Un altro esemplare dell’opera – non lo stesso - è stato in nostro possesso nel 2003. La scheda descriveva così l’opera: “l’incisione, sconosciuta al Bartsch ed ad altri repertori, veniva attribuita in passato a Paolo Farinati. Un antica iscrizione al verso del supporto di collezione recita Paolo Farinati legno sopra li suoi tratti, ad indicare che probabilmente il lavoro sia stato intagliato da qualcuno da una composizione del maestro veronese. Altra scritta recita stampa nominata Il Maestro della Chiocciola. Di questo lavoro sono note prove eseguite in chiaroscuro a due legni.  Foglio di grande rarità” (cfr. Incisioni di Antichi Maestri - Old Master Prints, Antiquarius, Catalogo 21, n. VII). 

Paolo Farinati (Verona, 1524 – 1606) è stato un pittore, incisore e architteto italiano di stile manierista attivo principalmente nella città natale, ma anche a Mantova e Venezia. Figlio di un pittore titolare della propria bottega, la sua famiglia potrebbe avere avuto radici fiorentine tanto da ipotizzare che tra i suoi antenati ci fosse il ghibellino Farinata degli Uberti, reso celebre da Dante nella sua Commedia. Contemporaneo e amico del pittore Paolo Veronese, secondo Giorgio Vasari fu istruito alla pittura dal padre e dal veronese Niccolò Giolfino e, probabilmente, da Antonio Badile e Domenico Brusasorci, nonostante fin da giovane adottò uno stile personale senza che questi suoi probabili maestri ne abbiano lasciato un inequivocabile segno. Recatosi a Mantova, il suo linguaggio pittorico venne fortemente influenzato dai lavori Giulio Romano.

Bellissimo esemplare di questa rarissima opera.

 

Bibliografia 

Rudolph Weigel, Kunstlager Catalog, n. 18578; Rudolph Weigel, Die Werke der Maler in ihren Handzeichnungen, Lipsia 1865, p. 216, n. 2468; S. Bifolco, Incisioni di Antichi Maestri - Old Master Prints, Antiquarius, Catalogo 21, n. VII.

Paolo FARINATI (Verona 1524 - 1606)

Pittore e disegnatore italiano. Figlio di un pittore, Giambattista, venne probabilmente iniziato al mestiere in un’altra bottega, quella di Nicola Giolfino (Vasari). La sua prima opera documentata, S. Martino e il Mandicante (1552; Mantova Cattedrale), fu commissionata dal Cardinal Ercole Gonzaga insieme ad altre opere di Battista dell’Angolo del Moro, Veronese e Domenico Brusasorci per la Cattedrale della città, restaurata da Giulio Romano. Come si evince dal chiaroscuro e dalla tipologia delle figure, Farinati aveva fatto proprie certe influenze manieriste degli affreschi sulla Vita della Vergine (1534) nel coro della Cattedrale di Verona, eseguiti da Francesco Torbido su disegno di Giulio. Anche lo stile eccentrico di Giolfino ha probabilmente incoraggiato Farinati ad enfatizzare le linee rispetto al colore e a restringere la gamma ai grigi, marroni, malva e ruggine. Le due tele Massacro degli Innocenti (1556; Verona, S Maria in Organo) mostrano le nette prospettive e le pose del Manierismo e ha una finitura più levigata delle prime opere. Le forti qualità plastiche sono evidenti anche in Cristo che cammina sull’Acqua e la Cena di San Gregorio (1558) nel coro della stessa chiesa. Queste caratteristiche si riuniscono con uno spazio architettonico più definito, derivato dal Veronese, nell’Ecce homo (1562; Verona, Castelvecchio). Nel 1566 Farinati dipinse due affreschi, Elia che Ascende al Paradiso e uno danneggiato con soggetto incerto, sulle mura a fianco della pala d’altare del Veronese nella Cappella Marogna, S Paolo, Verona. L’uso dei colori, più brillanti, è probabilmente dovuto all’influenza di Veronese. Gli affreschi mitologici e allegorici di Farinati a Palazzo Giuliari, Verona, vennero completati prima che egli iniziasse il suo giornale nel 1573. intorno al 1575 realizzò il ciclo di tele e affreschi delle Vite dei SS Nazario e Celso nel coro della chiesa a loro dedicata a Verona. Mentre la pala dei SS Francesco e Nicola (1588; Verona, S Paolo) presenta innovazioni coloristiche, lo stile rimase invariato. Le ultime opere includono La Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci (1603; Verona, S Giorgio in Braida). I disegni formano una parte significativa dell’opera di Farinati, specialmente i chiaroscuri su carte colorate, usate spesso come modelli (es. New York, Met.; Vienna, Albertina; Washington, DC, N.G.A.).

Paolo FARINATI (Verona 1524 - 1606)

Pittore e disegnatore italiano. Figlio di un pittore, Giambattista, venne probabilmente iniziato al mestiere in un’altra bottega, quella di Nicola Giolfino (Vasari). La sua prima opera documentata, S. Martino e il Mandicante (1552; Mantova Cattedrale), fu commissionata dal Cardinal Ercole Gonzaga insieme ad altre opere di Battista dell’Angolo del Moro, Veronese e Domenico Brusasorci per la Cattedrale della città, restaurata da Giulio Romano. Come si evince dal chiaroscuro e dalla tipologia delle figure, Farinati aveva fatto proprie certe influenze manieriste degli affreschi sulla Vita della Vergine (1534) nel coro della Cattedrale di Verona, eseguiti da Francesco Torbido su disegno di Giulio. Anche lo stile eccentrico di Giolfino ha probabilmente incoraggiato Farinati ad enfatizzare le linee rispetto al colore e a restringere la gamma ai grigi, marroni, malva e ruggine. Le due tele Massacro degli Innocenti (1556; Verona, S Maria in Organo) mostrano le nette prospettive e le pose del Manierismo e ha una finitura più levigata delle prime opere. Le forti qualità plastiche sono evidenti anche in Cristo che cammina sull’Acqua e la Cena di San Gregorio (1558) nel coro della stessa chiesa. Queste caratteristiche si riuniscono con uno spazio architettonico più definito, derivato dal Veronese, nell’Ecce homo (1562; Verona, Castelvecchio). Nel 1566 Farinati dipinse due affreschi, Elia che Ascende al Paradiso e uno danneggiato con soggetto incerto, sulle mura a fianco della pala d’altare del Veronese nella Cappella Marogna, S Paolo, Verona. L’uso dei colori, più brillanti, è probabilmente dovuto all’influenza di Veronese. Gli affreschi mitologici e allegorici di Farinati a Palazzo Giuliari, Verona, vennero completati prima che egli iniziasse il suo giornale nel 1573. intorno al 1575 realizzò il ciclo di tele e affreschi delle Vite dei SS Nazario e Celso nel coro della chiesa a loro dedicata a Verona. Mentre la pala dei SS Francesco e Nicola (1588; Verona, S Paolo) presenta innovazioni coloristiche, lo stile rimase invariato. Le ultime opere includono La Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci (1603; Verona, S Giorgio in Braida). I disegni formano una parte significativa dell’opera di Farinati, specialmente i chiaroscuri su carte colorate, usate spesso come modelli (es. New York, Met.; Vienna, Albertina; Washington, DC, N.G.A.).