I due amanti

Riferimento: S44314
Autore Battista ANGOLO del Moro
Anno: 1570 ca.
Misure: 100 x 145 mm
3.000,00 €

Riferimento: S44314
Autore Battista ANGOLO del Moro
Anno: 1570 ca.
Misure: 100 x 145 mm
3.000,00 €

Descrizione

Acquaforte, 1560/70 circa, priva di indicazioni editoriali.

Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “ancora nel cerchio con stella” (Woodward nn. 163-165, databile poco oltre la metà del XVI secolo), rifilata irregolarmente al rame, tracce di colla al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione.

L’incisione, apparentemente sconosciuta e non descritta in nessuna bibliografia, è una derivazione in controparte dei Due amanti di Parmigianino (Bartsch, Le Peintre graveur XVI.14.14).

Lo stile grafico, la resa del paesaggio, il chiaroscuro ottenuto nel tratteggio, i difetti di morsura nell’uso dell’acquaforte, ci inducono ad attribuire l’opera a Battista del Moro, artista manierista veronese la cui opera grafica non è ancora del tutto catalogata e studiata. Dal punto di vista stilistico la stampa ricorda molto la Donna con Compasso che viene attribuita all’artista solo recentemente (cfr. T. Mullaly, Battista del Moro in Perspective, in “Print Quarterly”, IV, 1987).

Battista del Moro (1514 - 1574) è stato un pittore italiano del periodo rinascimentale attivo nella sua nativa Verona, così come a Mantova e Venezia. Questo artista è indicato con vari nomi, tra cui Battista D'Agnolo Veronese da Filippo Baldinucci e Giorgio Vasari, o da Battista Angolo del Moro, (comunemente chiamato Angeli, e occasionalmente Angelo e Agnolo). Fu un allievo di Francesco Torbido, detto Il Moro, di cui sposò la figlia e di cui aggiunse il nome al proprio. Migliorò il suo stile studiando le opere di Tiziano, e dipinse diversi quadri, sia a olio che a fresco, per le chiese di Verona, e talvolta in competizione con Paolo Veronese. La sua colorazione è più vigorosa di quella del suo maestro, e il suo disegno più grazioso. Autore anche di diverse incisioni, nelle quali le estremità delle figure sono disegnate in uno stile molto manierista. Insieme a Battista Vicentino, incise una serie di cinquanta paesaggi, per lo più da Tiziano. Lavorò a Mantova sotto Giovanni Battista Bertani.

Opera estremamente rara. Non abbiamo censito esemplari in nessuna delle principali raccolte di grafica di tutto il mondo.

Al verso una firma di collezione – due lettere IS ? ad inchiostro blu – che non è descritto da Lugt.

Bibliografia

Non descritta. Cfr. Bartsch, Le Peintre graveur (XVI.14.14); T. Mullaly, Battista del Moro in Perspective, in Print Quarterly, IV, 1987, pp. 406 -407.

Battista ANGOLO del Moro (Attivo a Verona e Venezia nella seconda metà del XVI secolo)

Battista dell’Angolo sposò la figlia di Francesco Torbido (detto il Moro) e aggiunse il soprannome della famiglia di lei al suo cognome. Battista lavorò come pittore di affreschi decorativi in Veneto nella seconda metà del XVI secolo e fu il primo di un importante gruppo di acquafortisti attivi a Verona e Venezia e dintorni. Il suo manierismo stilistico venne ripreso dai figli, Marco e Giulio. Marco seguì il padre nella carriera di acquafortista, mentre Giulio si dedicò maggiormente alla scultura. Battista venne iniziato al mestiere dal suocero, il cui stile pittorico decorativo risentiva molto dell’influenza di Tiziano e Giulio Romano. Molti dei dipinti di Battista, sulle facciate delle chiese e dei palazzi marchigiani, sono andati perduti a causa dell’ambiente umido e salmastro della costa, ma la facciata di Palazzo Pindemonti, a Verona, rivela il suo talento di affrescatore. Gli altri dipinti sopravvissuti al danneggiamento sono nella chiesa di Santa Eufemia (Paolo al cospetto di Anania), quella di Santo Stefano (L’Angelo che presenta la Palma del Martirio agli Innocenti) e a San Fermo Maggiore ( a Verona e nella Cattedrale di Mantova). Nel 1557 Battista, assistito dal figlio Marco, affrescò Palazzo Treviso a Murano.

Battista ANGOLO del Moro (Attivo a Verona e Venezia nella seconda metà del XVI secolo)

Battista dell’Angolo sposò la figlia di Francesco Torbido (detto il Moro) e aggiunse il soprannome della famiglia di lei al suo cognome. Battista lavorò come pittore di affreschi decorativi in Veneto nella seconda metà del XVI secolo e fu il primo di un importante gruppo di acquafortisti attivi a Verona e Venezia e dintorni. Il suo manierismo stilistico venne ripreso dai figli, Marco e Giulio. Marco seguì il padre nella carriera di acquafortista, mentre Giulio si dedicò maggiormente alla scultura. Battista venne iniziato al mestiere dal suocero, il cui stile pittorico decorativo risentiva molto dell’influenza di Tiziano e Giulio Romano. Molti dei dipinti di Battista, sulle facciate delle chiese e dei palazzi marchigiani, sono andati perduti a causa dell’ambiente umido e salmastro della costa, ma la facciata di Palazzo Pindemonti, a Verona, rivela il suo talento di affrescatore. Gli altri dipinti sopravvissuti al danneggiamento sono nella chiesa di Santa Eufemia (Paolo al cospetto di Anania), quella di Santo Stefano (L’Angelo che presenta la Palma del Martirio agli Innocenti) e a San Fermo Maggiore ( a Verona e nella Cattedrale di Mantova). Nel 1557 Battista, assistito dal figlio Marco, affrescò Palazzo Treviso a Murano.