Paesaggio con Madonna e Bambino
Riferimento: | S5211 |
Autore | Paolo FARINATI |
Anno: | 1590 ca. |
Misure: | 272 x 165 mm |
Riferimento: | S5211 |
Autore | Paolo FARINATI |
Anno: | 1590 ca. |
Misure: | 272 x 165 mm |
Descrizione
Acquaforte, 1590 circa, monogrammata in lastra “P. F.” in basso a sinistra.
Attribuita da alcuni a Paolo Farinati e da altri al figlio Orazio, questa magnifica incisione è, più recentemente, ascritta alla mano del capostipite:
“La stampa si evidenzia nel corpus incisorio dei due Farinati per l'inusitata apertura paesistica e per l'ambientazione di un gruppo, tipico del repertorio figurativo farinatiano, contro uno sfondo di paesaggio con rovine che si rifà invece, palesemente, ai modelli grafici di Dupérac e Cock, mediati nel Veneto di metà Cinquecento dalle numerose riprese acquafortistiche operatene da Giambattista Pittoni o Battista Del Moro. Dillon (1980, p. 280) evidenziava pure le suggestioni veronesiane del tempo degli affreschi di Masèr, dipinti da Paolo Veronese basandosi ampiamente su quelle fonti incisorie nell'esecuzione degli sfondi rovinistici, e ulteriori rapporti con opere del Veronese databili al settimo decennio. A questi riferimenti si sommano influenze di Tiziano, che Farinati poteva conoscere attraverso stampe di traduzione, soprattutto xilografiche, evidenziando per la stampa una sorta di operazione di aggiornamento di un motivo farinatiano con formule paesaggistiche di successo. Puppi ha suggerito invece che la stampa rifletta la composizione di un affresco oggi perduto, dipinto da Paolo nel 1589 su una casa presso la chiesa di Santa Maria della Vittoria. Il complesso intreccio delle fonti composti-ve si riflette sul problema della paternità della stampa, generalmente ritenuta opera di Orazio, benché vi compaia solamente la caratteristica sigla di Paolo. Oberhuber, seguito da Dillon, non riscontrando sostanziali disomogeneità stilistiche e di segno grafico con le incisioni autografe di Paolo, ha avanzato l'ipotesi di un loro spostamento al catalogo del capobottega, che ci sentiamo di confermare. Sotto il profilo più tecnico, si è notato l'andamento irregolare del profilo superiore dell'immagine, come per effetto dell'elevata pressione in fase di stampa, che ha fatto pensare all'utilizzo per la lastra di un metallo come il peltro, assai meno resistente ai graffi e ai segni dell'usura che si notano infatti numerosi nell'immagine. A conferma del successo di questa tipologia compositiva, l'incisione fu la fonte per alcune copie in controparte, di cui la più celebre si deve alla mano di Jacques Callot” (cfr. Giorgio Marini, in Paolo Farinati 1524-1606. Dipinti, incisioni e disegni per l’architettura, pp.215-216, n. 202).
Sebbene le figure siano in primo piano, l’ombreggiatura dietro l’albero le integra, allo stesso tempo, in un paesaggio di più ampio respiro. Nonostante la firma attraverso “il guscio di lumaca” e le iniziali, che indicano Paolo Farinati come autore del soggetto, la composizione suggerisce una contaminazione da parte di diverse fonti. La figura della Vergine, ad esempio, seduta al suolo sotto un albero mentre mostra il suo profilo di ispirazione classica, deriva da un dipinto di Tiziano andato perduto. Farinati conosceva il soggetto del dipinto grazie alle riproduzioni a stampa realizzate da altri artisti: Niccolò Boldrini eseguì infatti una xilografia nel 1540 con lo stesso tema, ma è probabilmente l’acquaforte di Giovanni Francesco Camocio, datata alla fine del XVI secolo, l’opera che più fedelmente riproduce il dipinto di Tiziano.
Gioconda Albricci fa notare come il motivo della Madonna assisa ricorra spesso nell’album di Paolo Farinati, conservato nel Castello a Milano. L’artista combina questa figura di stampo tizianesco insieme con i putti caratteristici della sua opera, come suggeriscono i numerosi amorini presenti nelle sue incisioni (Bartsch 9, 10).
Lionello Puppi ha proposto che l'incisione di possa ispirarsi al disegno preparatorio per un affresco dipinto nel 1589 sulla facciata della casa di M. Marin, un mugnaio di Vittorio Veneto. Anche il paesaggio alpino sullo sfondo deriva dall'opera di Tiziano. Questo imponente panorama, unico nel corpus delle opere di Farinati per l'ampiezza e la ricchezza di dettagli, potrebbe derivare dalla xilografia Sacra Famiglia con Giovanni Battista ed Elisabetta, spesso attribuiti a Boldrini.
La sacra conversazione è ambientata in un esteso paesaggio che combina archi e rovine ricoperti di vegetazione e un lago alpino in lontananza. Gli edifici in rovina e il punto di vista rialzato ricordano anche i paesaggi alpini delle incisioni di Hieronymus Cock. Albricci considera questa prospettiva una reminiscenza degli scenari del Lago di Garda, suggerendo che l'artista possa averlo osservato dal vivo. Quali che siano state le sue fonti, è possibile che Farinati abbia aggiunto questo sfondo alla composizione figurativa per ottenere un effetto più moderno. La luminosità dell’opera è notevole: i confini più lontani sono resi con linee morbide, e leggere che conferiscono tridimensionalità all’opera. I toni scuri danno vitalità al primo piano e riproducono l'effetto del bagliore tremolante della luce mattutina: il sole sorge da dietro le rovine nella zona mediana, i raggi si diffondono attraverso le crepe dei conci rastremati degli archi.
Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva applicata su antico supporto di collezione, in perfetto stato di conservazione.
Bibliografia
Bartsch XVI.170.4; Reed & Wallace, Italian etchers of the Renaissance & Barocque, p. 210, 107; Paolo Farinati 1524-1606. Dipinti, incisioni e disegni per l’architettura, pp.215-216, n. 202.
Paolo FARINATI (Verona 1524 - 1606)
Pittore e disegnatore italiano. Figlio di un pittore, Giambattista, venne probabilmente iniziato al mestiere in un’altra bottega, quella di Nicola Giolfino (Vasari). La sua prima opera documentata, S. Martino e il Mandicante (1552; Mantova Cattedrale), fu commissionata dal Cardinal Ercole Gonzaga insieme ad altre opere di Battista dell’Angolo del Moro, Veronese e Domenico Brusasorci per la Cattedrale della città, restaurata da Giulio Romano. Come si evince dal chiaroscuro e dalla tipologia delle figure, Farinati aveva fatto proprie certe influenze manieriste degli affreschi sulla Vita della Vergine (1534) nel coro della Cattedrale di Verona, eseguiti da Francesco Torbido su disegno di Giulio. Anche lo stile eccentrico di Giolfino ha probabilmente incoraggiato Farinati ad enfatizzare le linee rispetto al colore e a restringere la gamma ai grigi, marroni, malva e ruggine. Le due tele Massacro degli Innocenti (1556; Verona, S Maria in Organo) mostrano le nette prospettive e le pose del Manierismo e ha una finitura più levigata delle prime opere. Le forti qualità plastiche sono evidenti anche in Cristo che cammina sull’Acqua e la Cena di San Gregorio (1558) nel coro della stessa chiesa. Queste caratteristiche si riuniscono con uno spazio architettonico più definito, derivato dal Veronese, nell’Ecce homo (1562; Verona, Castelvecchio). Nel 1566 Farinati dipinse due affreschi, Elia che Ascende al Paradiso e uno danneggiato con soggetto incerto, sulle mura a fianco della pala d’altare del Veronese nella Cappella Marogna, S Paolo, Verona. L’uso dei colori, più brillanti, è probabilmente dovuto all’influenza di Veronese. Gli affreschi mitologici e allegorici di Farinati a Palazzo Giuliari, Verona, vennero completati prima che egli iniziasse il suo giornale nel 1573. intorno al 1575 realizzò il ciclo di tele e affreschi delle Vite dei SS Nazario e Celso nel coro della chiesa a loro dedicata a Verona. Mentre la pala dei SS Francesco e Nicola (1588; Verona, S Paolo) presenta innovazioni coloristiche, lo stile rimase invariato. Le ultime opere includono La Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci (1603; Verona, S Giorgio in Braida). I disegni formano una parte significativa dell’opera di Farinati, specialmente i chiaroscuri su carte colorate, usate spesso come modelli (es. New York, Met.; Vienna, Albertina; Washington, DC, N.G.A.).
|
Paolo FARINATI (Verona 1524 - 1606)
Pittore e disegnatore italiano. Figlio di un pittore, Giambattista, venne probabilmente iniziato al mestiere in un’altra bottega, quella di Nicola Giolfino (Vasari). La sua prima opera documentata, S. Martino e il Mandicante (1552; Mantova Cattedrale), fu commissionata dal Cardinal Ercole Gonzaga insieme ad altre opere di Battista dell’Angolo del Moro, Veronese e Domenico Brusasorci per la Cattedrale della città, restaurata da Giulio Romano. Come si evince dal chiaroscuro e dalla tipologia delle figure, Farinati aveva fatto proprie certe influenze manieriste degli affreschi sulla Vita della Vergine (1534) nel coro della Cattedrale di Verona, eseguiti da Francesco Torbido su disegno di Giulio. Anche lo stile eccentrico di Giolfino ha probabilmente incoraggiato Farinati ad enfatizzare le linee rispetto al colore e a restringere la gamma ai grigi, marroni, malva e ruggine. Le due tele Massacro degli Innocenti (1556; Verona, S Maria in Organo) mostrano le nette prospettive e le pose del Manierismo e ha una finitura più levigata delle prime opere. Le forti qualità plastiche sono evidenti anche in Cristo che cammina sull’Acqua e la Cena di San Gregorio (1558) nel coro della stessa chiesa. Queste caratteristiche si riuniscono con uno spazio architettonico più definito, derivato dal Veronese, nell’Ecce homo (1562; Verona, Castelvecchio). Nel 1566 Farinati dipinse due affreschi, Elia che Ascende al Paradiso e uno danneggiato con soggetto incerto, sulle mura a fianco della pala d’altare del Veronese nella Cappella Marogna, S Paolo, Verona. L’uso dei colori, più brillanti, è probabilmente dovuto all’influenza di Veronese. Gli affreschi mitologici e allegorici di Farinati a Palazzo Giuliari, Verona, vennero completati prima che egli iniziasse il suo giornale nel 1573. intorno al 1575 realizzò il ciclo di tele e affreschi delle Vite dei SS Nazario e Celso nel coro della chiesa a loro dedicata a Verona. Mentre la pala dei SS Francesco e Nicola (1588; Verona, S Paolo) presenta innovazioni coloristiche, lo stile rimase invariato. Le ultime opere includono La Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci (1603; Verona, S Giorgio in Braida). I disegni formano una parte significativa dell’opera di Farinati, specialmente i chiaroscuri su carte colorate, usate spesso come modelli (es. New York, Met.; Vienna, Albertina; Washington, DC, N.G.A.).
|