Vergine col Bambino, S. Giovannino e S. Elisabetta
Riferimento: | S30168 |
Autore | Gian Jacopo CARAGLIO |
Anno: | 1535 ca. |
Misure: | 220 x 305 mm |
Riferimento: | S30168 |
Autore | Gian Jacopo CARAGLIO |
Anno: | 1535 ca. |
Misure: | 220 x 305 mm |
Descrizione
Bulino, databile al terzo decennio del XVI secolo, firmato in lastra in basso a sinistra R / IACOBUS VERONESIS F. Da un soggetto di Giulio Romano.
Esemplare nel terzo stato di tre, con il lato in luce della culla terminato.
Bellissima prova, ricca di toni di lastra, impressa su carta vergata coeva con filigrana “stella nel cerchio”, rifilata al rame, in ottimo stato di conservazione.
L’opera riproduce la composizione della cosiddetta Piccola Sacra Famiglia (1518-19), un dipinto conservato al Louvre ed attribuito in passato a Raffaello ora invece assegnato a Giulio Romano o Giovanni Francesco Penni. Tuttavia, potrebbe derivare anche da un disegno a sanguigna conservato a Windsor (RCIN 912740).
La rarità dei primi stati, con la culla in basso a destra non completata, lascia supporre che solo lo stato finale sia stato voluto dall’artista.
Magnifico esemplare.
Bibliografia
Bartsch XV, p. 69, 5; TIB, p. 87, 005 III/III; Massari, Giulio Romano, p. 62, 53; Passavant VI, p. 96, 5; Massari, Raphael Invenit, p. 207, XXXIX.
Gian Jacopo CARAGLIO (Verona 1505 - Cracovia 1565)
Giovanni Jacopo Caraglio o Caralio, Caral, Caralius, è incisore su rame, intagliatore di medaglie e di gemme, orefice e forse anche architetto secondo la testimonianza del Vasari. Il Caraglio nasce a Verona o a Parma intorno al 1505 e per questo spesso usa nominarsi Veronensis, altre Parmensis. A Roma, in seguito al Sacco del 1527, è costretto a lasciare incompiuto il suo Ratto delle Sabine da un disegno del Rosso Fiorentino e a trasferirsi a Venezia, dove opera fino al 1537. Nella città pontificia, al servizio del Baviera, realizza nel 1526 gli dei dell’Olimpo, le Fatiche di Ercole e gli Amori degli Dei, stampe tratte da disegni del Rosso, l’artista prediletto dell’incisore per il quale traduce una trentina di soggetti alternandoli ad opere del Baldinelli e del Parmigianino. Diversamente, negli anni veneziani incide soggetti di Tiziano. Emigrato in Polonia prima del luglio 1539, l’incisore ha il merito di aver diffuso nei Paesi dell’Europa orientale il linguaggio grafico di Marcantonio. Caraglio entra il 3 luglio 1545 alla corte di Sigismondo I con lo stipendio annuo di 60 fiorini e alla morte del re (1548) passa al servizio di Sigismondo II Augusto dove esegue raffinate opere di oreficeria e medaglie. Nel 1552 lavora a Vilna in Lituania, seconda capitale del regno unito, dove si era trasferita la corte reale e dove Jacopo opera alternando la permanenza a periodi di soggiorno in Italia fino all’anno della morte avvenuta a Cracovia il 26 agosto 1565. Il Bartsch cataloga sessantacinque incisioni del Caraglio a cui il Le Blanc aggiunge altri quattro soggetti.
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Gian Jacopo CARAGLIO (Verona 1505 - Cracovia 1565)
Giovanni Jacopo Caraglio o Caralio, Caral, Caralius, è incisore su rame, intagliatore di medaglie e di gemme, orefice e forse anche architetto secondo la testimonianza del Vasari. Il Caraglio nasce a Verona o a Parma intorno al 1505 e per questo spesso usa nominarsi Veronensis, altre Parmensis. A Roma, in seguito al Sacco del 1527, è costretto a lasciare incompiuto il suo Ratto delle Sabine da un disegno del Rosso Fiorentino e a trasferirsi a Venezia, dove opera fino al 1537. Nella città pontificia, al servizio del Baviera, realizza nel 1526 gli dei dell’Olimpo, le Fatiche di Ercole e gli Amori degli Dei, stampe tratte da disegni del Rosso, l’artista prediletto dell’incisore per il quale traduce una trentina di soggetti alternandoli ad opere del Baldinelli e del Parmigianino. Diversamente, negli anni veneziani incide soggetti di Tiziano. Emigrato in Polonia prima del luglio 1539, l’incisore ha il merito di aver diffuso nei Paesi dell’Europa orientale il linguaggio grafico di Marcantonio. Caraglio entra il 3 luglio 1545 alla corte di Sigismondo I con lo stipendio annuo di 60 fiorini e alla morte del re (1548) passa al servizio di Sigismondo II Augusto dove esegue raffinate opere di oreficeria e medaglie. Nel 1552 lavora a Vilna in Lituania, seconda capitale del regno unito, dove si era trasferita la corte reale e dove Jacopo opera alternando la permanenza a periodi di soggiorno in Italia fino all’anno della morte avvenuta a Cracovia il 26 agosto 1565. Il Bartsch cataloga sessantacinque incisioni del Caraglio a cui il Le Blanc aggiunge altri quattro soggetti.
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