Sacra Famiglia di Francesco I
Riferimento: | S30168 |
Autore | Gian Jacopo CARAGLIO |
Anno: | 1520 ca. |
Misure: | 425 x 287 mm |
Riferimento: | S30168 |
Autore | Gian Jacopo CARAGLIO |
Anno: | 1520 ca. |
Misure: | 425 x 287 mm |
Descrizione
Bulino, 1520 circa, privo di firma e data. Esemplare nel primo stato di due, avanti i tratti aggiuntivi e le inziali R V.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata alla linea marginale, piega centrale visibile al verso, in ottimo stato di conservazione.
Il soggetto riproduce a stampa, in controparte, il famoso dipinto di Raffaello, oggi conservato al Louvre (inv. 604). Eseguito per ‘il Cristianissimo’ Re di Francia Francesco I.
Nel 1518, Raffaello ricevette l'incarico di dipingere La Sacra Famiglia da Papa Leone X e suo nipote, Lorenzo II de Medici, duca di Urbino, per essere offerto in dono a Claudia, la regina di Francia, moglie di Francesco I. Dipinto in soli due mesi, aprile e maggio, fu consegnato alla fine di maggio e, sebbene firmato e datato da Raffaello, si ritiene che vi sia un contributo importante dei suoi assistenti, in particolare di Giulio Romano.
Insieme a questo dipinto per la regina di Francia, i Medici commissionarono anche un San Michele Arcangelo (anch’esso al Louvre) destinato ad essere offerto in dono a Francesco I.
Si ritiene, tuttavia, che l’incisione del Caraglio abbia avuto come modello i disegni preparatori, piuttosto che il dipinto stesso. Si conservano quattro disegni preparatori, uno al Louvre, due agli Uffici e un quarto a Bayinne, la cui attribuzione a Raffello è discussa.
Bibliografia
Passavant 1860, vol. II, p. 258; Le Blanc I.587.5; Gori Gandellini 1808-1816, VIII.44.3; Raphael Invenit, no. XXXII.1; Bianchi, La Fortuna di Raffaello, p. 674, e 687, nota 246; Bilbao Fine Arts Museum, no. 2, 2007, pp. 17-64.
Gian Jacopo CARAGLIO (Verona 1505 - Cracovia 1565)
Giovanni Jacopo Caraglio o Caralio, Caral, Caralius, è incisore su rame, intagliatore di medaglie e di gemme, orefice e forse anche architetto secondo la testimonianza del Vasari. Il Caraglio nasce a Verona o a Parma intorno al 1505 e per questo spesso usa nominarsi Veronensis, altre Parmensis. A Roma, in seguito al Sacco del 1527, è costretto a lasciare incompiuto il suo Ratto delle Sabine da un disegno del Rosso Fiorentino e a trasferirsi a Venezia, dove opera fino al 1537. Nella città pontificia, al servizio del Baviera, realizza nel 1526 gli dei dell’Olimpo, le Fatiche di Ercole e gli Amori degli Dei, stampe tratte da disegni del Rosso, l’artista prediletto dell’incisore per il quale traduce una trentina di soggetti alternandoli ad opere del Baldinelli e del Parmigianino. Diversamente, negli anni veneziani incide soggetti di Tiziano. Emigrato in Polonia prima del luglio 1539, l’incisore ha il merito di aver diffuso nei Paesi dell’Europa orientale il linguaggio grafico di Marcantonio. Caraglio entra il 3 luglio 1545 alla corte di Sigismondo I con lo stipendio annuo di 60 fiorini e alla morte del re (1548) passa al servizio di Sigismondo II Augusto dove esegue raffinate opere di oreficeria e medaglie. Nel 1552 lavora a Vilna in Lituania, seconda capitale del regno unito, dove si era trasferita la corte reale e dove Jacopo opera alternando la permanenza a periodi di soggiorno in Italia fino all’anno della morte avvenuta a Cracovia il 26 agosto 1565. Il Bartsch cataloga sessantacinque incisioni del Caraglio a cui il Le Blanc aggiunge altri quattro soggetti.
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Gian Jacopo CARAGLIO (Verona 1505 - Cracovia 1565)
Giovanni Jacopo Caraglio o Caralio, Caral, Caralius, è incisore su rame, intagliatore di medaglie e di gemme, orefice e forse anche architetto secondo la testimonianza del Vasari. Il Caraglio nasce a Verona o a Parma intorno al 1505 e per questo spesso usa nominarsi Veronensis, altre Parmensis. A Roma, in seguito al Sacco del 1527, è costretto a lasciare incompiuto il suo Ratto delle Sabine da un disegno del Rosso Fiorentino e a trasferirsi a Venezia, dove opera fino al 1537. Nella città pontificia, al servizio del Baviera, realizza nel 1526 gli dei dell’Olimpo, le Fatiche di Ercole e gli Amori degli Dei, stampe tratte da disegni del Rosso, l’artista prediletto dell’incisore per il quale traduce una trentina di soggetti alternandoli ad opere del Baldinelli e del Parmigianino. Diversamente, negli anni veneziani incide soggetti di Tiziano. Emigrato in Polonia prima del luglio 1539, l’incisore ha il merito di aver diffuso nei Paesi dell’Europa orientale il linguaggio grafico di Marcantonio. Caraglio entra il 3 luglio 1545 alla corte di Sigismondo I con lo stipendio annuo di 60 fiorini e alla morte del re (1548) passa al servizio di Sigismondo II Augusto dove esegue raffinate opere di oreficeria e medaglie. Nel 1552 lavora a Vilna in Lituania, seconda capitale del regno unito, dove si era trasferita la corte reale e dove Jacopo opera alternando la permanenza a periodi di soggiorno in Italia fino all’anno della morte avvenuta a Cracovia il 26 agosto 1565. Il Bartsch cataloga sessantacinque incisioni del Caraglio a cui il Le Blanc aggiunge altri quattro soggetti.
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