Donna con compasso – Allegoria della Geometria

Riferimento: S41821
Autore Battista ANGOLO del Moro
Anno: 1570 ca.
Misure: 132 x 182 mm
Non Disponibile

Riferimento: S41821
Autore Battista ANGOLO del Moro
Anno: 1570 ca.
Misure: 132 x 182 mm
Non Disponibile

Descrizione

Acquaforte, 1570 circa, priva di indicazioni editoriali.

Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, rifilata irregolarmente al rame, trace di colla al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione.

L’incisione viene elencata da Bartsch tra le opere di Giovanni Battista Fontana. Mullaly, invece, l’assegna a Battista del Moro, notando che questa Donna con Compasso può essere direttamente associata a due altre incisioni: una Figura femminile allegorica non descritta dei repertori, e Una Sibilla (Bartsch, 31), correttamente attribuita ad Angolo del Moro anche da Bartsch. Mullaly nota che le tre incisioni sono molto simili tra di loro – oltre che nello stile (la resa del paesaggio e del cielo, il tratteggio ecc.) – anche nelle dimensioni, lasciando supporre che costituissero un set.

La presenza del compasso lascia supporre che la figura sia una rappresentazione allegorica della Geometria.

Battista del Moro (1514 - 1574) è stato un pittore italiano del periodo rinascimentale attivo nella sua nativa Verona, così come a Mantova e Venezia. Questo artista è indicato con vari nomi, tra cui Battista D'Agnolo Veronese da Filippo Baldinucci e Giorgio Vasari, o da Battista Angolo del Moro, (comunemente chiamato Angeli, e occasionalmente Angelo e Agnolo). Fu un allievo di Francesco Torbido, detto Il Moro, di cui sposò la figlia e di cui aggiunse il nome al proprio. Migliorò il suo stile studiando le opere di Tiziano, e dipinse diversi quadri, sia a olio che a fresco, per le chiese di Verona, e talvolta in competizione con Paolo Veronese. La sua colorazione è più vigorosa di quella del suo maestro, e il suo disegno più grazioso. Autore anche di diverse incisioni, nelle quali le estremità delle figure sono disegnate in uno stile molto manierista. Insieme a Battista Vicentino, incise una serie di cinquanta paesaggi, per lo più da Tiziano. Lavorò a Mantova sotto Giovanni Battista Bertani.

Opera estremamente rara.

All’angolo inferiore sinistro troviamo un timbro di collezione – un caudoceo o lettere IS intrecciate – che non è descritto da Lugt.

Bibliografia:

Bartsch, 16, 58; TIB, 32, p. 375.; T. Mullaly, Battista del Moro in Perspective, in Print Quarterly, IV, 1987, 4, pp. 406 -407.

Battista ANGOLO del Moro (Attivo a Verona e Venezia nella seconda metà del XVI secolo)

Battista dell’Angolo sposò la figlia di Francesco Torbido (detto il Moro) e aggiunse il soprannome della famiglia di lei al suo cognome. Battista lavorò come pittore di affreschi decorativi in Veneto nella seconda metà del XVI secolo e fu il primo di un importante gruppo di acquafortisti attivi a Verona e Venezia e dintorni. Il suo manierismo stilistico venne ripreso dai figli, Marco e Giulio. Marco seguì il padre nella carriera di acquafortista, mentre Giulio si dedicò maggiormente alla scultura. Battista venne iniziato al mestiere dal suocero, il cui stile pittorico decorativo risentiva molto dell’influenza di Tiziano e Giulio Romano. Molti dei dipinti di Battista, sulle facciate delle chiese e dei palazzi marchigiani, sono andati perduti a causa dell’ambiente umido e salmastro della costa, ma la facciata di Palazzo Pindemonti, a Verona, rivela il suo talento di affrescatore. Gli altri dipinti sopravvissuti al danneggiamento sono nella chiesa di Santa Eufemia (Paolo al cospetto di Anania), quella di Santo Stefano (L’Angelo che presenta la Palma del Martirio agli Innocenti) e a San Fermo Maggiore ( a Verona e nella Cattedrale di Mantova). Nel 1557 Battista, assistito dal figlio Marco, affrescò Palazzo Treviso a Murano.

Battista ANGOLO del Moro (Attivo a Verona e Venezia nella seconda metà del XVI secolo)

Battista dell’Angolo sposò la figlia di Francesco Torbido (detto il Moro) e aggiunse il soprannome della famiglia di lei al suo cognome. Battista lavorò come pittore di affreschi decorativi in Veneto nella seconda metà del XVI secolo e fu il primo di un importante gruppo di acquafortisti attivi a Verona e Venezia e dintorni. Il suo manierismo stilistico venne ripreso dai figli, Marco e Giulio. Marco seguì il padre nella carriera di acquafortista, mentre Giulio si dedicò maggiormente alla scultura. Battista venne iniziato al mestiere dal suocero, il cui stile pittorico decorativo risentiva molto dell’influenza di Tiziano e Giulio Romano. Molti dei dipinti di Battista, sulle facciate delle chiese e dei palazzi marchigiani, sono andati perduti a causa dell’ambiente umido e salmastro della costa, ma la facciata di Palazzo Pindemonti, a Verona, rivela il suo talento di affrescatore. Gli altri dipinti sopravvissuti al danneggiamento sono nella chiesa di Santa Eufemia (Paolo al cospetto di Anania), quella di Santo Stefano (L’Angelo che presenta la Palma del Martirio agli Innocenti) e a San Fermo Maggiore ( a Verona e nella Cattedrale di Mantova). Nel 1557 Battista, assistito dal figlio Marco, affrescò Palazzo Treviso a Murano.