Abbozzo del Mappamondo di F. Mauro Camaldolese
Riferimento: | S42722 |
Autore | Giacinto Zurla |
Anno: | 1806 |
Zona: | Planisfero |
Misure: | 384 x 386 mm |
Riferimento: | S42722 |
Autore | Giacinto Zurla |
Anno: | 1806 |
Zona: | Planisfero |
Misure: | 384 x 386 mm |
Descrizione
Rara copia dell'inizio del XIX secolo della più grande mappa medievale del mondo: il famoso mappamondo realizzato intorno al 1450 da Fra Mauro, "considerato il più grande monumento della cartografia medievale" (Almagià). All'epoca era la rappresentazione più dettagliata del mondo mai prodotta, e rimane una delle opere più importanti nella storia della cartografia, segnando il nuovo abbraccio del metodo scientifico che metteva la precisione davanti alle credenze religiose o tradizionali. Sorprendentemente, è orientato con il sud in alto, ricordando la tradizione araba e più specificamente il famoso mappamondo di al-Idrisi del XII secolo, copie del quale Fra Mauro potrebbe aver conosciuto.
L'Europa è mostrata in basso, e l'Africa e l'Asia dominano l'immagine, con l'Arabia (non Gerusalemme) al centro e l'America ancora assente. Fra Mauro incorporò le scoperte di Marco Polo e dei portoghesi, mostrando anche molti paesi conosciuti più tardi, che il dotto monaco senza dubbio plasmò in base alle idee raccolte dai racconti di viaggiatori occasionali. Molte delle nuove informazioni della mappa furono perse dai primi cartografi moderni quando gli atlanti di Tolomeo stampati proliferarono negli ultimi decenni del XV secolo, sostituendo la tradizione del mappaemundi manoscritto. La mappa del mondo precolombiano di Fra Mauro è considerata il più grande monumento della cartografia medievale.
Il mappamondo è un planisfero circolare disegnato su pergamena e incastonato in una cornice di legno, di circa due metri di diametro, ora è appeso in una scalinata della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, ma è visibile entrando nel Museo Correr, dove è accessibile dalla sala più orientale.
Una copia del mappamondo fu realizzata da Fra Mauro e dal suo assistente Andrea Bianco, un marinaio-cartografo, su commissione del re Afonso V del Portogallo. Questa copia fu completata il 24 aprile 1459 e inviata in Portogallo, ma non è sopravvissuta fino ad oggi.
La presente edizione della mappa è stata pubblicata con il libro di Giacinto Zurla Il Mappamondo di Fra Mauro Camaldolese (1806), il primo studio della mappa di Fra Mauro mai pubblicato e in effetti l'unico lavoro iniziale sostanziale sulla mappa. Giacinto Zurla (in religione Placido), nacque a Legnano, nei pressi di Verona, il 2 aprile del 1769. Divenuto sacerdote e preso il nome di Placido, prima gli venne dato l’incarico di insegnare nello stesso monastero filosofia e poi prese la cattedra di lettore di teologia dogmatica. Non fu però a questi studi teologici che si deve la sua fama di studioso, per certi versi ancora intatta, bensì alla geografia. La prima grande prova fu l’analisi di una carta del XV secolo presente in monastero, il mappamondo di fra’ Mauro (1806). Zurla contribuì così ad attirare l’attenzione su una delle opere di cartografia più importanti dell’umanesimo.
Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, con le solite pieghe di carta, in ottime condizioni.
Bibliografia
R. Almagià, Monumenta cartographica vaticana, vol. 1; P. Falchetta, Storia del Mappamondo di Fra' Mauro; Nordenskiöld 52; Landmarks of mapmaking 53; Cortesao, Portuguese Cartography II, 172 ss; Sabin 106.411; Cicogna 3323.
Giacinto Zurla (Legnago 1769 - Palermo 1834)
Giacinto Zurla (in religione Placido), nacque a Legnano, nei pressi di Verona, il 2 aprile del 1769, da Pietro, appartenente alla famiglia dei marchesi Zurla, e da Marianna Cezza, anche lei nobile.
Il suo maestro fu l’abate Ludovico Nachi che lo iniziò a dedicarsi alle scienze, avvicinandosi alla meccanica newtoniana. Combinò comunque questi studi a quelli più prettamente teologici. Divenuto sacerdote e preso il nome di Placido, prima gli venne dato l’incarico di insegnare nello stesso monastero filosofia e poi prese la cattedra di lettore di teologia dogmatica. L’Enchiridion sulla Summa di s. Tommaso, pubblicato a Venezia nel 1802, doveva proprio servire i bisogni dei suoi studenti. Non fu però a questi studi teologici che si deve la sua fama di studioso, per certi versi ancora intatta, bensì alla geografia. La prima grande prova fu l’analisi di una carta del XV secolo presente in monastero, il mappamondo di fra’ Mauro (1806). Zurla contribuì così ad attirare l’attenzione su una delle opere di cartografia più importanti dell’umanesimo. Nel monastero trovò anche l’amicizia con Mauro Cappellari, il futuro Gregorio XVI. Con lo scioglimento dell’ordine, di cui nel frattempo era diventato abate generale, prima trovò il modo di insegnare al seminario di Venezia, successivamente si trasferì a Roma dove venne nominato prefetto degli studi nel collegio urbano di Propaganda Fide. Da questa esperienza ebbe origine l’opera apologetica sui Vantaggi della religione cattolica derivanti dalla geografia (Roma 1822), più volte ripubblicata e che dovette dargli una certa fama. Morì a 65 anni il 29 ottobre 1834, a Palermo.
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Giacinto Zurla (Legnago 1769 - Palermo 1834)
Giacinto Zurla (in religione Placido), nacque a Legnano, nei pressi di Verona, il 2 aprile del 1769, da Pietro, appartenente alla famiglia dei marchesi Zurla, e da Marianna Cezza, anche lei nobile.
Il suo maestro fu l’abate Ludovico Nachi che lo iniziò a dedicarsi alle scienze, avvicinandosi alla meccanica newtoniana. Combinò comunque questi studi a quelli più prettamente teologici. Divenuto sacerdote e preso il nome di Placido, prima gli venne dato l’incarico di insegnare nello stesso monastero filosofia e poi prese la cattedra di lettore di teologia dogmatica. L’Enchiridion sulla Summa di s. Tommaso, pubblicato a Venezia nel 1802, doveva proprio servire i bisogni dei suoi studenti. Non fu però a questi studi teologici che si deve la sua fama di studioso, per certi versi ancora intatta, bensì alla geografia. La prima grande prova fu l’analisi di una carta del XV secolo presente in monastero, il mappamondo di fra’ Mauro (1806). Zurla contribuì così ad attirare l’attenzione su una delle opere di cartografia più importanti dell’umanesimo. Nel monastero trovò anche l’amicizia con Mauro Cappellari, il futuro Gregorio XVI. Con lo scioglimento dell’ordine, di cui nel frattempo era diventato abate generale, prima trovò il modo di insegnare al seminario di Venezia, successivamente si trasferì a Roma dove venne nominato prefetto degli studi nel collegio urbano di Propaganda Fide. Da questa esperienza ebbe origine l’opera apologetica sui Vantaggi della religione cattolica derivanti dalla geografia (Roma 1822), più volte ripubblicata e che dovette dargli una certa fama. Morì a 65 anni il 29 ottobre 1834, a Palermo.
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