Typus Orbis Terrarum
Riferimento: | S48046 |
Autore | Abraham ORTELIUS |
Anno: | 1570 ca. |
Zona: | Planisfero |
Luogo di Stampa: | Anversa |
Misure: | 495 x 340 mm |
Riferimento: | S48046 |
Autore | Abraham ORTELIUS |
Anno: | 1570 ca. |
Zona: | Planisfero |
Luogo di Stampa: | Anversa |
Misure: | 495 x 340 mm |
Descrizione
Titolo in alto, entro lungo cartiglio decorato TYPVS ORBIS TERRARVM. Nel cartiglio in basso si legge: QVID EI POTEST VIDERI MAGNVM IN REBVS HVMANIS, CVI AETERNITAS | OMNIS, TOTIVSQVE MVNDI NOTA SIT MAGNITVDO. CICERO. In basso i dati editoriali e la firma dell’incisore: Cum priuilegio Franciscus Hogenbergus sculpsit.
Magnifico esemplare con coloritura coeva di una delle più famose mappe del mondo mai pubblicate. Inserita nel primo atlante moderno, il Theatrum Orbis Terrarum di Abraham Ortelius.
"As the first world map occurring in the first regular atlas, this map is of fundamental importance in the history of cartography". (M. van den Broeke).
La mappa, incisa da Frans Hogenberg, è la prima delle tre versioni della carta del mondo che Ortelius inserirà nel suo atlante dal 1570 al 1584. A partire dal 1587, per la probabile usura della lastra di rame, verrà realizzata una nuova carta del mondo che, tuttavia, sarà subito sostituita dalla terza versione, stampata fino al 1612.
Esemplare nel quarto stato di sei descritto da Van den Broecke (“the crack is somewhat mended and less visible. Some reworking of the clouds”), dall’edizione latina del 1579.
Il bel mappamondo in proiezione ovale è circondato da nuvole, sopra il titolo in un cartiglio a volute. In basso una citazione di Cicerone, in traduzione: "Quali affari umani possono sembrare importanti per un uomo che ha tutta l'eternità davanti agli occhi e conosce la vastità dell'universo?".
Dal punto di vista geografico, la carta si basa principalmente sul grande mappamondo di Mercatore, pubblicato un anno prima nel 1569 e conservato solo in tre copie. Ortelius utilizzò anche il mappamondo di Giacomo Gastaldi del 1561 e il portolano dell'Atlantico di Diego Gutierrez.
Ortelius adottò grossomodo il continente americano da Mercatore. L'America meridionale conserva l'insolita costa sud-occidentale rigonfia, che non è più presente nell'edizione successiva del 1589. La cartografia del Nord America è in gran parte speculativa, a parte i centri coloniali dei Caraibi e del Messico centrale. La costa atlantica si estende troppo a est, le scoperte di Giovanni de Verrazzano e Jacques Cartier, come il fiume San Lorenzo, sono già rappresentate. La baia di Chesapeake non è ancora stata scoperta, il fiume Mississippi non è ancora disegnato nonostante la sua scoperta nel 1540, e mancano anche i Grandi Laghi. Le scoperte del conquistador spagnolo Francisco Vásquez de Coronado del 1540-42 negli Stati Uniti occidentali, come la foce del fiume Colorado, sono raffigurate. Quivira, nell'estremo nord-ovest, si riferisce al favoloso paese dell'oro di Quivira, che Coronado cercò fino al Kansas, in Nord America, nel 1541.
La punta meridionale del Sud America è separata dalla Terra del Fuoco dallo Stretto di Magellano, scoperto nel 1520, che fa ancora parte dell'enorme continente meridionale fittizio Terra Australis Nondum Cognita. L'ipotetico continente meridionale era già ipotizzato nell'antichità. Si credeva che tutti i mari fossero circondati da terre, come il Mediterraneo. Solo dopo la circumnavigazione del mondo da parte di Francis Drake nel 1577-80 si capì che lo Stretto di Magellano non era un canale tra due continenti e che a sud di Capo Horn c'era solo il mare aperto.
Nell'Atlantico sono segnalate diverse isole mitiche, per lo più basate su resoconti discutibili di navigatori poco conosciuti: Brasil, Frislandia, Verde, S. Bradain e Drogeo. Leggendaria è la fantomatica isola Sept Citiz in mezzo all'Oceano Atlantico, meglio conosciuta come Antilia. Si dice che l'isola sia stata colonizzata da una comunità cristiana in fuga dai Mori nell'VIII secolo, che lasciò la penisola iberica in nave. Anche l'isola di San Brendano, a nord-est del Sudamerica, contrassegnata come Y. de S. Bo., era considerata un dato di fatto dagli studiosi all'epoca della creazione di questa mappa. Il nome deriva dal monaco irlandese San Brendano, che avrebbe intrapreso un leggendario viaggio in mare nel VI secolo e scoperto quest'isola. Il Giappone è ancora erroneamente rappresentato come una grande isola rotonda, la Corea non è presente. Le isole del Sud-Est asiatico sono già ben rappresentate per l'epoca. I nomi leggendari Lucach, Beach (Terra dell'oro) e Maletur (Regno dei Malesi) nel grande continente meridionale Terrae Australis risalgono a Marco Polo.
Il Theatrum Orbis Terrarum è considerato il primo vero “atlante” moderno. L’opera fu pubblicata in 7 lingue e 36 edizioni, per il quale – nel 1570 - Ortelius ottenne il privilegio, ovvero una sorta di diritto d'autore che impediva ad altri cartografi di pubblicare i propri lavori. Il Theatrum rappresentava il lavoro più avanzato del lavoro della descrizione cartografica. L’Ortelius vi raccolse il sapere geografico e cartografico del suo tempo, proponendo in 147 spettacolari tavole incise l’immagine più fedele del mondo allora conosciuto e, in alcune straordinarie “carte storiche”, regioni e itinerari tratti dalla letteratura, dalla mitologia, dalla tradizione. Ortelius fu anche il primo a citare le fonti, menzionando i nomi dei cartografi nel “catalogus auctorum”. Dal 1598 al 1612 le edizioni postume del Theatrum furono realizzate dal suo collaboratore Johannes Baptiste Vrients.
Incisione in rame, eccellente coloritura coeva, in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
Van den Broecke "Ortelius Atlas Maps" (2011), n. 1.4; Shirley, The Mapping of the World (1993) map 122; Shirley (1998) The World Maps in the "Theatrum", p. 171-184, in Van den Broecke, van der Krogt and Meurer (eds.) "Abraham Ortelius and the First Atlas", HES Publishers, 1998; Lucia Nuti (2003) The World Map as an Emblem: Abraham Ortelius and the Stoic Contemplation, Imago Mundi 55: 38-55.
Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)
Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.
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Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)
Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.
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