Entello e Darete
Riferimento: | S42776 |
Autore | Marco DENTE detto "Marco da Ravenna" |
Anno: | 1520 ca. |
Misure: | 272 x 310 mm |
Riferimento: | S42776 |
Autore | Marco DENTE detto "Marco da Ravenna" |
Anno: | 1520 ca. |
Misure: | 272 x 310 mm |
Descrizione
Bulino, circa 1520/23, firmato in lastra con il monogramma del Dente (lettere S e R, intrecciate). Da un soggetto di Giulio Romano o Baccio Bandinelli.
Esemplare nel secondo stato (di tre) con l’imprint di Antonio Salamanca (aggiunto in basso al centro Ant. Sal. exc.). Tiratura databile a circa il 1540, quando l’editore acquisto molte lastre del ravennate e della scuola di Marcantonio Raimondi, andate disperse durante il Sacco di Roma del 1527, nel quale Marco Dente perse la vita.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “ancora nel cerchio con stella” (cfr. Woodward nn. 167-170), con margini, in perfetto stato di conservazione.
Bartsch e i repertori successivi descrivono questa stampa come una derivazione da Raffaello Sanzio. Probabilmente, invece, deriva dal disegno di Giulio Romano ispirato al rilievo del Museo Lateranense, poi trasportato al Museo Pio-Clementino ora Museo Gregoriano Profano (inv. 9502, 9503). Secondo Konrad Oberhuber sarebbe invece una derivazione di alcuni studi di nudo di Baccio Bandinelli. La veduta del Colosseo sullo sfondo, si riferisce a uno schizzo del Codex Excurialensis.
Il tema viene così descritto nel catalogo della Raccolta Piancastelli (Ravenna, 2008):
“L'incisione raffigura un episodio narrato da Virgilio nel Libro V dell'Eneide (vv. 363-484), in cui è descritto il combattimento fra il troiano Darete e il siciliano Entello, durante i giochi indetti in memoria di Anchise. Il vecchio e barbuto Entello riuscì a battere il giovane Darete, che non aveva ormai più rivali, e, dopo un duro incontro di pugilato, vinse i premi messi in palio da Enea. Nella scena, ambientata con tipico anatopismo di fronte al Colosseo, i due pugilatori si fronteggiano: il più vecchio è visto di fronte con le braccia alzate e avvolte nei cesti, il più giovane, di spalle, si protegge dai colpi dell'avversario alzando il braccio sinistro, mentre tende indietro il destro quasi a caricarlo per l'assalto. I mantelli e le vesti svolazzanti dei due conferiscono all'incisione un notevole effetto dinamico. Tradizionalmente si ritiene che l'opera derivi da un disegno di Raffaello, che copiò un antico altorilievo di epoca classica, raffigurante due lottatori, rinvenuto probabilmente nel foro di Traiano, poi trasferito nella Villa Aldobrandini al Quirinale da dove, nel 1812, fu trasportato in Vaticano nel Museo Pio Clementino ed oggi è esposto nel Museo Gregoriano profano (inv. 9502, 9503). Nell'incisione, le gambe, che nel rilievo mancano, sono state integrate e tra le figure viene creato un preciso rapporto spaziale, che non esiste nelle due porzioni divise del rilievo. Il vecchio Entello viene rappresentato con tratti del volto molto più aggressivi e il corpo più muscoloso per farne un valido rivale per il più giovane avversario. Passavant ipotizzò un'attribuzione del disegno preparatorio a Giulio Romano, condivisa successivamente da Davis (1988-1989) e da Massari (1993), sulla base di un confronto con un gruppo di figure in lotta in un medaglione della Sala dei Venti di palazzo Te a Mantova, disegnato da Giulio. Tuttavia, la struttura delle gambe, con polpacci sporgenti e muscolosi e l'articolazione del ginocchio troppo piccola, sono elementi che non fanno propendere per un'attribuzione a Raffaello e a Giulio Romano, i quali rendono i movimenti degli arti e dei muscoli in modo più naturalistico, dando ai corpi un aspetto di tipo antico. La resa delle gambe dei pugilatori fa pensare piuttosto ad alcuni studi di nudo di Baccio Bandinelli, tanto che Oberhuber ritiene questo artista il possibile autore di questa composizione (Oberhuber, Gnann, 1999, p. 286). La scena, come si è detto, si svolge davanti al Colosseo e questa ambientazione, che accentua la monumentalità dei due avversari, si deve con tutta probabilità all'iniziativa dell'incisore che forse aveva derivato quello sfondo architettonico da qualche taccuino presente nella bottega del maestro e dimostra l'adesione del ravennate alla temperie culturale dell'umanesimo della corte papale. Infatti, la stessa veduta del Colosseo è rintracciabile nel Codex Escurialensis (f. 24v) dal quale sembra che Raffaello abbia copiato vari disegni architettonici, come lo sfondo della scena de La strage degli innocenti (Bartsch, XIV, 18), incisa sia da Marcantonio Raimondi che da Marco Dente. Il muro sul quale crescono delle piante inoltre ritorna nell'incisione del gruppo del Laocoonte di Dente (Bartsch, XIV, 353). Per la resa stilistica l’incisione ricorda sia la Strage degli innocenti derivata da Baccio Bandinelli, datata intorno al 1520, sia il Laocoonte del 1520-23, in cui però le figure sono rese con maggiore effetto plastico e con scorci più audaci. Per i riferimenti alle due incisioni menzionate e per la tecnica compositiva, la raffigurazione di Entello e Darete è perciò verosimilmente databile intorno al triennio 1520-23 (cfr. Marco Dente un incisore ravennate nel segno di Raffaello, p. 70).
Bibliografia
Antonella Imolesi Pozzi, Marco Dente un incisore ravennate nel segno di Raffaello, p. 70, n. 8; Massari, Giulio Romano pinxit et delineavit, n. 37, II/III; Oberhuber Konrad, Gnann Achim, Roma e lo stile classico di Raffaello 1515-1527, 1999, p. 286; Bartsch A. Le Peintre graveur (XIV.159.195); Passavant 1860-64, Le Peintre-Graveur (VI.69.22); Raphael invenit. Stampe da Raffaello nelle collezioni dell'Istituto Nazionale per la Grafica V., pp., nn.: p. 236 num. 1; Le Blanc C., Manuel de L'amateur D'estampes, n. 27; The Illustrated Bartsch, 159, V 0026 p 00192, 1978-1983.
Marco DENTE detto "Marco da Ravenna" (Ravenna 1496 - Roma 1527)
Marco di Ravenna, e non Silvestro di Ravenna come da taluni erroneamente indicato in base al monogramma RS, che va interpretato come "Ravenates sculpsit o sculptor", appartiene ad un’antica famiglia patrizia. Marco nasce a Ravenna nel 1493 ca. ed viene ucciso durante Sacco di Roma del 1527, come documentato dallo Zani. Nella città pontificia, Marco era giunto forse nel 1510, per lavorare nella bottega del Baviera, ovvero Bavero de' Carrocci, accanto a Marcantonio e Agostino Veneziano. A Roma, il ravennate oltre a tradurre i grandi esempi della statuaria classica si dedica essenzialmente all riproduzione dei disegni del Sanzio, sull’esempio di quanto andava facendo il Raimondi. Singolare incisore, Marco è il vero innovatore della scuola di Marcantonio con le sue stampe “pittoricamente complete” a volte realizzate in epoca antecedente a quella di Marcantonio.
Al Dente il Bartsch assegna sessantadue soggetti aumentati dal Passavant a sessantaquattro.
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Marco DENTE detto "Marco da Ravenna" (Ravenna 1496 - Roma 1527)
Marco di Ravenna, e non Silvestro di Ravenna come da taluni erroneamente indicato in base al monogramma RS, che va interpretato come "Ravenates sculpsit o sculptor", appartiene ad un’antica famiglia patrizia. Marco nasce a Ravenna nel 1493 ca. ed viene ucciso durante Sacco di Roma del 1527, come documentato dallo Zani. Nella città pontificia, Marco era giunto forse nel 1510, per lavorare nella bottega del Baviera, ovvero Bavero de' Carrocci, accanto a Marcantonio e Agostino Veneziano. A Roma, il ravennate oltre a tradurre i grandi esempi della statuaria classica si dedica essenzialmente all riproduzione dei disegni del Sanzio, sull’esempio di quanto andava facendo il Raimondi. Singolare incisore, Marco è il vero innovatore della scuola di Marcantonio con le sue stampe “pittoricamente complete” a volte realizzate in epoca antecedente a quella di Marcantonio.
Al Dente il Bartsch assegna sessantadue soggetti aumentati dal Passavant a sessantaquattro.
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