Lo Spinario capitolino

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Riferimento: S47036
Autore Marco DENTE detto "Marco da Ravenna"
Anno: 1520 ca.
Misure: 170 x 250 mm
1.500,00 €

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Riferimento: S47036
Autore Marco DENTE detto "Marco da Ravenna"
Anno: 1520 ca.
Misure: 170 x 250 mm
1.500,00 €

Descrizione

Bulino, circa 1520/27, monogrammato "SR" in lastra sul piedistallo e con la scritta ROME IN CAPITOLIO sulla parete.

Prima e rara rappresentazione della celebra statua bronza esposta ai Musei Capitolini.

Il bronzo dello Spinario (I secolo a.C.) era inizialmente interpretato come Priapo, divinità pagana, figlio di Dionisio e di Afrodite, nella quale venivano accentuati gli attributi della fecondità. Lo Spinario è registrato tra il 1165 ed il 1167 come posto all’esterno del palazzo del Laterano. Quando Sisto IV (1471-1484) fece spostare i reperti bronzei dell’area lateranense al Campidoglio (oggi Musei Capitolini), fra questi furono la Lupa e lo Spinario. Incluso fra le opere esportate dai francesi per il trattato di Tolentino del 1797, lo Spinario fu poi restituito allo Stato pontificio alla metà del 1816. Dello Spinario è conservato uno splendido disegno di Jan Gossaert detto Mabuse (1478-1536) il quale, venuto in Italia nel 1508 al seguito di Filippo di Borgogna, lasciò numerosi disegni delle principali antichità romane. Il suo disegno dello Spinario è conservato a Leiden, Rijksuniversiteit, Prenten kabinet (inv. AW1041). Oltre a questa prima rappresentazione a stampa di Marco Dente, la statua venne riprodotta da Diana Scultori per i tipi di Duchet e da incisore anonimo, probabilmente Cornelis Cort. Esistono inoltre versioni edite da H. Van Schoel e ulteriori versioni per i tipi di Filippo Thomassin nella Raccolta di Statue romane e un’incisione di Francesco Perrier nella Raccolta delle Statue antiche.

Dell’incisione di Marco Dente non sono note prove con l’indirizzo di Salamanca. Probabilmente la lastra venne distrutta durante il Sacco di Roma (1527) dove l’artista perse la vita.

Buona prova, impressa su carta cinquecentesca priva di filigrana, con inusuali ampli margini, in perfetto stato di conservazione.

Bibliografia

Le Blanc C., Manuel De L'amateur D'estampes, 32, V 2 p. 112; The Illustrated Bartsch, 480, V 0027 p. 152; Huelsen, 112 (nota).

Marco DENTE detto "Marco da Ravenna" (Ravenna 1496 - Roma 1527)

Marco di Ravenna, e non Silvestro di Ravenna come da taluni erroneamente indicato in base al monogramma RS, che va interpretato come "Ravenates sculpsit o sculptor", appartiene ad un’antica famiglia patrizia. Marco nasce a Ravenna nel 1493 ca. ed viene ucciso durante Sacco di Roma del 1527, come documentato dallo Zani. Nella città pontificia, Marco era giunto forse nel 1510, per lavorare nella bottega del Baviera, ovvero Bavero de' Carrocci, accanto a Marcantonio e Agostino Veneziano. A Roma, il ravennate oltre a tradurre i grandi esempi della statuaria classica si dedica essenzialmente all riproduzione dei disegni del Sanzio, sull’esempio di quanto andava facendo il Raimondi. Singolare incisore, Marco è il vero innovatore della scuola di Marcantonio con le sue stampe “pittoricamente complete” a volte realizzate in epoca antecedente a quella di Marcantonio. Al Dente il Bartsch assegna sessantadue soggetti aumentati dal Passavant a sessantaquattro.

Marco DENTE detto "Marco da Ravenna" (Ravenna 1496 - Roma 1527)

Marco di Ravenna, e non Silvestro di Ravenna come da taluni erroneamente indicato in base al monogramma RS, che va interpretato come "Ravenates sculpsit o sculptor", appartiene ad un’antica famiglia patrizia. Marco nasce a Ravenna nel 1493 ca. ed viene ucciso durante Sacco di Roma del 1527, come documentato dallo Zani. Nella città pontificia, Marco era giunto forse nel 1510, per lavorare nella bottega del Baviera, ovvero Bavero de' Carrocci, accanto a Marcantonio e Agostino Veneziano. A Roma, il ravennate oltre a tradurre i grandi esempi della statuaria classica si dedica essenzialmente all riproduzione dei disegni del Sanzio, sull’esempio di quanto andava facendo il Raimondi. Singolare incisore, Marco è il vero innovatore della scuola di Marcantonio con le sue stampe “pittoricamente complete” a volte realizzate in epoca antecedente a quella di Marcantonio. Al Dente il Bartsch assegna sessantadue soggetti aumentati dal Passavant a sessantaquattro.