La nascita della Vergine
Riferimento: | S30312 |
Autore | Agostino de Musi detto VENEZIANO |
Anno: | 1540 |
Misure: | 435 x 382 mm |
Riferimento: | S30312 |
Autore | Agostino de Musi detto VENEZIANO |
Anno: | 1540 |
Misure: | 435 x 382 mm |
Descrizione
Bulino, 1540, datato in lastra. Esemplare nel secondo stato di quattro, con l’indirizzo di Antonio Salamanca e la data 1540. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana non leggibile, irregolarmente rifilata al rame, restauri perfettamente eseguiti alla piega centrale, per il resto in ottimo stato di conservazione.
L’incisione risulta essere una copia in controparte dell’opera di Beatricetto che “restituiva” un disegno di Baccio Bandinelli, come si legge nell’iscrizione che l’accompagna: Bacius Floreninus Inventor.Nicolaus Beatricius Ltharingus restituit.
Il disegno di Bandinelli, oggi conservato agli Uffizi di Firenze, con ogni probabilità doveva costituire uno schizzo preliminare per il bassorilievo nella Basilica di Loreto. Questo primo progetto fu poi modificato. Sempre agli Uffizi, si conserva un secondo disegno preparatorio molto più vicino al bassorilievo realizzato. Il primo progetto fu, però, mantenuto per essere rielaborato - con diversi ampliamenti - in incisione. La composizione è su due livelli, secondo uno stile che Bandinelli mostra di prediligere nei suoi disegni per le incisioni, basti pensare al Martirio di S. Lorenzo inciso da Marcantonio Raimondi. La scena è affollata: in una grande stanza, intorno a S. Anna, madre della Vergine, diverse donne sono affaccendate in mansioni e compiti diversi, altre accorrono dal piano inferiore, attraverso le scale in primo piano, mentre, sullo sfondo a destra, una donna osserva dalla porta. La tecnica utilizzata da questo incisore anonimo è ricca di linee marcate che servono a enfatizzare i profili e i contorni. Agli inizi del secolo, una tecnica simile era stata utilizzata da Giovanni Jacopo Caraglio, da cui probabilmente l’incisore fu influenzato. Da alcuni studiosi viene avanzato il nome di Agostino Veneziano che sappiamo aver inciso anche da invenzioni di Baccio Bandinelli.
Bibliografia
Bartsch XV.13.1; TIB 28.010 S2; C. Witcombe, Print Publishing in Sixteenth – Century Rome, p. 249.
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Agostino de Musi detto VENEZIANO (Venezia 1490 ca. - Roma 1536/38)
Erede della grande tradizione del Raimondi è Agostino Musi cioè della famiglia de Masys o dè Musis detto Veneziano, appellativo che deriva dal nome della città dove ha luogo la sua formazione nello stile giorgionesco delle opere di Giulio Campagnola, di Jacopo dè Barbari e del Durer. Prima di giungere a Roma, Agostino soggiorna a Firenze dove traduce opere di Andrea del Sarto. A Roma nella bottega di Bavero di Carrocci detto il Baviera, Agostino risulta dal 1516 ca. fino al Sacco di Roma che costringerà Marcantonio alla fuga e causerà la morte di Marco Dente.
Dopo il Sacco, è facilmente ipotizzabile un soggiorno del Veneziano a Firenze e a Mantova, dove traduce i modelli di Giulio Romano. Di ritorno a Roma già nel 1530/31, Agostino incide bellissimi Vasi antichi e moderni con gli Stemmi di Clemente VII de' Medici , all’insegna di quel decorativismo lineare che gli è proprio e con cui realizzerà opere dal vibrante colorismo alla bottega di Antonio Salamanca ,il primo dei grandi editori romani. Sono 181 le stampe che il Bartsch gli assegna, le cui date vanno dal 1509 al 1536; ad esse il Passavant aggiunge altri 7 soggetti(VI, pp.49-68)
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Bibliografia
Bartsch XV.13.1; TIB 28.010 S2; C. Witcombe, Print Publishing in Sixteenth – Century Rome, p. 249.
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Agostino de Musi detto VENEZIANO (Venezia 1490 ca. - Roma 1536/38)
Erede della grande tradizione del Raimondi è Agostino Musi cioè della famiglia de Masys o dè Musis detto Veneziano, appellativo che deriva dal nome della città dove ha luogo la sua formazione nello stile giorgionesco delle opere di Giulio Campagnola, di Jacopo dè Barbari e del Durer. Prima di giungere a Roma, Agostino soggiorna a Firenze dove traduce opere di Andrea del Sarto. A Roma nella bottega di Bavero di Carrocci detto il Baviera, Agostino risulta dal 1516 ca. fino al Sacco di Roma che costringerà Marcantonio alla fuga e causerà la morte di Marco Dente.
Dopo il Sacco, è facilmente ipotizzabile un soggiorno del Veneziano a Firenze e a Mantova, dove traduce i modelli di Giulio Romano. Di ritorno a Roma già nel 1530/31, Agostino incide bellissimi Vasi antichi e moderni con gli Stemmi di Clemente VII de' Medici , all’insegna di quel decorativismo lineare che gli è proprio e con cui realizzerà opere dal vibrante colorismo alla bottega di Antonio Salamanca ,il primo dei grandi editori romani. Sono 181 le stampe che il Bartsch gli assegna, le cui date vanno dal 1509 al 1536; ad esse il Passavant aggiunge altri 7 soggetti(VI, pp.49-68)
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