Amorini con insegna
Riferimento: | S34857 |
Autore | Maestro B nel Dado |
Anno: | 1532 ca. |
Misure: | 284 x 207 mm |
Riferimento: | S34857 |
Autore | Maestro B nel Dado |
Anno: | 1532 ca. |
Misure: | 284 x 207 mm |
Descrizione
Bulino, 1532 circa, monogrammato in lastra con la lettera B nel dado; a sinistra, RAPHA. VR.IN. e a destra ANT: LAFREII.FORMIS. Secondo stato di quattro o cinque, con l’indirizzo di Lafrery aggiunto. Da un soggetto di Raffaello.
La scena raffigura tre putti, di cui quello al centro, con lo scettro regale sul capo, ha nella sinistra una chiave, e nella destra uno scettro.
L’incisione è la prima di una serie di quattro matrici, incise intorno al 1532 e basate sugli arazzi, su invenzione di Raffaello, tessuti in Francia su richiesta di Leone X (1475 – 1521), la cui insegna è ben visibile proprio in questa incisione, nel cerchio luminoso con il leone, e destinati allo zoccolo della Sala di Costantino. Gli arazzi sono attribuiti dal Vasari a Giovanni da Udine.
Le matrici subirono molti ritocchi nelle edizioni successive curate da Orlandi e De Rossi, e nel 1823 furono censurate per volere di Leone XII (1760 – 1829).
Bella impressione, ricca di toni e ben contrastata, impressa su carta vergata coeva, completa oltre la linea del margine, in ottimo stato di conservazione.
Esemplare della collezione William Sharp (Lugt 2650)
Bibliografia
Raphael Invenit, p. 137, no. II.2; Bartsch XV.208.33; Passavant II.259.2
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Maestro B nel Dado (Attivo a Roma, metà XVI sec.)
Il Maestro del Dado è pittore e incisore della scuola di Marcantonio e attivo a Roma tra il 1532 e il 1550, spesso confuso a torto con il Beatricetto o con il Bonasone. Il Le Blanc ritiene si tratti di un discendente del pittore Bernardo Daddi (1512 ca. – Roma 1570) in base all’iniziale che si legge nell’attributo figurato che sigla le sue stampe, una B segnata su un dado. Diversamente, altri identificano il nostro con Benedetto Verini, figlio naturale o presunto di Marcantonio sciogliendo le iniziali BV che appaiono su alcune sue stampe, mentre per il Bartsch l’ultima lettera potrebbe avere il significato di Veneziano o, più recentemente, ma ancora dubitativamente, con Tommaso Vincidor da Bologna. Incisore di riproduzione di opere altrui, eseguite talvolta su richiesta di Antonio Lafrery, i suoi modelli prediletti sono Raffaello, Peruzzi, Giulio Romano e Tommaso Vincidor.
Al Maestro del Dado vengono assegnate circa 85 stampe dal Malaspina, anche il Bartsch elenca 85 soggetti portati dal Passavant a 89.
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Bibliografia
Raphael Invenit, p. 137, no. II.2; Bartsch XV.208.33; Passavant II.259.2
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Maestro B nel Dado (Attivo a Roma, metà XVI sec.)
Il Maestro del Dado è pittore e incisore della scuola di Marcantonio e attivo a Roma tra il 1532 e il 1550, spesso confuso a torto con il Beatricetto o con il Bonasone. Il Le Blanc ritiene si tratti di un discendente del pittore Bernardo Daddi (1512 ca. – Roma 1570) in base all’iniziale che si legge nell’attributo figurato che sigla le sue stampe, una B segnata su un dado. Diversamente, altri identificano il nostro con Benedetto Verini, figlio naturale o presunto di Marcantonio sciogliendo le iniziali BV che appaiono su alcune sue stampe, mentre per il Bartsch l’ultima lettera potrebbe avere il significato di Veneziano o, più recentemente, ma ancora dubitativamente, con Tommaso Vincidor da Bologna. Incisore di riproduzione di opere altrui, eseguite talvolta su richiesta di Antonio Lafrery, i suoi modelli prediletti sono Raffaello, Peruzzi, Giulio Romano e Tommaso Vincidor.
Al Maestro del Dado vengono assegnate circa 85 stampe dal Malaspina, anche il Bartsch elenca 85 soggetti portati dal Passavant a 89.
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