Marco Curzio
Riferimento: | S36032 |
Autore | Marcantonio RAIMONDI |
Anno: | 1510 ca. |
Misure: | 117 x 166 mm |
Riferimento: | S36032 |
Autore | Marcantonio RAIMONDI |
Anno: | 1510 ca. |
Misure: | 117 x 166 mm |
Descrizione
Bulino, 1510 circa, non datato né siglato. In alto a sinistra, entro nastro, l’iscrizione CURTIUS. Primo stato di due, avanti l’indirizzo di Antonio Salamanca. Della serie “Quattro Cavalieri Romani”.
Bella prova, impressa su carta vergata coeva, con filigrana “cerchio con tre stelle a sei punte”, rifilata alla linea marginale, una piega di carta in alto a sinistra, per il resto in ottimo stato di conservazione.
L’incisione appartiene a una serie di quattro nota come “Cavalieri” o “Quattro Cavalieri Romani”, disegnata e incisa da Marcantonio Raimondi.
Fu Delaborde per primo a individuare in Marcantonio l’autore anche dei disegni della serie, opinione che non fu unanimemente accettata: Hirth propose il nome di Baldassarre Peruzzi e Fiocco quello di Jacopo Ripanda.
Circa la realizzazione delle incisioni, Bartsch, Passavant e Delaborde propendono per una datazione precoce considerando la serie tra le prime prove del Raimondi, e comunque prima del soggiorno romano; la Jebens ne precisa la datazione al 1506, sulla base delle analogie formali con “Amore e i tre putti”, datata 18 settembre 1506.
Per Hirth e Fiocco furono eseguite all’inizio del soggiorno romano, quando Raimondi entrò in contatto con artisti quali il Peruzzi e il Ripanda.
La paternità delle composizioni spetta senza dubbio a Raimondi e a corroborare questa ipotesi è sia il linguaggio tecnico-grafico (si possono cogliere analogie con “Venere inginocchiata”) sia il tipo di cultura archeologica, che evidentemente si richiama a modelli antichi finora non identificati.
Il Curzio è molto simile al Guerriero romano (ca. 1507) di Nicoletto da Modena. In entrambi i casi è evidente una rielaborazione di cavalieri antichi desunti da scene di battaglie. Indubbiamente l’ambiente culturale in cui i disegni furono prodotti è quello della koinè culturale di settentrionali a Roma, che si caratterizzava proprio per la passione archeologica e a cui appartenevano anche il Ripanda e Nicoletto da Modena.
Una ripresa variata del Curzio è costituito dall’affresco del Guercino ora a Palazzo Rosselli del Turco a Cento.
Ex collezione:
KUNSTHALLE (Musée des Beaux-Arts), Brema. Lugt 293.
Jean Boman. Lugt 1417.
Bibliografia
Bartsch XIV.155.191; Faietti – Oberhuber, n. 38. pp. 169 - 171
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Marcantonio RAIMONDI (Sant'Andrea in Argine 1480 circa - Bologna 1534)
Marcantonio Raimondi, il più grande incisore del primo Rinascimento interprete e divulgatore di Raffaello, nasce a Sant’Andrea in Argine vicino a Bologna. La prima educazione artistica del Raimondi ha luogo a Bologna nella Bottega del pittore e orafo Francesco Francia intorno al 1504. La sua prima incisione datata reca l’anno 1505; nel 1506 il Raimondi parte per Venezia ed è in quest’anno che si stacca definitivamente dalla scuola franciana ed inizia il nuovo stile dove emergono influenze mantegnesche e più ancora dureriane. Secondo il racconto del Vasari, il Raimondi entra in diverbio con il Durer, che soggiorna a Venezia, per aver contraffatto, riproducendole in rame, le 17 xilografie della Vita della Vergine. Dopo il 1507 Marcantonio si volge alla produzione di modelli fiorentini e romani. A Roma nel 1509, prima dell’incontro fondamentale con Raffaello e con la scultura romana, Marcantonio entra nella cerchia degli artisti quattrocenteschi operanti nella città tra i quali spicca Jacopo Rimanda, il pittore bolognese impegnato nella decorazione delle sale capitoline. Subito dopo, nel 1510, il Raimondi si afferma come interprete e disegnatore di Raffaello che ha conosciuto alla bottega del Baviera. La Lucrezia sigla l’inizio del rapporto con l’urbinate e inaugura il nuovo stile pittorico di Marcantonio ispirato da Luca di Leida. Tuttavia, accanto alle incisioni che riproducono i disegni dell’urbinate, il Raimondi continua a produrre stampe di propria invenzione e dall’antico, la cui influenza è determinante su tutta la grafica futura sempre tesa alla semplicità classica.(cfr.Dubois-Reymond 1978).
Verso il 1515-1516 Marcantonio dimostra un maggior interesse verso gli effetti chiaroscurali, forse suggestionato in questo dall’arrivo di Agostino Veneziano e Marco Dente alla bottega del Baviera.
Fino al 1520, anno della morte di Raffaello, il Raimondi ha vissuto nell’orbita del Sanzio continuando a incidere i suoi disegni e quelli dei principali scolari, da Giovan Francesco Penni a Giulio Romano.
La sua attività subisce il crollo con il Sacco di Roma del ’27 in cui è costretto a sborsare una grossa somma agli invasori per avere salva la vita; ridotto alla miseria si ritira a Mantova e poi a Bologna, dove muore poco meno che mendico prima del ’34.
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Bibliografia
Bartsch XIV.155.191; Faietti – Oberhuber, n. 38. pp. 169 - 171
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Marcantonio RAIMONDI (Sant'Andrea in Argine 1480 circa - Bologna 1534)
Marcantonio Raimondi, il più grande incisore del primo Rinascimento interprete e divulgatore di Raffaello, nasce a Sant’Andrea in Argine vicino a Bologna. La prima educazione artistica del Raimondi ha luogo a Bologna nella Bottega del pittore e orafo Francesco Francia intorno al 1504. La sua prima incisione datata reca l’anno 1505; nel 1506 il Raimondi parte per Venezia ed è in quest’anno che si stacca definitivamente dalla scuola franciana ed inizia il nuovo stile dove emergono influenze mantegnesche e più ancora dureriane. Secondo il racconto del Vasari, il Raimondi entra in diverbio con il Durer, che soggiorna a Venezia, per aver contraffatto, riproducendole in rame, le 17 xilografie della Vita della Vergine. Dopo il 1507 Marcantonio si volge alla produzione di modelli fiorentini e romani. A Roma nel 1509, prima dell’incontro fondamentale con Raffaello e con la scultura romana, Marcantonio entra nella cerchia degli artisti quattrocenteschi operanti nella città tra i quali spicca Jacopo Rimanda, il pittore bolognese impegnato nella decorazione delle sale capitoline. Subito dopo, nel 1510, il Raimondi si afferma come interprete e disegnatore di Raffaello che ha conosciuto alla bottega del Baviera. La Lucrezia sigla l’inizio del rapporto con l’urbinate e inaugura il nuovo stile pittorico di Marcantonio ispirato da Luca di Leida. Tuttavia, accanto alle incisioni che riproducono i disegni dell’urbinate, il Raimondi continua a produrre stampe di propria invenzione e dall’antico, la cui influenza è determinante su tutta la grafica futura sempre tesa alla semplicità classica.(cfr.Dubois-Reymond 1978).
Verso il 1515-1516 Marcantonio dimostra un maggior interesse verso gli effetti chiaroscurali, forse suggestionato in questo dall’arrivo di Agostino Veneziano e Marco Dente alla bottega del Baviera.
Fino al 1520, anno della morte di Raffaello, il Raimondi ha vissuto nell’orbita del Sanzio continuando a incidere i suoi disegni e quelli dei principali scolari, da Giovan Francesco Penni a Giulio Romano.
La sua attività subisce il crollo con il Sacco di Roma del ’27 in cui è costretto a sborsare una grossa somma agli invasori per avere salva la vita; ridotto alla miseria si ritira a Mantova e poi a Bologna, dove muore poco meno che mendico prima del ’34.
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