Un guerriero

Riferimento: S38068
Autore Agostino de Musi detto VENEZIANO
Anno: 1520 ca.
Misure: 104 x 158 mm
2.500,00 €

Riferimento: S38068
Autore Agostino de Musi detto VENEZIANO
Anno: 1520 ca.
Misure: 104 x 158 mm
2.500,00 €

Descrizione

Bulino, 1515 – 1530. Primo stato di tre, ante litteram.

Eccellente prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata ai margini, in perfetto stato di conservazione.

L’incisione mostra un guerriero nudo, con il braccio destro disteso mentre con la mano sinistra impugna uno scudo.

Il paesaggio sullo sfondo ricalca, in controparte e con poche varianti, quello dello Sbandieratore di Dürer.

Bartsch attribuisce l’opera ad Agostino Veneziano, probabilmente su progetto di Raffaello.

Agostino de Musi, detto Agostino Veneziano, nacque in Veneto, forse a Venezia, intorno al 1490, periodo fissato approssimativamente dagli studiosi in base alle date più antiche incise su alcune stampe. Si recò a Roma nel 1515/16, dove entrò in rapporto con Marcantonio Raimondi, divenendone, insieme a Marco Dente, uno dei principali alfieri e poi collaboratori nella "ditta" Raimondi, la prima vera e propria impresa artistico-commerciale impegnata nella riproduzione di soggetti raffaelleschi. Ad un periodo, fino al 1520, di intensa attività della bottega di Marcantonio seguirono probabilmente anni più difficili dovuti alla morte di Raffaello nel 1520 e all'imprigionamento dello stesso Raimondi intorno al 1523-24 per aver inciso alcuni soggetti lascivi.  Il sacco di Roma del 1527 spinse il De Musi a lasciare la città, verso Mantova, attratto da Giulio Romano.

La produzione incisoria di Agostino è assai vasta e consistente numericamente, soprattutto se rapportata al breve arco di tempo in cui fu realizzata, all'incirca tra il 1514 e il 1536. Alle 139 incisioni riportate dal Bartsch sono da aggiungere le nuove 4 citate dal Passavant e le 8 riportate dallo Heinecken: si tratta di bulini tutti firmati o contrassegnati dal monogramma, a volte costituito da lettere normali, a volte da caratteri gotici; a queste opere sono da aggiungere anche un gruppo di circa 60 bulini anonimi di probabile o dubbia attribuzione.


Opera rarissima.

Bibliografia

Bartsch XIV.343.461; Passavant 1864, VI, pp. 61-62, n. 106 (Musi ?); TIB, 27 p. 129, n. 461 (343)

Agostino de Musi detto VENEZIANO (Venezia 1490 ca. - Roma 1536/38)

Erede della grande tradizione del Raimondi è Agostino Musi cioè della famiglia de Masys o dè Musis detto Veneziano, appellativo che deriva dal nome della città dove ha luogo la sua formazione nello stile giorgionesco delle opere di Giulio Campagnola, di Jacopo dè Barbari e del Durer. Prima di giungere a Roma, Agostino soggiorna a Firenze dove traduce opere di Andrea del Sarto. A Roma nella bottega di Bavero di Carrocci detto il Baviera, Agostino risulta dal 1516 ca. fino al Sacco di Roma che costringerà Marcantonio alla fuga e causerà la morte di Marco Dente. Dopo il Sacco, è facilmente ipotizzabile un soggiorno del Veneziano a Firenze e a Mantova, dove traduce i modelli di Giulio Romano. Di ritorno a Roma già nel 1530/31, Agostino incide bellissimi Vasi antichi e moderni con gli Stemmi di Clemente VII de' Medici , all’insegna di quel decorativismo lineare che gli è proprio e con cui realizzerà opere dal vibrante colorismo alla bottega di Antonio Salamanca ,il primo dei grandi editori romani. Sono 181 le stampe che il Bartsch gli assegna, le cui date vanno dal 1509 al 1536; ad esse il Passavant aggiunge altri 7 soggetti(VI, pp.49-68)

Bibliografia

Bartsch XIV.343.461; Passavant 1864, VI, pp. 61-62, n. 106 (Musi ?); TIB, 27 p. 129, n. 461 (343)

Agostino de Musi detto VENEZIANO (Venezia 1490 ca. - Roma 1536/38)

Erede della grande tradizione del Raimondi è Agostino Musi cioè della famiglia de Masys o dè Musis detto Veneziano, appellativo che deriva dal nome della città dove ha luogo la sua formazione nello stile giorgionesco delle opere di Giulio Campagnola, di Jacopo dè Barbari e del Durer. Prima di giungere a Roma, Agostino soggiorna a Firenze dove traduce opere di Andrea del Sarto. A Roma nella bottega di Bavero di Carrocci detto il Baviera, Agostino risulta dal 1516 ca. fino al Sacco di Roma che costringerà Marcantonio alla fuga e causerà la morte di Marco Dente. Dopo il Sacco, è facilmente ipotizzabile un soggiorno del Veneziano a Firenze e a Mantova, dove traduce i modelli di Giulio Romano. Di ritorno a Roma già nel 1530/31, Agostino incide bellissimi Vasi antichi e moderni con gli Stemmi di Clemente VII de' Medici , all’insegna di quel decorativismo lineare che gli è proprio e con cui realizzerà opere dal vibrante colorismo alla bottega di Antonio Salamanca ,il primo dei grandi editori romani. Sono 181 le stampe che il Bartsch gli assegna, le cui date vanno dal 1509 al 1536; ad esse il Passavant aggiunge altri 7 soggetti(VI, pp.49-68)