Veduta disegnata dalle vicinanze di Vietri, e la Cava
Riferimento: | s29869.15 |
Autore | Vincenzo Aloja |
Anno: | 1806 ca. |
Zona: | Vietri |
Luogo di Stampa: | Napoli |
Misure: | 303 x 225 mm |
Riferimento: | s29869.15 |
Autore | Vincenzo Aloja |
Anno: | 1806 ca. |
Zona: | Vietri |
Luogo di Stampa: | Napoli |
Misure: | 303 x 225 mm |
Descrizione
Veduta tratta da Recueil des vues les plus agréables de Naples et de ses environs…
L'opera, pubblicata nel 1806, a cura di Luigi Fergola, fu distribuita dal Gervasi ed ebbe altre edizioni nel 1810 e nel 1817.
Aloja, tra il 1804 e il 1806, incise le tavole, molte disegnate da Fergola stesso, alcune da Filippo Hackert e altre da Carlo Grasso. Le tavole hanno didascalie bilingue.
Incisione in rame in ottime condizioni.
Vincenzo Aloja (attivo a Napoli fra la seconda metà del sec. XVIII e la prima del XIX)
La tradizione orale lo dice figlio di Giuseppe e nipote di Raffaele Aloja, entrambi incisori di professione. Fra i diversi Aloja, che tanta parte ebbero nella storia dell'incisione napoletana, applicata specialmente al paesaggio ed alla veduta locale, la sua figura è quella che ha più spiccato rilievo. Si deve all'Aloja la traduzione in rame del famoso Corso di principi di disegni di paese ecc. di J. Ph. Hackert (1 ediz. Napoli 1790), in cui sono dettate le regole per l'adozione di una sorta di "grammatica del paesaggio",che, ridotto ai semplici contorni, mirava a rendere i siti e gli oggetti, indipendentemente da ogni individuale o occasionale impressione ed interpretazione, in tutti i loro particolari. Con lo stesso criterio l'Aloja incideva, aiutato per i disegni preparatori (specie quando c'era da tradurre un dipinto) da L. Fergola e da altri, le vedute di Napoli e dintorni dello stesso Hackert, che poi sarebbero uscite a cura del Fergola, con il titolo in francese di Recueil des vues les plus agréables de Naples et de ses environs (1804; integrate, con il titolo italiano di Raccolta..., ecc., nel 1806). È inesatto dire ch'ebbe a maestro d'incisione Giorgio Hackert, autore di alcune mediocri vedute della Campania, quando già nella sua famiglia c'erano altri provetti incisori. Fin dal principio dell'800 l'Aloja ebbe cattedra nell'Accademia di belle arti di Napoli accanto a Guglielmo Morghen.
In talune delle stampe di VincenzoAloja si legge la firma Alloja, per raddoppiamento dialettale della consonante. La lettura Allaja è invece errata, dovuta ad una lieve trasgressione del bulino o dell'ago nel tracciare il legamento dell'o, e non va presa in considerazione.
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Vincenzo Aloja (attivo a Napoli fra la seconda metà del sec. XVIII e la prima del XIX)
La tradizione orale lo dice figlio di Giuseppe e nipote di Raffaele Aloja, entrambi incisori di professione. Fra i diversi Aloja, che tanta parte ebbero nella storia dell'incisione napoletana, applicata specialmente al paesaggio ed alla veduta locale, la sua figura è quella che ha più spiccato rilievo. Si deve all'Aloja la traduzione in rame del famoso Corso di principi di disegni di paese ecc. di J. Ph. Hackert (1 ediz. Napoli 1790), in cui sono dettate le regole per l'adozione di una sorta di "grammatica del paesaggio",che, ridotto ai semplici contorni, mirava a rendere i siti e gli oggetti, indipendentemente da ogni individuale o occasionale impressione ed interpretazione, in tutti i loro particolari. Con lo stesso criterio l'Aloja incideva, aiutato per i disegni preparatori (specie quando c'era da tradurre un dipinto) da L. Fergola e da altri, le vedute di Napoli e dintorni dello stesso Hackert, che poi sarebbero uscite a cura del Fergola, con il titolo in francese di Recueil des vues les plus agréables de Naples et de ses environs (1804; integrate, con il titolo italiano di Raccolta..., ecc., nel 1806). È inesatto dire ch'ebbe a maestro d'incisione Giorgio Hackert, autore di alcune mediocri vedute della Campania, quando già nella sua famiglia c'erano altri provetti incisori. Fin dal principio dell'800 l'Aloja ebbe cattedra nell'Accademia di belle arti di Napoli accanto a Guglielmo Morghen.
In talune delle stampe di VincenzoAloja si legge la firma Alloja, per raddoppiamento dialettale della consonante. La lettura Allaja è invece errata, dovuta ad una lieve trasgressione del bulino o dell'ago nel tracciare il legamento dell'o, e non va presa in considerazione.
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