Teatro di Taormina et Etna
Riferimento: | S11259 |
Autore | Antonio SENAPE |
Anno: | 1830 ca. |
Zona: | Taormina |
Misure: | 255 x 160 mm |
Riferimento: | S11259 |
Autore | Antonio SENAPE |
Anno: | 1830 ca. |
Zona: | Taormina |
Misure: | 255 x 160 mm |
Descrizione
Disegno originale su carta eseguito a penna e inchiostro azzurro, grigio e bruno, entro bordura di triplice filetto a inchiostro bruno; sotto la linea marginale, a destra, titolo manoscritto con grafia coeva.
L'opera è un significativo esempio della produzione grafica di Antonio Senape, un pittore romano attivo nell'Italia meridionale durante la prima metà del secolo XIX, che spesso si ispirò al Golfo di Napoli e alla Costiera Amalfitana per realizzare - forse su commissione - degli album di vedute: egli stesso, non a caso, amò definirsi "disegnatore di paesi con la penna".
I fogli erano realizzati tutti a matita e penna in inchiostro, spesso in bicromia, utilizzando inchiostro nero e seppia, senza acquarellatura, con tratti ora marcati ora sottili; con l'inchiostro seppia, più liquido, il pittore realizzava gli elementi in primo piano, per poi procedere a una stesura di quelli lontani con tratti di inchiostro nero e a definire con leggeri segni di matita lo sfumare dell'orizzonte - metodo, com'è noto adoperato anche da Piranesi, il quale era solito mischiare più inchiostri per esaltare le profondità e gli effetti, e che Senape sembra avere studiato se molti suoi disegni, in particolare le vedute dei monumenti napoletani, ne richiamano il tratto e l'impianto.
Poco si sa di questo calligrafico “disegnatore di paesi con la penna”, come spesso si autodefiniva Antonio Senape nei frontespizi degli album con le sue vedute.
Un documento di recente rinvenuto dallo studioso Pier Andrea De Rosa attesta che nel 1815, a ventisette anni, Senape affermava in un censimento parrocchiale di abitare al n.50 di via Gregoriana a Roma (archivio del Vicariato di Roma, parrocchia di Sant’Andrea delle Fratte, Stati d’Anime 1815 f.n.n.). La sua data di nascita, perciò, dovrebbe fissarsi a Roma intorno al 1788; romano, infatti, si dichiarava in margine a numerosi disegni. È probabile che dopo il 1815 Senape abbia lasciato la città natale per stabilirsi in Italia meridionale; infatti, mentre le sue vedute di Roma sono assai rare, tutta la produzione dell’artista è incentrata in immagini del Sud, delle quali le più antiche sono alcune vedute siciliane (P. E. Trastulli 1998).
In seguito, si stabilì a Napoli dove si dedicò a una produzione di vedute “dal vero”. Si trattava di fogli sciolti, realizzati tutti a penna, a inchiostro, dunque non acquerellati. Queste immagini di luoghi più o meno noti venivano raccolte in album-ricordo per i viaggiatori, soprattutto inglesi, che avevano un fiorente mercato negli anni della Restaurazione borbonica. La città che gli si offriva sempre mutevole, a seconda dei differenti punti di vista da cui la raffigurava, divenne la sua seconda patria.
Perfetto stato di conservazione.
Antonio SENAPE (Roma 1788 - Napoli 1850 circa)
La figura di Antonio Senape si inserisce tra i più prolifici vedutisti italiani della prima metà dell’800. Alla notevole quantità di disegni prodotti dall’artista fa tuttavia riscontro la quasi totale mancanza di informazioni sulla vita: la sua attività non è citata nei repertori biografici e risulta assente anche nei vari studi di pittura di paesaggio dell’800.
La data di nascita, il 1788, si ricava da un documento datato 1815 recentemente ritrovato nel quale Senape stesso dichiara di essere ventisettenne e di abitare a Roma. Che sia vissuto fin quasi alla metà del XIX Secolo è documentato dalle sue numerose vedute che descrivono edifici realizzati in quel periodo. È sempre Senape a informarci sulla sua attività di restauratore e soprattutto di insegnante di “disegno con la penna”, come si ricava da una frase rilevata all’interno di uno dei suoi album. Probabilmente gli allievi erano turisti dilettanti che ammiravano i paesaggi locali disegnati dall’artista, che verosimilmente praticava l’insegnamento come attività secondaria, impegnato prevalentemente come vedutista su commissione. Romano di nascita e napoletano d’adozione, Senape ci ha lasciato un'infinità di disegni relativi a Napoli e alla Campania, alla Sicilia, in particolare Messina, e ad alcuni centri della costa tirrenica calabrese. Senape fu in Calabria e in Sicilia almeno due volte; nell'estate del 1818 e nel 1828. I disegni realizzati durante il primo viaggio presentano un tratto ancora rado e incerto, mentre quelli relativi al secondo, come dimostra anche la sua produzione relativa ad altre località e databile a quegli anni, ne assumono uno più mobile e netto e più evidente risulta l'intervento successivo in studio. I fogli erano realizzati tutti a matita e penna in inchiostro, spesso in bicromia, utilizzando inchiostro nero e seppia, senza acquarellatura, con tratti ora marcati ora sottili; con l'inchiostro seppia, più liquido, il pittore realizzava gli elementi in primo piano, per poi procedere a una stesura di quelli lontani con tratti di inchiostro nero e a definire con leggeri segni di matita lo sfumare dell'orizzonte - metodo, com'è noto adoperato anche da Piranesi, il quale era solito mischiare più inchiostri per esaltare le profondità e gli effetti, e che Senape sembra avere studiato se molti suoi disegni, in particolare le vedute dei monumenti napoletani, ne richiamano il tratto e l'impianto -, come si può notare anche nelle vedute qui presentate, le quali mostrano molte affinità con le due presentate nel saggio introduttivo ma in particolare con due della Collezione Zerbi.
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Antonio SENAPE (Roma 1788 - Napoli 1850 circa)
La figura di Antonio Senape si inserisce tra i più prolifici vedutisti italiani della prima metà dell’800. Alla notevole quantità di disegni prodotti dall’artista fa tuttavia riscontro la quasi totale mancanza di informazioni sulla vita: la sua attività non è citata nei repertori biografici e risulta assente anche nei vari studi di pittura di paesaggio dell’800.
La data di nascita, il 1788, si ricava da un documento datato 1815 recentemente ritrovato nel quale Senape stesso dichiara di essere ventisettenne e di abitare a Roma. Che sia vissuto fin quasi alla metà del XIX Secolo è documentato dalle sue numerose vedute che descrivono edifici realizzati in quel periodo. È sempre Senape a informarci sulla sua attività di restauratore e soprattutto di insegnante di “disegno con la penna”, come si ricava da una frase rilevata all’interno di uno dei suoi album. Probabilmente gli allievi erano turisti dilettanti che ammiravano i paesaggi locali disegnati dall’artista, che verosimilmente praticava l’insegnamento come attività secondaria, impegnato prevalentemente come vedutista su commissione. Romano di nascita e napoletano d’adozione, Senape ci ha lasciato un'infinità di disegni relativi a Napoli e alla Campania, alla Sicilia, in particolare Messina, e ad alcuni centri della costa tirrenica calabrese. Senape fu in Calabria e in Sicilia almeno due volte; nell'estate del 1818 e nel 1828. I disegni realizzati durante il primo viaggio presentano un tratto ancora rado e incerto, mentre quelli relativi al secondo, come dimostra anche la sua produzione relativa ad altre località e databile a quegli anni, ne assumono uno più mobile e netto e più evidente risulta l'intervento successivo in studio. I fogli erano realizzati tutti a matita e penna in inchiostro, spesso in bicromia, utilizzando inchiostro nero e seppia, senza acquarellatura, con tratti ora marcati ora sottili; con l'inchiostro seppia, più liquido, il pittore realizzava gli elementi in primo piano, per poi procedere a una stesura di quelli lontani con tratti di inchiostro nero e a definire con leggeri segni di matita lo sfumare dell'orizzonte - metodo, com'è noto adoperato anche da Piranesi, il quale era solito mischiare più inchiostri per esaltare le profondità e gli effetti, e che Senape sembra avere studiato se molti suoi disegni, in particolare le vedute dei monumenti napoletani, ne richiamano il tratto e l'impianto -, come si può notare anche nelle vedute qui presentate, le quali mostrano molte affinità con le due presentate nel saggio introduttivo ma in particolare con due della Collezione Zerbi.
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