Civitella
Riferimento: | MS8390 |
Autore | Antonio SALAMANCA |
Anno: | 1557 ca. |
Zona: | Civitella del Tronto |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | - x - mm |
Riferimento: | MS8390 |
Autore | Antonio SALAMANCA |
Anno: | 1557 ca. |
Zona: | Civitella del Tronto |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | - x - mm |
Descrizione
Raro documento raffigurante l’asedio di Civitella. Nel 1557 la città fu posta d'assedio da parte del francese Duca di Guisa, generale di Enrico II e alleato del papa, Paolo IV; benché feroce e violento, l’assalto non riuscì a espugnare la città,. Proprio in questa guerra, tra Francesi e Spagnoli, Civitella cambiò il suo nome in Civitella del Tronto. La vittoriosa e valorosa resistenza che il popolo della cittadella riuscì a riportare venne ben visto nell'intero Regno, tanto che ai suoi cittadini furono tolti gli oneri fiscali da pagare al Regno, per quarant'anni, e a spese del demanio regio furono restaurati gli edifici e la Fortezza. La mappa viene prodotta a Roma, probabilmente nella bottega di Antonio Salamanca e Antoine de Lafrery, che dal 1553 al 1563 erano soci nella più importante calcografia romana. La lastra viene sicuramente ralizzata in occasione dell’avvenimento, quindi nel 1557, probabilmente commissionata da autorità ecclesiastiche, oppure nel tentativo commerciale dei due editori di produrre un nuvo foglio da immettere nel mercato. La mancata vittoria nell’assedio indusse i due editori a non terminare il lavoro, come dimostrano i numerosi ripensamenti presenti nella lastra e lo spazio bianco in basso a destra, lasciato libero per il titolo e la dedicatoria. Il foglio risulta pertanto in un solo stato e molto raro. Incisione al bulino, rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, pieghe di carta al centro, nel complesso in ottimo stato di conservazione. Rarissima. Bibliografia: Tooley, p. 25, 154; Borroni Salvadori, 221; Cartografia Rara p. 38, 30. Dimensioni 380x300.
Antonio SALAMANCA (Milano ?, 1478 – Roma, 1562)
Incisore, stampatore e libraio, di origine milanese, si stabilì a Roma prima del 1527 e fu attivo già dal 1519. La sua bottega si trovava all’interno del rione Parione, cuore del mercato libraio romano.
Salamanca ebbe il merito di riuscire ad aggiornare la sua produzione ed a stampare quello che il mercato richiedeva al momento, si trattasse di vedute e piante di città, statue antiche, ritratti di personaggi importanti e un numero considerevole di vedute romane. Questi lavoro vennero affidati sia a incisori noti per le loro riconosciute qualità artistiche, sia a nuove figure di giovani incisori.
Antonio Salamanca trovatosi a Roma durante il Sacco (1527), ricercaò con molta cura, non solo per fini mercantili, i rami dispersi, restaurando quelli deteriorati e curando la ristampa delle vecchie lastre, permettendo la sopravvivenza fino a noi di importanti opere della tradizione calcografica italiana.
I rami di sua proprietà erano passati nelle mani del suo concorrente Antonio Lafréy, già presente sul mercato libraio romano dal 1544, con il quale il Salamanca decise di associarsi nel 1553 dopo diversi anni di accesa rivalità. Presumibilmente i due, una volta in società, unirono tutti i loro rami e la loro raccolta di incisioni per la stampa e per la vendita, rimanendo ognuno proprietario delle proprie cose.
Nel 1566 Antonio Salamanca e Antonio Lafrèry pubblicarono “Historia de la compocicion del cuerpo humano” di Joan de Valverde, con tavole incise da Beatricetto, e nel 1560 il Planisfero doppio cuoriforme, opere che in alcune copie presenta il nome del Salamanca sostituito da Lafréry.
Del 1555 è una pianta di Roma “ Urbis Romae Descriptio” incisa da Jacob Bos, e pubblicata nelle stesso anno anche da Lafréry. La sua opera maggiore è costituita dalle numerose incisioni che aveva preparato per lo Speculum romanae magnificentiae, pubblicato da Lafrery nel 1575.
Salamanca morì verso la metà del 1562 e, secondo accordi stabiliti precedentemente, alla società subentrò il figlio Francesco, ma per ragioni ancora poco chiare essa venne sciolta dopo solo un anno e tutto il materiale fu venduto a Lafréry.
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Antonio SALAMANCA (Milano ?, 1478 – Roma, 1562)
Incisore, stampatore e libraio, di origine milanese, si stabilì a Roma prima del 1527 e fu attivo già dal 1519. La sua bottega si trovava all’interno del rione Parione, cuore del mercato libraio romano.
Salamanca ebbe il merito di riuscire ad aggiornare la sua produzione ed a stampare quello che il mercato richiedeva al momento, si trattasse di vedute e piante di città, statue antiche, ritratti di personaggi importanti e un numero considerevole di vedute romane. Questi lavoro vennero affidati sia a incisori noti per le loro riconosciute qualità artistiche, sia a nuove figure di giovani incisori.
Antonio Salamanca trovatosi a Roma durante il Sacco (1527), ricercaò con molta cura, non solo per fini mercantili, i rami dispersi, restaurando quelli deteriorati e curando la ristampa delle vecchie lastre, permettendo la sopravvivenza fino a noi di importanti opere della tradizione calcografica italiana.
I rami di sua proprietà erano passati nelle mani del suo concorrente Antonio Lafréy, già presente sul mercato libraio romano dal 1544, con il quale il Salamanca decise di associarsi nel 1553 dopo diversi anni di accesa rivalità. Presumibilmente i due, una volta in società, unirono tutti i loro rami e la loro raccolta di incisioni per la stampa e per la vendita, rimanendo ognuno proprietario delle proprie cose.
Nel 1566 Antonio Salamanca e Antonio Lafrèry pubblicarono “Historia de la compocicion del cuerpo humano” di Joan de Valverde, con tavole incise da Beatricetto, e nel 1560 il Planisfero doppio cuoriforme, opere che in alcune copie presenta il nome del Salamanca sostituito da Lafréry.
Del 1555 è una pianta di Roma “ Urbis Romae Descriptio” incisa da Jacob Bos, e pubblicata nelle stesso anno anche da Lafréry. La sua opera maggiore è costituita dalle numerose incisioni che aveva preparato per lo Speculum romanae magnificentiae, pubblicato da Lafrery nel 1575.
Salamanca morì verso la metà del 1562 e, secondo accordi stabiliti precedentemente, alla società subentrò il figlio Francesco, ma per ragioni ancora poco chiare essa venne sciolta dopo solo un anno e tutto il materiale fu venduto a Lafréry.
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