Pianta delle Paludi Pontine
Riferimento: | CO-561 |
Autore | Giambattista GHIGI |
Anno: | 1778 |
Zona: | Paludi Pontine |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 610 x 500 mm |
Riferimento: | CO-561 |
Autore | Giambattista GHIGI |
Anno: | 1778 |
Zona: | Paludi Pontine |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 610 x 500 mm |
Descrizione
Importante documento sulle Paludi Pontine, inciso da Giovan Battista Ghigi nel 1778 sulla base del rilievo dell’ingegnere idraulico Gaetano Rappini, incaricato da papa Pio VI della bonifica della regione.
In alto, vicino al margine sinistro, priva di riquadro, l'iscrizione commentata della "Descrizione del Nuovo Alveo per la Linea Pia"; nell'angolo superiore sinistro, il riquadro con la legenda "Avvertimento", per la rappresentazione, attraverso tre tipi di tratteggio, dei tre stati di palude (la "Palude permanente", la "Palude inondante a ogni pioggia' e la "Palude inondante in massime piogge”). Circa a metà del margine sinistro, l'elegante cartiglio, con stemma pontificio, dedicato al "Beatissimo Padre [...] Cola presente Carta io mi sono accinto a trasmettere alla Posterità un'Idea del savissimo Piano di questa grand'Opera seguito dal commento alla carta in relazione alla bonifica, con firma dell'autore Giambattista Ghisi: "Di Vostra Santità / Umilissimo, Devotissimo, ed Obbligatissimo Servo / Giambattista Ghigi / Roma 14 Feb 1778", Nella parte inferiore della carta, un'ampia fascia con INDICE numerato dei luoghi, a cui segue il "PIANO DELL'IMPRESA". Nel settore centrale, la "Scala di Tre Miglia Romane, che sono canne 2000". Margini non graduati., rosa dei venti schematica in alto a sinistra.
“Questa carta, ripresa da quella del Sani per l'impianto generale e da quella del Rappini per il complessivo sistema idrografico e la delineazione del Circondario pontino, rappresenta lo stato reale delle paludi pontine poco prima dell'intervento di bonifica voluto da Pio VI, con l'indicazione delle aree invase in modo permanente dalla palude, le aree inondate nel corso di ogni pioggia e le aree inondate occasionalmente in caso di forti piogge, secondo i "tre stati di palude' codificati graficamente nell'apposita legenda attraverso diverse tipologie di tratteggi. Pio VI commissionò una delle più colossali opere di bonifica delle Paludi Pontine, impostando con rigore il progetto basandosi sulle esperienze dei precedenti tentativi di bonifica ed individuando le cause di insuccesso. La carta del Ghigi illustra le bonifiche autorizzate da papa Pio VI (1755-1799); i lavori furono iniziati nell'autunno del 1777 con lo scavo di un nuovo canale navigabile che, in onore del Pontefice, venne chiamato Linea Pio, il quale attraversa la pianura longitudinalmente e sfocia in mare nei pressi di Terracina. Il lungo rettifilo che si distingue in senso longitudinale è il tratto del decennovio della via Appia. Le sottili linee perpendicolari, invece, rappresentano i fossi tracciati in corrispondenza delle pietre miliari della via Appia, per lo scolo dei terreni dalle piogge” (cfr. M. G. Cocco in “Strade, canali, confini e rotte. I simboli lineari nella cartografia antica” a cura Associazione Roberto Almagià Collezionisti Italiani di Cartografia Antica, p. 40, tav. 13).
Sotto il nome di “Paludi Pontine” e con quello odierno di Agro Pontino si intende il territorio compreso fra i Monti Lepini e gli Ausoni, il Mar Tirreno e il promontorio del Circeo. Un territorio che si estende fin verso Roma, senza un confine fisico ben definito che distingua l’Agro Pontino dall’Agro Romano, anche per le caratteristiche geologiche e fisiche del suolo; comunque come limite, puramente convenzionale, tra l’Agro Romano e l’Agro Pontino si può considerare il corso inferiore e medio del Fiume Astura e una linea immaginaria che, partendo dai piedi della collina su cui sorge Cori, all’altezza di circa 120 m sul livello del mare, e mantenendosi su questa quota, si spinge fino ai piedi dell’altura su cui è posta Lanuvio.
Si può affermare che, stando a quanto pervenuto sino a noi, la conoscenza della regione pontina era molto imprecisa allorché Sisto V pose mano ai grandi lavori idraulici diretti da Ascanio Fenizi (1585÷1590).
Due carte successive rendono con efficacia lo stato della palude prima della bonifica di Pio VI, quella del Ghigi del 1778 e quella del Salvati del 1795; in ambedue risultano interessanti le rappresentazioni delle zone invase permanentemente da acque palustri, quelle normalmente inondate all’epoca delle piogge e quelle invase soltanto occasionalmente.
Gaetano Rappini (Bologna, 1734 – 1796) è stato un ingegnere italiano. Rappini era considerato il miglior ingegnere idraulico di Bologna (tra i lavori che gli avevano procurato fama vi era la canalizzazione di Comacchio) quando nel 1775 il nuovo papa, Pio VI, lo chiamò a Roma per studiare un progetto di bonifica delle Paludi Pontine. L'area era malsana a causa della malaria ed era destinata esclusivamente all'allevamento dei bufali allo stato brado e alla pesca. Rappini progettò di risolvere parte del problema, attraverso lo scavo di un grosso collettore, chiamato Linea Pia, parallelo alla via Appia e destinato a convogliare a mare, presso Terracina, l'apporto di numerosi canali ad esso collegati, dando così sfogo alle acque paludose. In un dettagliato rapporto, datato 25 giugno 1777 e conservato nell'Archivio di Stato di Latina, Gaetano Rappini illustrò al pontefice il suo progetto. Egli quantificò il problema delle paludi: queste occupavano un'area di 180.000 miglia quadrate. Inoltre, spiegò il perché delle acque stagnanti e come si fossero potuti prosciugare i terreni. Il progetto venne approvato. Il documento è composto da 42 pagine, con allegata una mappa generale dell’Agro, con sezioni dei terreni e con una seconda mappa, disegnata da Giambattista Ghigi. La Relazione, e Voto dell’ingegnere Gaetano Rappini sopra il disecamento delle Paludi Pontine. Alla Santità di N.S. Papa Pio VI, manoscritto dell’ingegnere Rappini, datato 25 giugno 1777, è conservato negli Archivio di Stato di Latina. Rappini fu nominato direttore dei lavori. Il 5 aprile 1780 papa Pio VI giunse in visita a Terracina, per rendersi conto del progredire dei lavori. L'opera di canalizzazione, che impiegò fino a 3.500 operai, ridusse la zona paludosa: furono strappati alle acque 29.000 ettari; parte delle paludi mutò così in terra coltivabile. Alla fine dei lavori fu effettuata la spartizione dei poderi. L'ingegner Rappini ottenne quasi 2.000 ettari. Il costo complessivo per la Camera Apostolica fu di un milione e mezzo di scudi.
Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Mappa molto rara.
Bibliografia
A.P. Frutaz, Le carte del Lazio, 3 voll., Istituto di Studi Romani, Roma, 1972; V. Grossi, Il Territorio di Carta. La Trasformazione della struttura storica territoriale di Terracina e dell'area pontina attraverso la cartografia storica, Terracina (LT), Comune di Terracina (ed. fuori commercio), 1997, p. 52; M. G. Cocco in “Strade, canali, confini e rotte. I simboli lineari nella cartografia antica” a cura Associazione Roberto Almagià Collezionisti Italiani di Cartografia Antica, p. 40, tav. 13.
Il nome di Giambattista Ghisi è legato soprattutto alla realizzazione, nel 1779, di una carta della Sicilia. Con questa mappa, Ghisi rivoluzionò il rilievo cartografico della Sicilia dal punto di vista scientifico e grafico. La carta riportava, in dodici distinti comparti, notizie su flora, fauna, mineralogia, ittiologia e altro.
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Il nome di Giambattista Ghisi è legato soprattutto alla realizzazione, nel 1779, di una carta della Sicilia. Con questa mappa, Ghisi rivoluzionò il rilievo cartografico della Sicilia dal punto di vista scientifico e grafico. La carta riportava, in dodici distinti comparti, notizie su flora, fauna, mineralogia, ittiologia e altro.
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