Il vero ritratto di Nettuno al presente occupato dagl'imperiali
Riferimento: | S39448 |
Autore | Antonio LAFRERI |
Anno: | 1557 ca. |
Zona: | Nettuno |
Misure: | 360 x 280 mm |
Riferimento: | S39448 |
Autore | Antonio LAFRERI |
Anno: | 1557 ca. |
Zona: | Nettuno |
Misure: | 360 x 280 mm |
Descrizione
In alto al centro, in un riquadro, il titolo: IL VERO RITRATTO DI NETTUNO al presente occupato da gl’inperiali. In basso al centro la data 1557. Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei venti: TRAMONTANA, MEZZO DI, LEVANTE, PONENTE, il nord è in basso.
Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Esemplare nel quarto stato di cinque, con l’indirizzo di Hendrick van Schoel.
Carta anonima e priva di indicazioni editoriali – nelle sue prime stesure - datata 1557. La mappa, sebbene incentrata sulla città di Nettuno, rappresentata molto ingrandita e fuori scala, descrive la parte meridionale del Lazio fino al Monte Circeo e alle Paludi Pontine. L’opera fu realizzata in occasione della cosiddetta Guerra del Sale (1556-57), quando le armate del viceré di Napoli, il duca d’Alba, invasero la parte meridionale dello Stato Pontificio. Destombes attribuisce la lastra alla tipografia di Antonio Lafreri; l’opera è elencata nel catalogo dell’editore (n. 81, come “Nettuno”). Tuttavia, è altresì possibile che si tratti di una lastra prodotta da Antonio Salamanca che confluì nel catalogo dopo la fusione delle due tipografie. Della carta è conosciuta una prova di stampa, con la sola città di Nettuno delineata, conservata nella biblioteca di Dillingen. Il secondo stato della lastra è quello terminato che si trova in diverse raccolte fattizie cinquecentesche; infine, l’opera fu ristampata nel 1602 da Giovanni Orlandi e successivamente da Hendrick van Schoel dopo il 1614.
Molto rara.
Bibliografia
Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, 2018, pp. 2260-2261, tav. 1160, IV/V; Alberti (2010): n. 86; Brandhuber-Juffinger (2011); n. 98; Borroni Salvadori (1980): n. 219; Christie’s (1998): n. 1050; Destombes (1970): nn. 82-82a; Edwards (1933): n. 69; Kinauer (1970): 68; Ganado (1994): III, n. 192 & p. 213, n. 64; Hatfield House (1992): n. 84; Nordenskiöld (1981): n. 71; Phillips (1914): n. 70; Ruge (1904-16): IV, 90.94; Shirley (2004): III, n. 43; Alberti (2009): p. 128, n. A.78; Marigliani (2005): p. 90; Marigliani (2016): n. XI.11; Pagani (2017): p. 47, C02 e p. 52; Pognon (1968): p. 15; Tooley (1939): nn. 417-418.
Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)
Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.
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Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)
Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.
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