Erasmo da Rotterdam
Riferimento: | S42512 |
Autore | Albrecht DURER |
Anno: | 1526 |
Misure: | 194 x 248 mm |
Riferimento: | S42512 |
Autore | Albrecht DURER |
Anno: | 1526 |
Misure: | 194 x 248 mm |
Descrizione
Bulino, nella cornice a sinistra, iscrizione in latino: IMAGO . ERASMI . ROTERODA/ MI . AB . ALBERTO . DVRERO . AD/ VIVAM . EFFIGIEM . DELINIATA, seguita da una iscrizione in greco THN KPEITTΩ TA ΣΥΓΓΡΑΜ/ΜΑΤΑ ΔΕΙΞΕΙ (Le sue opere presentano un'immagine dell'uomo migliore di questo ritratto), infine la data MDXXXVI e, più in basso, il monogramma.
Esemplare nella quarta variante di nove descritta da Meder (d/i).
Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, irregolarmente rifilata alla linea marginale, in ottimo stato di conservazione.
Ritratto dell'umanista Desiderius Erasmus (1467- 1536), meglio noto come Erasmo da Rotterdam. Erasmo è in piedi davanti ad un tavolo su cui si trova uno scrittoio; sta scrivendo una lettera. Sul tavolo c'è una lettera piegata e un vaso contenente mughetti e altri fiori. In primo piano c'è un libro aperto, forse gli Adagia di Erasmo, e sulla destra diversi libri chiusi.
Dürer incontrò Erasmo da Rotterdam in almeno due occasioni durante la sua visita nei Paesi Bassi 1520/21, e ne disegnò le sembianze. Erasmo, dopo aver ricevuto il ritratto di Pirckheimer realizzato da Dürer nel 1524, nel gennaio del 1525 chiese che l’artista facesse altrettanto per lui. Dürer realizzò questa incisione su insistenza dell'amico di Erasmo, Willibald Pirckheimer (1470-1530), senza aver rivisto Erasmo e senza un disegno recente a sua disposizione.
Panofsky (1967), pp. 310-311: “In effetti Dürer esitò ad affidarsi alla memoria e ai propri disegni quando decise, nel 1526, di incidere un ritratto di Erasmo. Fece ricorse a un dipinto di Massys (noto attraverso una copia nel Palazzo Corsini a Roma) che mostra l'umanista nella quiete del suo studio. Da questa composizione Dürer riprese: l'idea generale di ritrarre Erasmo a mezzo busto che scrive pensieroso al suo scrittoio; la disposizione asimmetrica che, nel caso del ritratto di Massys, era giustificata dal fatto che apparteneva a un dittico l'altra metà del quale rappresentava Petrus Aegidius; e l'enfasi di elementi di genere che non sono del tutto in linea con l'austera monumentalità della gigantesca lapide (qui posta sullo sfondo a sinistra). Dürer ha fatto del suo meglio per "caratterizzare" Erasmo con l'armamentario dell'erudizione e del gusto, con un grazioso mazzo di viole e di mughetti che testimoniano il suo amore per la bellezza e, al stesso tempo, servono come simboli di modestia e purezza verginale. Ma con tutti i suoi sforzi, Dürer eseguì solo un ottimo ritratto di un umanista colto e timorato di Dio; non riuscì a cogliere quella elusiva fusione di grazia, serenità, spirito ironico, compiacenza e forza formidabile che era Erasmo da Rotterdam. Così curiosamente impersonale è l'incisione di Dürer - la cui iscrizione greca “i suoi scritti mostreranno un'immagine migliore" è più vera di quello che voleva essere - che Carlo Maratta poteva trasformarla, circa un secolo e mezzo dopo, in un ritratto ideale di Correggio limitandosi semplicemente a cambiare il volto e alcuni attributi. Erasmo, tipicamente temperando la franchezza con l'urbanità, rivelò il suo disappunto invocando circostanze attenuanti per l'artista: " Non c'è da meravigliarsi"- scrive a Pirckheimer- "che il ritratto non sia una somiglianza impressionante. Non sono più la persona che ero cinque anni fa".
Al verso, antica annotazione manoscritta di possesso di J. Meunier (Lugt, 1810): Jules Meunier, Lyon 1823.
Bellissimo esemplare di questa iconica opera.
Bibliografia
Bartsch, 107; TIB 1001.107; Strauss, The Intaglio Prints…, n. 105, pp. 290-292; Meder 105; Panofsky (1955), pp. 369-370.
Bibliografia
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Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)
Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.
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Bibliografia
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Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)
Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.
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