I sette candelabri
Riferimento: | S46563 |
Autore | Albrecht DURER |
Anno: | 1498 ca. |
Misure: | 280 x 390 mm |
Riferimento: | S46563 |
Autore | Albrecht DURER |
Anno: | 1498 ca. |
Misure: | 280 x 390 mm |
Descrizione
La visione di San Giovanni dei sette candelabri; al centro Dio siede su un arcobaleno in cielo, tenendo nella mano destra sette stelle, una spada esce dalla sua bocca, nell'angolo in basso a sinistra San Giovanni inginocchiato.
Una delle 15 tavole che compongono l'edizione latina del 1511 dell’Apocalisse di Durer, con testo latino a stampa sul verso.
Xilografia, 1496-98 circa, firmata in basso al centro con il monogramma di Durer.
Apocalisse 1: (12) Mi voltai per vedere la voce che parlava con me e, voltatomi, vidi sette candelabri d'oro. (13) E in mezzo a loro c'era un uomo simile a un figlio d'uomo, vestito di una veste voluminosa e cinto di una cintura d'oro. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come la lana candida; i suoi occhi erano come una fiamma di fuoco. (15) I suoi piedi erano come bronzo cotto nella fornace, la sua voce come il fragore di molte acque. (16) Nella sua mano destra teneva sette stelle e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli e affilata. Il suo volto era radioso come il sole nella sua massima potenza. (17) Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto.
A detta di praticamente tutti gli studiosi questo foglio è ritenuto uno degli ultimi o addirittura l'ultimo in ordine di esecuzione della serie dell’Apocalisse. Il bordo di nuvole gonfie lo contraddistingue come una visione. Come nell'illustrazione della "Bibbia" di Heinrich Quentell (1478), il Signore è seduto su un arcobaleno e poggia i piedi su un altro; nella mano destra tiene le sette stelle, cioè i sette pianeti conosciuti all'epoca di Dürer. Se a prima vista la composizione sembra essere stata ripresa dalla xilografia di Quentell, un esame più attento rivela cambiamenti significativi che fanno di questo foglio il punto più alto della serie; ordinato e diretto nel suo impatto visivo, è quasi una categoria a sé stante. Riorganizzando i candelabri, Dürer ha raggiunto un grado di tridimensionalità diverso da quello dell'illustrazione di Quentell. Poiché San Giovanni è collocato dietro il candelabro in primo piano, sembra essere stato trascinato nella visione, diventando parte integrante di essa. Ancora una volta Dürer ha prestato molta attenzione al testo: il Signore è stato dotato di occhi fiammeggianti e di una cintura, anche se intorno alla vita e non al petto come dice il testo. Lo splendore del volto del Signore è accentuato da un nimbo di raggi e il pomo della spada sembra un sigillo appena spostato dalle labbra. Il paesaggio sullo sfondo, praticamente obbligatorio nei primi fogli, è stato omesso. Sotto tutti gli aspetti Dürer ha concentrato la sua attenzione sull'essenziale.
I candelabri hanno una certa somiglianza con quelli dell'incisione di Schongauer "La morte della Vergine" (B.33); la testa di San Giovanni è simile a quella del Figliol Prodigo nell'incisione di Dürer (B.43) del 1496 circa. Per facilitare il lavoro dell’intagliatore, il tratteggio è stato ridotto al minimo, e il tratteggio parallelo si rivela molto efficace anche nelle intricate e magnifiche pieghe dei panneggi.
I passi scritturali che seguono questo spiegano che i sette candelabri indicano le sette chiese levantine di Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Laodicea e Filadelfia. È ormai opinione diffusa che l'Apocalisse non sia stata scritta dall'autore dei Vangeli, ma da un altro Giovanni di cui la tradizione parla come vissuto a Efeso verso la fine del primo e l'inizio del secondo secolo.
Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con sottili margini oltre la linea marginale, restauro lungo il margine sinistro, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
Meder 1932 / Dürer Katalog (165); Bartsch / Le Peintre graveur (VII.127.62); Dodgson 1903, 1911 / Catalogue of Early German and Flemish Woodcuts in the BM, 2 vols (I.260.2); Schoch 2001-04 / Albrecht Dürer, das druckgraphische Werk (II.113); Panofsky 304; Strauss, p. 201. n. 55.
Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)
Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.
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Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)
Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.
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