Sansone uccide il leone

Riferimento: S47332
Autore Albrecht DURER
Anno: 1496 ca.
Misure: 217 x 295 mm
Non Disponibile

Riferimento: S47332
Autore Albrecht DURER
Anno: 1496 ca.
Misure: 217 x 295 mm
Non Disponibile

Descrizione

Xilografia, 1496 circa, monogrammata in basso al centro.

La scena che vede rappresentati Sansone e il leone, si svolge in un paesaggio descritto accuratamente. Due città fortificate, un boschetto sulla sinistra, alberi, arbusti e profili di montagne sullo sfondo che si riversano nel mare solcato da diverse imbarcazioni. Nonostante questi particolari l’attenzione dello spettatore si concentra sulla scena in primo piano ricca di pathos e tensione raccontata nel Libro dei Giudici. Per la raffigurazione del soggetto l’artista ha guardato alle opere del Maestro ES (circa 1420 – circa 1468) e di Israhel van Meckenem (1440 ca. – Bocholt 1503). Sansone giudice biblico dalla forza disumana donata da Dio è a cavallo del leone e cerca di forzare la bocca della bestia; l’eroe avvolto nel suo abito panneggiato e svolazzante afferra con tutta la sua forza l’animale dalla folta criniera quasi tangibile.

A partire da questa stampa Dürer ravviva il primo piano con un’ampia vegetazione. Il trattamento del cielo è simile a quello dell’Ercole che conquista i Gemelli Molionidi. Dürer conosceva probabilmente l’incisione del Maestro E.S. di questo soggetto, ma fu influenzato ancora più fortemente da quella di Israel van Meckenem, risalente al 1485 circa. In entrambi i fogli Sansone è a cavallo del leone e cerca di forzare la bocca della bestia. Lo stesso motivo ricorre nella Bibbia di Lubecca del 1494. Sebbene la rappresentazione di Dürer rappresenti un notevole progresso rispetto a quelle precedenti, la posizione di Sansone rimane poco convincente. Mentre sta spingendo con il suo piede destro contro il collo del leone, la sua gamba sinistra è floscia invece di spingere indietro contro il terreno. Questa xilografia è stata spesso vista come la compagna di Ercole che conquista i Gemelli Molionidi. Infatti, i primi commentatori a volte hanno confuso Sansone, l’eroe biblico, per Ercole, la sua controparte classica. La qualità realistica del leone è stata collegata al fatto che Dürer aveva conosciuto i leoni a Venezia, anche se forse erano semplicemente quelli scolpiti nella pietra di San Marco (cfr. la miniatura di Dürer, “Leone in riposo” ad Amburgo [SD.149417]). Il blocco di legno di Sansone che uccide il leone è conservato al Metropolitan Museum of Art di New York.

È stata avanzata l’ipotesi (Lucco 1996, p. 21) che per la testa di Sansone l’autore si sia riferito a quella del Cristo portacroce disegnato da Leonardo. La matrice in legno è conservata al Metropolitan Museum of Art a New York.

Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “Corona con triangolo” (Meder 24, Briquet 4773 riscontrata su stampe datate tra il 1499 e il 1504), rifilata all’interno della linea marginale con perdita di parte incisa, restauri perfettamente eseguiti, per il resto in buono stato di conservazione.

Bibliografia

Bartsch, 2; TIB 1001.202; Strauss, The Woodcuts, n. 33, p. 132; Meder 107; Panofsky, 222; Dodgson I.271.8; TIB 2 (116), Commentary 1001.202

Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)

Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.

Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)

Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.