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San Girolamo nello studio
Riferimento: | S48400 |
Autore | Albrecht DURER |
Anno: | 1514 |
Misure: | 150 x 248 mm |
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Riferimento: | S48400 |
Autore | Albrecht DURER |
Anno: | 1514 |
Misure: | 150 x 248 mm |
Descrizione
San Girolamo seduto che scrive a uno scrittoio illuminato dal sole, con un leone e un cane in primo piano.
Bulino, 1514, monogrammato e datato in lastra in basso a destra.
Superba prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva che, sebbene sia priva di filigrana è comunque stabile alla prima metà del XVI secolo, minimi restauri perfettamente eseguiti nel lato sinistro, lungo la colonna, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Esemplare con caratteristiche che corrispondono a quelle dalla seconda alla quarta variante (di sei) descritte da Meder [b-d/f]. Il graffio nel soffitto, che Meder descrive nella quarta variante dell’incisione, comprare in realtà anche su prove della seconda variante.
Seconda in ordine di tempo dei tre grandi capolavori del maestro [Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo, 1513 - San Gerolamo nello studio, 1514 - Melencolia I, 1514] noti come i Meisterstiche (capolavori al bulino), il San Gerolamo è probabilmente, delle tre incisioni, la più perfetta da un punto di vista formale. La costruzione della cella è di un rigore matematico assoluto, lo spazio e la luce realizzano un perfetto equilibrio tra staticità e dinamicità e tutti gli effetti pittorici sono ottenuti con mezzi rigorosamente grafici; il massimo dell'effetto è ottenuto con un minimo di sforzo e di complicazione.
I Meisterstiche esprimono la concezione filosofica che Dürer aveva dell'arte, della cultura e della religione. Dürer, uomo colto del suo tempo, realizza il Cavaliere come rappresentante della "vita activa" e il San Gerolamo espressione della "vita contemplativa", entrambi tesi, anche se per vie opposte, ad una vita al servizio di Dio, e infine incide la Melencolia I, espressione di una vita raziocinante che forse si potrebbe definire in concorrenza con Dio. Il pensiero di Dürer però non si ferma qui: è evidente che all'interno della trilogia due sono le stampe che si completano esprimendo valori morali e materiali antitetici: il San Gerolamo e la Melencolia.
Le due composizioni sono in un contrasto troppo evidente per essere casuale: San Gerolamo nel suo intimo, ordinato, luminoso e accogliente studio è serenamente assorbito nella sua traduzione della Bibbia, circondato dai suoi animali ben nutriti; nella Melencolia il personaggio (forse Dürer stesso), scomodamente rannicchiato su una pietra, nel disordine, nella penombra, nel freddo, è in uno stato di inazione, angosciata dai dubbi, in compagnia di un putto imbronciato e di un bracco denutrito. A ulteriore conferma, è documentato che Dürer vendeva i due fogli sempre insieme e che i collezionisti ne discutevano tenendoli fianco a fianco, e mai un foglio del Cavaliere ha cambiato proprietario con gli altri quasi che Dürer vedesse nella "vita activa" al servizio di Dio del Cavaliere errante (Erasmo da Rotterdam) un realizzarsi, almeno in parte, del raziocinio passivo della Melencolia.
Esemplare appartenuto alla collezione di Pierre Mariette. Firma di possesso al verso "P. Mariette 1693" (cfr. Lugt 1788).
https://www.marquesdecollections.fr/FtDetail/85f416c4-d32b-c44c-98a6-66c401df323d
Bibliografia
Meder 1932 / Dürer Katalog n. 59, b-d/f; Bartsch / Le Peintre graveur VII.76.60; Schoch 2001-04 / Albrecht Dürer, das druckgraphische Werk. 3 vols I Intaglio, II Woodcuts, III Book illustrations I.65; Strauss pp. 212-214, n. 77.
Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)
Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.
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Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)
Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.
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