Urbis Rome, totius olim orbis dominitricis, situs: cum adhuit extantibus, sacrosancte…
Riferimento: | S38540 |
Autore | Antonio LAFRERI |
Anno: | 1560 |
Zona: | Roma |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 545 x 395 mm |
Riferimento: | S38540 |
Autore | Antonio LAFRERI |
Anno: | 1560 |
Zona: | Roma |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 545 x 395 mm |
Descrizione
- ESEMPLARE NEL PRIMO STATO DI QUATTRO -
Rarissima pianta prospettica anonima, priva di data ed indicazioni editoriale. Si tratta di una replica della pianta di Pirro Ligorio, edita da Michele Tramezzino nel 1552. La tavola è inserita in alcuni esemplari dello Speculum Romanae Magnificentiae di Antonio Lafreri, al quale, pertanto, viene attribuita. La datazione che suggeriamo è assolutamente approssimativa, in assenza di elementi che permettano di definirla con certezza. Se prendiamo come terminus post quem l’opera di Ligorio (1552), possiamo altresì considerarla anteriore al 1573, presunto anno della pubblicazione del catalogo della tipografia Lafreri dove l’opera può identificarsi con una delle diverse piante della città descritte (“Roma”, “Roma moderna” o “Altra descritttione di Roma moderna”).
Il grande interesse storico-editoriale di questa pianta non è intrinseco all’opera stessa, una semplice copia del lavoro di Ligorio, ma è rappresentato dalle tirature successive di questa lastra. La seconda stesura della pianta, databile alla metà del XVII secolo, è completamente emendata ed arricchita dalla toponomastica
in francese. Viene inserita anche una lunga descrizione della città, sempre in francese. È noto che, alla morte di Antonio Lafreri (1577), i due terzi delle lastre furono divisi tra i nipoti Stefano e Claudio Duchetti. Il restante terzo venne suddiviso tra più editori. Questa lastra, quindi, può essere finita a Parigi, dove venne ristampata circa un secolo dopo. Questa edizione viene descritta da Hülsen (1915), che laannovera tra le “Copie e ristampe”, come: “incisa nel sec. XVII. Ne vidi una copia presso il sig. Lang nel 1914” (la libreria antiquaria Lang di Roma). Un altro esemplare, che tuttavia potrebbe essere lo stesso citato da Hülsen, è descritto nella biblioteca della British School of Rome, appartenuto alla celebre collezione di Thomas Ashby (1874-1931), direttore dell’Accademia dal 1906 al 1925. Hülsen, inoltre, cataloga lo stato finale dell’opera, con l’indirizzo dell’editore francese Francois Jollain.
In alto a sinistra si legge: Urbis Rome totius olim orbis domitricis, situs: cum adhuc extantibus, sacrosancte vetustatis monumentis PIRRHO LIGORIO NEAP. INVENTOR. Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei punti cardinali: SEPTENTRIO, MERIDIES, ORIENS, OCCIDENS, il nord è a sinistra. Nella tavola sono presenti alcune indicazioni toponomastiche.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, piccoli restauri perfettamente eseguiti visibili al verso, leggere abrasioni al recto, nel complesso in buono stato di conservazione.
Bibliografia:
Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2376-2377, tav. 1223, I/IV; Destombes (1970): n. 100; Frutaz (1962): n. XVI e tav. 25; Hülsen (1915): II, p. 42, n. 11 e p. 43, nn. 13-14; Karrow (1993): n. 51/1.1; Marigliani (2007): n. 36; Marigliani (2016): n. XI.5.
Bibliografia
Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2376-2377, tav. 1223, I/IV.
|
Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)
Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.
|
Bibliografia
Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2376-2377, tav. 1223, I/IV.
|
Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)
Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.
|